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Discussione: psychodrama

  1. #1
    gianvito.it L'avatar di rubyn
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    psychodrama

    Un giorno avrai bisogno di stabilità

    Ero afflitto principalmente da un problema: non sapevo cosa fare della mia vita.
    I più si lamentano di non riuscire a raggiungere una meta, il mio problema è stato sempre definirne una, e nel mentre gli altri affannavano a dirigersi verso le loro destinazioni piangendosi addosso quando non vi riuscivano, io correvo qua e la, avanti e dietro, per il gusto di muovermi, e di tanto in tanto mi rotolavo sull’asfalto come se stessi andando a fuoco.
    Trascorreva la fine di luglio e l’inizio dell’estate nella mia camera universitaria, ancora una volta ridotto a speculare sugli ultimi granelli della clessidra accademica durante i quali tentavo invano di riscattare il risultato di sporadici studi.
    Come sempre, ma forse quell’anno un po’ di più, non sapevo cosa avrei voluto fare da grande.
    Capivo allo stesso tempo di esserlo, ormai. Capisci di essere grande quando realizzi che certe cose che hai addosso te le porterai dietro per sempre, come le cicatrici che hanno smesso di rimarginarsi, quando ormai è troppo tardi per crescere o per guarire, e certi massi ti pesano perchè vorresti lasciarli per strada, sbarazzartene, nasconderli, come tutte le cose stupide che hai fatto e di cui un po’ te ne vergogni, anche se ti fanno sorridere e sono ormai parte di te. E non puoi farci niente.
    Il caldo sembrava sopportabile se paragonato a quello dell’anno passato. Sarà che avevo appena vissuto un mese in un deserto cementificato dove l’aria condizionata era tanto frequente quanto indispensabile da farti desiderare un clima naturale, piacevole o spiacevole che sia.
    Ormai da mesi il tempo volava, i piccoli obbiettivi di vita si stavano riducendo a blande speranze di emozioni unite a successi personali conditi di denaro, successi perlopiù degradati dalla non stima reciproca caratterizzante il mio rapporto avverso al mondo.
    Il mio cammino era scandito da improvvisi rallentamenti durante i quali adoravo ipnotizzarmi, mi fermavo di colpo a guardare gli altri, come quando rallenti e gli altri corrono più di te. Dal finestrino li osservavo proseguire velocemente mentre pensavo che io no, purtroppo, io non ho fretta. Restare in corsia tanto per. Una parvenza di senso alla propria strada.

    - Come va?

    Certe domande, e certe risposte, pensavo, non hanno ragione di essere.

    - Ho saputo, complimenti, sarai contento.
    - Si, abbastanza.
    - Ma non ti rendi conto di quanto sei fortunato?
    - Onestamente, no. Non mi sento affatto fortunato.
    - Sei fatto così, ti scivola sempre tutto addosso.
    - Non so se sia colpa mia, o di ciò che mi scivola addosso, sta di fatto che non vorrei essere impermeabile.

    Due frasi gelide e abbandonavo così l’ennesimo tentativo di espugnare la mia psiche, convinto dell’inutilità di invadere il vuoto.
    Il vuoto ti divora, non puoi prenderne possesso, non puoi capirlo, non puoi dominarlo.
    E’ vuoto.
    Finiva di sorseggiare il suo tè freddo, mentre io spostavo gli oggetti sulla mia scrivania senza una precisa cognizione, con l’intendo di far intendere la mia necessità di rimanere solo, come se dovessi studiare.
    Era una di quelle classiche situazioni in cui capisci di non essere il soprammobile ideale, e la tua presenza stona con l’arredamento.
    Non puoi restare dove sei.
    Da sottofondo alla situazione, un silenzio quasi religioso ritmava il suo cammino verso la porta, durante il quale lei si è girata due volte gettando i suoi occhi nei miei, come per dirmi “Parlami, dimmi cosa c’è” e io affrontavo i suoi sguardi con infantile disinvoltura, quella tipica dei bambini quando negano di aver fatto o detto qualcosa di cui non vogliono più fare o dire.
    “Non c’è niente”, rispondevano il mio sguardo, accompagnato da un sorriso mirato a dare l’impressione disinvolta.
    Chiudevo la porta, qualche secondo prima di sentire i suoi tacchi scendere i gradini delle scale.
    Al terzo gradino si è fermata, come se volesse tornare indietro.
    Appoggiato a una parete di distanza ascoltavo con attenzione il suo cammino, poi ripreso e concluso via da lì.

    “Non puoi continuare così”, continuava a martellare quella frase nella mia testa, “Un giorno avrai bisogno di una tua stabilità.”
    E ben venga quel giorno. Almeno saprò di cosa avrò bisogno.
    Ultima modifica di rubyn; 20-07-2010 alle 09:42
    Moderatore Debate Square

    [B][I]"Scherzi a parte, ma che problemi ha?
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  2. #2
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Molto bello e intenso, complimenti.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da dark lady Visualizza Messaggio
    Molto bello e intenso, complimenti.
    grazie
    Moderatore Debate Square

    [B][I]"Scherzi a parte, ma che problemi ha?
    qualcuno lo conoscer

  4. #4
    gianvito.it L'avatar di rubyn
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    Incendi

    Lo champagne, la gente che applaudiva: non dimenticherò mai la prima volta che ho fatto l’amore.
    Eravamo nudi, abbracciati, accanto ad un bosco che stava andando a fuoco.
    Si chiamava Teresa, quelle rare volte che si chiamava da sola: soffriva di schizofrenia, probabilmente l’aveva ereditata dal suo papà.
    Aveva avuto un’infanzia difficile caratterizzata da un burrascoso rapporto con i genitori: “Ucciderò tuo padre”, continuava a ripeterle suo padre.
    Sua madre, quando trovava il coraggio, provava a prendere le difese del marito: “Cosa ti sei fatto di così terribile da volerti uccidere? Lasciati stare!” gli urlava con un tono misto fra disperazione e rabbia.
    E Teresa, confusa, si chiamava in aiuto: “Teresa!? Teresa! Teresa?”.
    Ma non si rispondeva.

