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Curioso
Altra cosa. I ré navarresi non parlarono mai di “restaurazione” del regno visigoto, meno ancora di “reconquista”. E avevano rapporti familiari con gli Omeyas cordovesi, alleati loro contro i capi musulmani di Saragozza, che non riconoscevano del tutto l'autorità di Cordova. Infatti, Almanzor non attaccò mai Navarra, né i navarresi accudirono gli altri ré cristiani. Per certo, che i matrimoni fra nobiltà cristiana e musulmana non furono una singolarità dei navarresi.
Molto significativo è che Sancio III di Navarra, il cui reame segnò la ricomposizione dei regni cristiani dopo gli attacchi di Almanzor, e che unificò Navarra, Castiglia e Aragona, oltre a sconfiggere i cordovesi e leonesi, non avesse disputato di essere il continuatore del regno visigoto ai ré leonesi. L'idea neogotica era propria dei leonesi e dopo dei castigliani, e avrebbe avuto un rilancio quando i secondi avessero occupato Toledo, la vecchia capitale visigota, nel XI secolo.
E gli aragonesi e catalani, unificati nello stesso secolo? La loro espansione mirava al Nord dei Pirinei, mescolandosi nelle lotte in Francia fra cattolici e valdesi fino alla sconfitta di Muret. Dopo, si sarebbe orientata al Mediterraneo, implicandosi nelle lotte in Italia e in Grecia.
È certo che, nel 1492, Isabel e Fernando si sarebbero presentati come restauratori del regno visigoto; per questo il titolo di “ré cattolici”, un titolo che il Papa Alessandro VI (un Borgia, valenciano) gli avrebbe dato per equipararli a quello di “ré cristianissimo” dei ré di Francia. Quella restaurazione, per certo, avrebbe alimentato un millenarismo che si sarebbe visto non solo in certe imprese americane, bensì nelle Comunità. Ma la stessa “restaurazione” si sarebbe proclamata nel 1580, all'incorporare Felipe II il Regno di Portogallo alla sua monarchia.
Quando si cominciò a parlare della “Reconquista? Con il romanticismo, e la ricerca delle indentità nazionali associate alle lingue. L'idea della Reconquista non si promosse soltanto dagli autori romantici che scrivevano in castigliano, ma anche da coloro che lo facevano in galiziano e catalano nelle rispettive “rinascite culturali”.
La conclusione di tutto ciò è che si deve reimpostare tutta la nostra Storia, ma tutta. Criticare pure quelle storie di lotte fra ré, che occultano movimenti sociali molto più profondi, e che creano miti per la legittimazione politica che sono validi ancor oggi.