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Discussione: Ma � cos� cattiva, poi, la morte?

  1. #1351
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Fosse come dici, dio in veste di padre, non ce la fa da solo a capire chi sbaglia e chi no nell'istante del presente?
    Il fatto di mandare un altro ad indagare, fa sì che tu riduca dio ad un poveretto che non si raccapezza di cosa ha fatto e cosa sta succedendo.
    Ma poi ti dovrebbe bastare il fatto che è dio che dà certi precetti e quindi come farebbe a non valutare la nostra condotta?
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  2. #1352
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    perché il Giudice dovrebbe preoccuparsi più di tanto quando sa che è reale solo il presente; il futuro è tutto da creare. Perché tu, umano, come qualsiasi altro, vuoi limitare la futura creazione o nuova?
    Lo ammetti pure tu che l'onniscenza è un'invenzione.....io aggiungerei malefica
    non ti accorgi che così stai limitando ciò che Dio conoscerebbe al solo presente ? un dio ignaro delle future azioni umane ? su quale base negheresti la prescienza divina ?

    Il giudizio, pertanto, è sempre presente, non è mai futuro.
    questa è una concezione immanentista, che nega proprio il dio trascendente della tua tradizione; so caxxi, perché ti tocca ricominciare tutto...

    posto che comunque l'assegnazione definitiva di premi e castighi deve per forza avvenire in un momento futuro, quello della morte, prima della quale niente sarebbe detto; partita finisce quando arbitro fischia diceva Boskov

    se organizzi un pensiero religioso - già precario per definizione - in base ad idee estemporanee, l'effetto-farsa è assicurato; è questo che vuoi ?
    c'� del lardo in Garfagnana

  3. #1353
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    non ti accorgi che così stai limitando ciò che Dio conoscerebbe al solo presente ?
    Secondo te un Dio che vivrebbe ed agirebbe con onnipotenza eterna che gliene fregherebbe, scusa il gergo, di conoscere il suo futuro, è conoscerlo che, casomai, sarebbe una limitazione, è come se fosse dipendente di stesso.
    Lo vuoi capire che solo nel presente puoi agire: e questa è scienza allo stato elementare. Il passato ed il futuro sono nel presente reale, e non immaginato, solo proiezioni mentali. Il futuro esiste quando il presente si svela.

  4. #1354
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    Secondo te un Dio che vivrebbe ed agirebbe con onnipotenza eterna che gliene fregherebbe, scusa il gergo, di conoscere il suo futuro, è conoscerlo che, casomai, sarebbe una limitazione, è come se fosse dipendente di stesso.
    crep, sii serio: quel dio non è un compare del bar dello sport, ma un essere a cui attribuisci la creazione e alcune prerogative; già l'impianto testamentario è precario di suo; se poi ci metti bizzarre sovranità limitate, magari per rendere congruente altro, l'effetto è ridicolo;

    Lo vuoi capire che solo nel presente puoi agire: e questa è scienza allo stato elementare. Il passato ed il futuro sono nel presente reale, e non immaginato, solo proiezioni mentali. Il futuro esiste quando il presente si svela.
    io lo capisco, ma qui non stai parlando di te e me, ma di Dio; ancora non sei arrivato a dire che è un uomo asceso a natuira divina e che si è trasferito su un pianeta vicino, ma sei sulla buona strada;

    se ti avventuri in considerazioni teologiche, forse ti conviene restare entro uno dei seminati disponibili, perché se fai da te l'effetto è l'annegamento nel risibile di qualsiasi idea religiosa, già problematica di suo; è questo che vuoi ?
    guarda che non è per caso che secoli di teologia e filosofia hanno elaborato certe linee; ma è perché senza di quelle, crolla qualsiasi ragionamento si voglia costruire.
    c'� del lardo in Garfagnana

  5. #1355
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    crep, sii serio: quel dio non è un compare del bar dello sport, ma un essere a cui attribuisci la creazione e alcune prerogative; già l'impianto testamentario è precario di suo;
    E' precario se gli diamo una storia, ma se lo consideriamo come sensazioni vissute nel presente ecco che si ha la sensazione di Dio, né più né meno di come finge la nostra mente che dà un tempo ai nostri pensieri. Se vuoi sei libero si pensare ciò che vuoi, ma prima di farlo chiediti quanti meccanismi mentali e neuroni interessati ci occorrerebbero, e, se lo sapessi consciamente credo rinunceresti.

