il punto � che noi siamo educati ad una cultura crocianamente cristiana ed euro(americo)centrica che ci fa identificare come il dominus incontrastato del pianeta, mentre sono in atto importanti dinamiche che finiranno con l'imporci unconfronto non necessariamente ispirato da istanze di equit� internazionale, ma di semplice dominio, e siamo concettualmente impreparati a pensare alle relazioni internazionali ed economiche in questi termini che potrebbero assumere un profilo radicale, man mano che le risorse diventano pi� rare e preziose;
tornando in topic, per gli americani a stelle e striscie la questione delle armi - e aggiungo io, quella della pena di morte - � un crinale culturale davvero pronunciato, un valore di default dell'immaginario collettivo, verosimilmente legato a doppio filo all'idea profonda dello stato come male necessario e della iper-sussidiarizzazione fino al privato domestico di tutte le funzioni che allo stato attribuiamo noi europei;
uno dei miei fornitori storici, B.M., era lo psichiatra di Boulder CO che intervenne a Columbine; persino lui, persona mitissima e colta, aveva difficolt� a seguire i miei ragionamenti contro la pena capitale, e solo durante un'accesa discussione a cavallo di alcune casse di dischi, ammise che forse la circolazione delle armi da fuoco e la pena di morte erano scelte quantomeno discutibili nella prospettiva di rendere la societ� americana pi� sicurae meno violenta;
oltretutto, mi � capitato di notare che dopo alcuni anni, diversi amici italiani emigrati negli USA, quelli meno ideologizzati in modo strutturato, cominciavano a simpatizzare con il costume locale della "frontiera" e dell'"occhio per occhio...", magari con sofisticate giustificazioni da antropologia culturale...