Non ti seguo.
Abbi pazienza, io ho solo detto che occorre un medico per capire con precisione da cosa la depressione deriva e come curarla e sollevavo ovvi dubbi sul fatto che una persona, a parte rendersi conto di stare male, fosse in grado totalmente di potersi curare da sola e capire esattamente le cause della depressione. Non mi pare di aver detto nulla di strano.
[QUOTE=crepuscolo;1229037]Come risposta mi sembra un po' generica. Perch
Senza farla troppo lunga su un'inezia io suggerirei che appena qualcuno si sente addosso i sintomi della depressione, (svogliatezza e menefreghismo nel fare le cose,...tanto è tutto inutile...., lunghi periodi di tristezza e smarrimento, incomprensione, inutilità, ecc) cominci ad ispezionarsi servendosi di tecniche introspettive, cominci ad esercitare la sua volontà, eserciti la concentrazione, si appassioni alle cose che fa e consideri la sua situazione come transitoria e non definitiva. Questo è l'appoggio personale suggerito da me.
Per queste piccole cose che sono facilmente raggiungibili da chiunque lo voglia non credo valga la pena di fare code dai medici e pagare fior di quattrini, qualcuno potrebbe suggerire..." c'è quello dell'Asl", ma io "non so l'effetto che fa", come diceva una canzone di Enzo Jannacci.
E' ovvio che chi non ha voglia di impegnarsi da solo, non ce la fa, od altro, il mio consiglio non serve.
Ultima modifica di crepuscolo; 21-08-2010 alle 18:58
[QUOTE=crepuscolo;1229092]Senza farla troppo lunga su un'inezia io suggerirei che appena qualcuno si sente addosso i sintomi della depressione, (svogliatezza e menefreghismo nel fare le cose,...tanto
[QUOTE=Vega;1229110]
Ecco appunto, da te, che non sei un medico n
Appunto, io mi riferivo al tuo consiglio ai malati, non a te.
Scusa, avevo frainteso.
Comunque devo dire che di depressi, schizzoidi, paranoici, complessati, superbi, mania di grandezza, mania di piccolezza, mania del medio,pezzenti, tirchi e tant'altri ne ho conosciuti svariati intorno a me.
Ma ce sempre un periodo di formazione in cui il futuro malato ancora malato non è.
In effetti condivido abbastanza il peso che i valori esterni, della società, hanno sul formarsi della malattia, come ha detto Sousuke.
Traumi fisici o psicologici mettono in moto tipi di ragionamenti alterati che influiscono sulla normale composizione chimica (carenza od eccesso dei necessari minerali) e biologica ( interruzione od alterazione nel flusso dei canali sinaptici.
In poche parole tutti abbiamo latente la depressione, ma il difficile adattamento psicologico e fisico all'ambiente circostante ( ormai mondiale) favorisce l'insorgere della malattia o ne determina poi una variegata gamma di gravità.
Ultima modifica di crepuscolo; 22-08-2010 alle 14:58
[QUOTE=Il gatto;1229194]Un po difficile considerarlo dato oggettivo quando tutti sono parte attiva di quella societ
Nella genericità degli eventi reali "questo è" generalmente, dal momento che, come principio teorico generale, per usi teorici e discorsivi, insorgono delle cause, presunte, a cui seguono degli effetti possibili e sospetti, che producono segnali sintomatologici deboli e ambigui, a cui eventualmente seguono effetti conclamati in vario modo valutabili secondo i contesti.Ma ce sempre un periodo di formazione in cui il futuro malato ancora malato non è.
Ovvero si genera una situazione alquanto incerta, pur potendo essere certissima nella singola valutazione, cosa che però incide ben poco nell'insieme.
A fronte di tale scenario al contorno è cosa piuttosto assodata che la reazione auspicata, molto variegata, visti i malati conclamati dichiarati, non avviene per tempo, o comunque non è attuata con efficacia.
Interventi esterni d'ufficio, i trattamenti sanitari obbligatori, non sono ammessi per n motivazioni tutte da salvaguardare sulla base di altre questioni valutate prioritarie.
La cura della "società malata" comporta i problemi di diagnosi e decisione noti che sfociano nella profonda conflittualità conosciuta che alla base impedisce ogni azione incisiva.
Da cui il problema generale resta.
Comportamenti che si trovano, magari rivisti e corretti, in ogni gruppo vasto di ogni latitudine e di ogni epoca, al che, quella che che può essere percepita come malattia, può essere anche percepita come conflittualità e sollecitazione fisiologica della società a cui ciascuno da la sua risposta ottimale contribuendo a generare nella maggiorparte dei casi un comportamento sociale prevalente che a quel punto mal si presta ad essere considerato malattia, magari dagli stessi che lo percepiscono come cura di altre malattie.Sono certo che non devo elencarti tutti i fatti e i comportamenti abbastanza diffusi
Non per niente la decisione su cosa fosse la malattia e la diversità fisiologica per il semplice individuo è stato secolare tema di contesa neache completamente risolto.
Portare avanti lo stesso lavoro per l'intero "corpo sociale" è cosa ancora più ardua, salvo poi restare "impiccati" a fronte della cura, perchè operare contro i virus che sono alieni e tacciono le ragioni proprie è un conto, operare contro forze sociali che sono identificate quali vettori patologici è un problema ben diverso e molto ambiguo.
Ultima modifica di Il gatto; 22-08-2010 alle 11:09