  6. #1356
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    io lo capisco, ma qui non stai parlando di te e me, ma di Dio;
    Dio è essere; poi, se c'è il tempo, può anche essere che Dio divenga ( quando ha bisogno di tempo ) e, nel divenire il Dio che è diventa Dio che era perché la nuova forma di Dio è cambiata rispetto ad un ipotetico passato, pur restando se stessa perché Dio e essere=presente=sussistente . Questo che sembrerebbe un astruso ragionamento rende però meglio l'idea dell'essenza indefinibile ed imperscrutabile di Dio, noi che siamo soggetti a continue trasformazioni per non dire trasformismo.

  7. #1357
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    ; ancora non sei arrivato a dire che è un uomo asceso a natuira divina e che si è trasferito su un pianeta vicino, ma sei sulla buona strada;
    Gli extraterrestri non mi interessano, puoi pure stare tranquillo che quello non lo dirò mai. Tra l'altro il mistero si infittirebbe perché invece di uno ci sarebbero due Cristi da far combaciare.

  8. #1358
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    guarda che non è per caso che secoli di teologia e filosofia hanno elaborato certe linee; ma è perché senza di quelle, crolla qualsiasi ragionamento si voglia costruire.
    Lo immaginavo che la tua mentalità non accetterebbe un rigo fuori delle righe, come se la teologia e filosofia fossero un trenino che viaggia con i suoi vagoni, guai a sbandare ne va di tutto il treno. A questo punto sai cosa ti dico: e chi se ne frega del treno di teologi e filosofi, non sono mica il macchinista.

  9. #1359
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    guarda che non è per caso che secoli di teologia e filosofia hanno elaborato certe linee; ma è perché senza di quelle, crolla qualsiasi ragionamento si voglia costruire.
    Considerando che siamo costretti a stare dove siamo io credo che una bella ricominciatina non ci starebbe per niente male.

    Buonanotte e sogni d'oro

  10. #1360
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    E' precario se gli diamo una storia, ma se lo consideriamo come sensazioni vissute nel presente ecco che si ha la sensazione di Dio, né più né meno di come finge la nostra mente che dà un tempo ai nostri pensieri. Se vuoi sei libero si pensare ciò che vuoi, ma prima di farlo chiediti quanti meccanismi mentali e neuroni interessati ci occorrerebbero, e, se lo sapessi consciamente credo rinunceresti.
    è precario come religione, non come propensione personale; se ti accontenti di quella, nessuna obiezione;
    ma quando citi Cristi e vangeli siamo in un terreno delicato, che si presta poco alla fantasia;

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    Lo immaginavo che la tua mentalità non accetterebbe un rigo fuori delle righe, come se la teologia e filosofia fossero un trenino che viaggia con i suoi vagoni, guai a sbandare ne va di tutto il treno. A questo punto sai cosa ti dico: e chi se ne frega del treno di teologi e filosofi, non sono mica il macchinista.
    vabbè, ma fai la figura di uno che si improvvisa orologiaio e cerca di ri-assemblare meccanismi di precisione senza sapere come si fa; poi gli avanzano i pezzi, e li butta, dicendo che va bene uguale...
    cioè, a te può stare anche bene, ma trascini tutto il cucuzzaro religioso, delicato di suo, nell'impressione di essere una farsa; che è un po' un peccato, perché sarebbe comunque una cosa seria, come fatto culturale, a prescindere dall'eventualità che ci si creda o meno.
    c'� del lardo in Garfagnana

  11. #1361
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    è precario come religione, non come propensione personale;

