Mi auguro che nessuno di voi conosca, dal vissuto, questa parola, ne per se ne per i propri familiari o amici, ma oggi � pi� che mai presente nella vita quotidiana di molte, troppe persone.

Oltre un anno fa, questa, si � affacciata nella mia vita attraverso mia moglie, e non ci ha ancora lasciati perch�, in pratica, pu� essere meno presente, pi� diradata, ma una volta entrata rimane fino alla fine di chi accompagna.
Nella mia zona, vuoi per la terra dei fuochi, vuoi per le fabbriche che utilizzavano amianto (Eternit), vuoi per alto tasso d'inquinamento, la maggioranza dei certificati di morte recano "CA" come causa (sta per carcinoma).
E' presente, fin dagli anni 30', un eccellente IRCCS, ovvero ospedale specializzato per questo tipo di patologie, ce ne sono circa 46 in tutta Italia.

Gi�, patologie perch� 'cancro' il termine comunemente utilizzato, s'insinua subdolamente nelle nostre vite, con nomi assai diversi, ma tutti con il medesimo esito e cosi ci sono le varianti : melanoma, sarcoma, leucemia, mieloma, carcinoma, teratoma etc.

Effettivamente per molti di questi, negli ultimi decenni la medicina ha trovato delle terapie efficacissime che ne hanno attenuato l'immediata mortalit� ed in alcuni casi � riuscita ad ottenere la diagnosi R.P., che sta per "Rimessa Parziale" che ti consente di vivere una vita 'quasi' normale, sempre sottoposto a controlli periodici, insomma la 'sopravvivenza'.

Ma cosa accade psichicamente alle persone cui vengono diagnosticate alcune di queste patologie? Negli IRCCS ci sono, in pi� luoghi, i punti di accoglienza dove volantari del servizio civile (in genere studenti di medicina) forniscono consigli, pubblicazioni specifiche, supporto ed indirizzi terapeutici. Non ho mai conosciuto una condannato a morte dalla giustizia se non in alcuni films, in genere statunitensi, ma m'incontro, pi� volte la settimana, nelle sale d'aspetto per la chemioterapia, con molti di coloro che la praticano soltanto con la speranza di ritardare l'esito finale.
Quasi tutte queste persone, anche se lottano ancora, sono rassegnate, conoscendo in anticipo, con molta approssimazione, quanto resta ancora loro da vivere e ci� fa valutare diversamente la vita stessa rispetto a come era da essi vissuta prima della diagnosi ultima.
Molti diventano rinunciatari, ed in questo modo si peggiora lo stato generale e quindi anche le conseguenze della potologia stessa, altri la prendono filosoficamente pur avendo perduto la gioia di vivere che avevano in precedenza, ed altri ancora, per loro fortuna, con la voglia di vivere e quindi di assaporare, mordere la vita, anche modificando le loro precedenti abitudini.

Ecco, Daniela (mia moglie) � in quest'ultimo gruppo ed oggi, che rispetto ad un anno fa sta assai meglio secondo gli esami clinici, ma ha pur sempre grosse limitazioni anche derivanti dalla chemioterapia, � una persona assai diversa, non nell'aspetto, alla mia compagna di qualche anno addietro.