non capisco;
per me, l'etica pubblica si esprime nella legge; e quella ha un fondamento, nel senso che rappresenta effettivamente un sentire comune; l'etica religiosa è soggettiva, irrilevante - nel senso che non mi deve interessare questionarla, come i gusti della pizza;
nel momento in cui il tifo per Maccarone lo vuole in nazionale - cioè che si vuole che un valore religioso sia assunto da tutti come valore - mi si deve spiegare razionalmente la ragione per cui sarebbe preferibile, e tradurmelo in norma; cioè, dirmi cosa posso o non posso fare, e perché; un tempo, la cosa riguardava il divorzio, tanto per fare un esempio.
c'� del lardo in Garfagnana
Ma perche', se ti sottometti a certe regole, dopo morto , avrai risultati che altrimenti non avresti avuto.
E nessuno e' tornato per affermare il contrario, cosa che prova senza dubbio l'affermazione
Non uno l'ha contraddetta
Alla fine e' questione di ottica, zoom, o grandangolo.
Metti lo zoom e vedi che se prendi uno schiaffo e porgi la guancia ne pigli due.
Includi il dopo morto e vedi beatitudini.
Quindi tutto sta ad includere, o escludere il dopo morto dove nessuno si e' lamentato.
Auxe vede i vivi, cono vedi i morti, a voi l'ardua sentenza, se scegliere le prerogative dei vivi, o quelle dei morti....dichiarati vivi.
no, perché io ho gli obblighi anche verso la mia morale, che è una religione come la tua, ma senza premi ultraterreni; non è meno obbligo, anche se per te è inconcepibile senza un babau che ti premia o punisce;
il punto è che se uno mi viene a parlare di una morale diversa dalla mia, quantomeno dovrebbe dirmi cosa dovrei fare o non fare secondo lui, e perché; di solito, quando avviene - di rado, perché svicolano tutti - ci rifletto, e poi concludo che è meglio la mia
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Perché il credente non ha un io morale a cui rispondere? il vero Dio non dovrebbe essere in antitesi con la mia morale.
Il premio ultraterreno è un di più, tant'è che nessuno sa com'è.
Secondo me, te l'ho già detto, tu puoi fare ciò che vuoi, anch'io faccio ciò che voglio. Per quanto riguarda i comportamenti religiosi non hai che da scegliere. Il premio casomai si potesse percepire non sarebbe certo il possesso di qualche cosa ma sarebbe un "esserci" ( regno dei cieli descritto abbondantemente da Gesù, seppur in parabole), un esserci come "stato" che comincia subito.
Ultima modifica di crepuscolo; 16-01-2018 alle 22:28
dovrebbero coincidere, se credi; che senso avrebbe avere una morale religiosa ed un'altra morale, distinta;
beh, parrebbe di no, visto che lo consideri dispensato dal Giudice;Il premio ultraterreno è un di più, tant'è che nessuno sa com'è.
puoi dire che qualcosa del genere sia un di più, irrilevante o secondario nella scena ? fai attenzione, che questa disinvoltura le implicazioni sono difficili da gestire
provi sempre ad infilare questo falso per cui il credente avrebbe un vincolo in più o più forte, mentre logicamente non è così; l'unica differenza è che tu chiami "Dio" quella che io chiamo la mia morale, e pensi che verrai premiato o punito in cambio dell'obbedienza;Secondo me, te l'ho già detto, tu puoi fare ciò che vuoi, anch'io faccio ciò che voglio.
io, invece, penso che dopo la morte non ci sia nulla e credo che se disobbedirò alla mia coscienza, farò del male a qualcuno, starò male per questo, e quella sarà la mia punizione, in vita; e al contrario, starò bene e sereno se farò del bene;
in pura teoria, dovrebbe essere più affidabile la virtù di un non credente rispetto a quella del credente che immagini di essere controllato e giudicato da un essere onnipotente ed onnisciente; solo un idiota disobbedirebbe;
ma non credo che questo sia vero nella realtà, dove è tutto più sfumato; ma affermare il contrario, sarebbe una sciocchezza in termini logici;
questo fa parte di ciò che legittimamente uno può credere; non metto bocca.Per quanto riguarda i comportamenti religiosi non hai che da scegliere. Il premio casomai si potesse percepire non sarebbe certo il possesso di qualche cosa ma e un "esserci" ( regno dei cieli descritto abbondantemente da Gesù, seppur in parabole), un esserci che comincia subito.