    La notai in una notte di pioggia, sull’autostrada.
    Lavorava per l’ANAS, faceva il cartello stradale dei lavori in corso insieme ad un triangolo, una pala, e una montagnella di terra.
    Il suo sogno nel cassetto era diventare un semaforo, ma la carriera le fu stroncata a causa di un ingiusto licenziamento: si avvalse del diritto allo sciopero il giorno di Ferragosto, rendendosi così responsabile del tamponamento a catena di centoquattordici automobili e un monopattino.
    Tutto sommato le andò bene, visto che il triangolo fu condannato per omicidio plurimo ai lavori forzati in un libro di geometria.

    Era una ragazza timida e dolce, ma dimostrava una grande forza interiore quando doveva combattere contro la stitichezza.
    Lo champagne, la gente che applaudiva: non dimenticherò mai quella volta che andò di corpo.
    Teresa parlava poco, e anche io ero introverso, così al nostro primo appuntamento stemmo in silenzio, tutta la sera, e fu fantastico guardarci negli occhi senza sentire il bisogno di dire qualcosa per sentirci a nostro agio.
    Non aprimmo bocca per ore, così cominciai a pensare che anche lei portasse un apparecchio ortodontico.
    Facevamo lunghe passeggiate nei boschi, e nei nostri occhi c’era il fuoco, tanto fuoco, incendi: condividevamo una sadica passione per la piromania.
    Sentivo che era diversa da tutte le altre perchè mi capiva al volo, non c’era bisogno che le spiegassi niente, sembrava mi leggesse nel pensiero.
    Per il nostro primo anniversario andammo ad appiccare incendi in Cina: l’undici settembre, si sa, è una data famosa in tutto il mondo perchè è la festa dei pompieri della Repubblica Popolare Cinese.
    Approfittammo dell’occasione per dare fuoco a uno Zoo; fu una bella esperienza, nonostante il panda che, allarmato dall’incendio che stava devastando il suo corpo, terminò la propria fuga su un folto gruppo di turisti.
    Le persone presero fuoco a loro volta, così la gente impazzì e, in preda al dolore, correva a destra e a manca mentre bruciava; fortunatamente fu tempestivo l’intervento delle forze dell’ordine, e la folla fu repressa ben presto nel sangue.
    Lo champagne, la gente ustionata sopravvissuta che applaudiva: non dimenticherò mai quando hanno ammazzato il Panda.
    Gli anni volarono, i boschi bruciarono, e qualcosa cambiò.
    Non ci bastavamo più.
    Se prima era importante stare insieme, e non importava dove e come, adesso cercavamo altro.
    Con Teresa cominciammo a litigare senza motivo, per cretinate, per non annoiarci, per verificarci.
    Sentivo che si stava allontanando lentamente da me, la ignorai per una settimana, mi ero scordato della sua esistenza: fu così che la mia tartaruga scappò di casa.
    E neanche Teresa si faceva più sentire, ero rimasto solo, senza nessuno.
    Scappavano via da me come se avessi dato loro fuoco.
    Reagii male e cercai la soluzione nell’alcool.
    La situazione degenerò quando mi presentai ubriaco alle nozze d’argento dei suoi genitori: mentre il padre di Teresa litigava con se stesso, e la moglie tentava di dividerlo, io rotolai giù dalle scale a chiocciola rubando la scena allo schizofrenico.
    Mi vergognai tantissimo, così promisi a me stesso che mai più sarei andato alle nozze d’argento di qualcuno.
    Litigammo, gridammo, non mi feci sentire per una settimana, finchè una sera Teresa si presentò a casa mia dicendo di volermi lasciare.

    Io: “Non può finire tutto così, se quello che c’è stato fra noi era vero. Allora mi hai preso in giro? Non mi amavi?”
    Teresa: “Io ti amavo, ma tu sei cambiato e il sentimento che c’era fra noi ormai non è più lo stesso.”
    Io: “Posso cambiare ancora, allora, tornerò come prima, diventerò quello che vuoi, dammi solo un’altra possibilità, un pò di tempo…”
    Teresa: “Tu non devi cambiare. Mi sono innamorata di te per quello che eri. Non voglio un burattino che faccia quello che voglio.”

    Impetuosamente le bloccai le mani e la baciai, per sentire se ancora bruciava, ma le sue labbra avevano il sapore della brace.
    Facemmo l’amore, furono i trentasette secondi più belli della mia vita.
    Poi continuammo a discutere, io urlavo e piangevo, lei invece era impassibile, non versò una lacrima, aveva gli occhi chiusi, russava.
    Ma sentivo che dentro stava gridando dal dolore.
    I nostri incendi ormai erano spenti, rimase solo il ricordo del fuoco e la terra bruciata.
    Moderatore Debate Square

    [B][I]"Scherzi a parte, ma che problemi ha?
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