    Ci ho pensato e sono arrivato alla conclusione che la religione è paragonabile agli sforzi che impieghiamo nell'imparare a scuola, ma poi c'è l'università dove ognuno va in cerca la specializzazione che preferisce, alla fine, a coronazione, c'è la tesi di laurea dove si esplica professionalmente quello che si è imparato cominciando a dare la propria impronta, tutta personale. La cultura ed i riti religiosi servono finché il bimbo in nascita sta attaccato al cordone della madre, ma poi c'è una vita da vivere che è quella personale. Che importa ormai, dopo che hai imparato, la religione? L'importante per me è pensare ed agire in piena coscienza ed in sincronia con ciò che Gesù richiede da noi, non per lui ma per noi stessi.

  12. #1362
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    vabbè, ma fai la figura di uno che si improvvisa orologiaio e cerca di ri-assemblare meccanismi di precisione senza sapere come si fa; poi gli avanzano i pezzi, e li butta, dicendo che va bene uguale...
    Tutti possiamo essere orologiai, basta saper smontare con criterio....ma soprattutto non devi tremare.

  13. #1363
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    .
    cioè, a te può stare anche bene, ma trascini tutto il cucuzzaro religioso
    Stai tranquillo che quel treno che ho usato per identificare chi segue ciò che sta davanti con un occhio all'indietro continuerà di sicuro sui sui due binari; io semplicemente sono sceso perché sono arrivato.

  14. #1364
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    Ci ho pensato e sono arrivato alla conclusione che la religione è paragonabile agli sforzi che impieghiamo nell'imparare a scuola, ma poi c'è l'università dove ognuno va in cerca la specializzazione che preferisce, alla fine, a coronazione, c'è la tesi di laurea dove si esplica professionalmente quello che si è imparato cominciando a dare la propria impronta, tutta personale. La cultura ed i riti religiosi servono finché il bimbo in nascita sta attaccato al cordone della madre, ma poi c'è una vita da vivere che è quella personale. Che importa ormai, dopo che hai imparato, la religione? L'importante per me è pensare ed agire in piena coscienza ed in sincronia con ciò che Gesù richiede da noi, non per lui ma per noi stessi.
    religio indica qualcosa che vincola più persone, le unisce, in una professione comune, che significa convenzionale, uguale per tutti, almeno entro un ragionevole quadro; e una sostanza normativa di questo comune denominatore: si deve agire in un certo modo, e non in un altro;

    se ognuno si coltiva il suo personal Jesus, e la sua personale teologia, come fai tu, non c'è religione, perché arriva un altro a contendertelo, asserendo che quello dice l'opposto e credendosi nel giusto pure lui;
    in concreto, diventa un pollaio, già più di quanto lo sia per la circostanza che ci siano religioni diverse, che almeno non si contendono lo stesso bacino di fedeli;
    il risultato che appare ad uno che legga, è che questo Gesù deve essere una cosa poco seria, se ognuno lo tira per la giacchetta ed è in grado di fargli dire tutto e il suo contrario; non so se riesci a porti nella prospettiva...

    quindi, dipende dal tuo obiettivo; se tu vuoi pubblicamente declamare la tua fede, perché l'eco di questa ti conforta, va benissimo; ma se tu immagini che qualcuno leggendoti tragga indicazioni di valore, l'interazione tra la tua esposizione e la realtà religiosa produce un effetto contrario;
    detto questo, sono solo affari tuoi...
    c'� del lardo in Garfagnana

  15. #1365
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    Fosse come dici, dio in veste di padre, non ce la fa da solo a capire chi sbaglia e chi no nell'istante del presente?
    Il fatto di mandare un altro ad indagare, fa sì che tu riduca dio ad un poveretto che non si raccapezza di cosa ha fatto e cosa sta succedendo.
    Ma poi ti dovrebbe bastare il fatto che è dio che dà certi precetti e quindi come farebbe a non valutare la nostra condotta?
    Gesù non è esistito per indagare ma per testimoniare.
    I precetti, come tu li chiami, sono umani perché Dio guarda al cuore, cioè ai buoni e cattivi sentimenti, non all'osservanza o meno di tali precetti.

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