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Se dio non dovrebbe essere in contrasto con la morale di chi crede, hai sotto gli occhi tanti dei diversi, a volte chiamati con lo stesso nome, a volte divinità con nomi e prerogative differenti. Uno, nessuno e centomila. Ognuno si aggiusta il dio a pro suo.
Ormai discorso detto infinite volte
Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple
Se ammetti l'essere di Dio devi per forza essere disposto a mettere in dubbio continuamente la tua morale personale perché potrebbe essere sbagliata; tu, in precedenza, hai fatto l'esempio dei kamikaze, ebbene prendi ad esempio quelli giapponesi della I guerra mondiale, si sono sacrificati per la patria e l'imperatore, ma la patria ha perduto la guerra e l'imperatore ha apertamente dichiarato che non era un Dio. Ai fini dell'evoluzione nell'umanità, mi spieghi tu a che è servito il loro suicidio?
Quindi rettifico il mio discorso precedente nella parte finale: non è sempre detto che la mia morale coincida con la morale di Dio. Può coincidere e non
Ultima modifica di crepuscolo; 17-01-2018 alle 08:57
questione mal posta, perché rimuovi il nodo essenziale:
l'esistenza di un dio sotto forma di religione può coniugarsi solo in due modi:
a) la prevalenza di un'autorità/precetto-legge (es.: non si può divorziare, non si può bere alcol...);
b) il primato della coscienza a fronte di un indirizzo morale interpretabile (il sabato per l'uomo...);
se, primo caso, credi in un dio che esprime una legge vincolante e tassonomica, cioè chiara e inderogabile, puoi solo obbedire per non essere in contrasto con la morale divina, quindi il problema non si pone; ove c'è divergenza, c'è peccato;
se, al contrario, ritieni interpretabile il precetto secondo coscienza e non riconosci autorità cui sia dovuta obbedienza nell'interpretazione, il denominatore dirimente diventa la coscienza, cioè l'elaborazione personale del senso morale, e la questione non si pone nemmeno in questo caso;
esempio sbagliato, perché in questo caso è l'autorità ritenuta divina ad essersi pronunciata in prima persona - peraltro, sotto costrizione, circostanza poco divina - col risultato di sciogliere dal vincolo;tu, in precedenza, hai fatto l'esempio dei kamikaze, ebbene prendi ad esempio quelli giapponesi della I guerra mondiale, si sono sacrificati per la patria e l'imperatore, ma la patria ha perduto la guerra e l'imperatore ha apertamente dichiarato che non era un Dio. Ai fini dell'evoluzione nell'umanità, mi spieghi tu a che è servito il loro suicidio?
quando tu hai un dio putativo, ti si pone il problema per cui nessuno può davvero rivendicare la natura di portavoce e interprete autentico;
se ciò avviene, è per schizofrenia o ipocrisia; delle due l'una:Quindi rettifico il mio discorso precedente nella parte finale: non è sempre detto che la mia morale coincida con la morale di Dio. Può coincidere e non
o tu riconosci come divino e vincolante un precetto, che sia religioso o civile; o tu ritieni sindacabile il precetto e lo interpreti; ti arriva una cartella delle tasse da mille euro e ne paghi solo 100, oppure fai l'elemosina invece di dare tutto ai poveri;
si torna al solito punto dirimente, del riconoscere una Legge oppure no, e del riconoscere la possibilità di formalizzarla, oppure no;
se ammetti che un precetto sia effettivamente divino e ci credi, ti devi adeguare, ed emendare nel caso di aver deviato; se, dentro di te, ti riservi la facoltà di deviare ancora, vuol dire che stai disconoscendo la divinità di quel precetto ed eventualmente di chi se ne fa interprete.
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