Non conosco la formula di rito utilizzata in special modo negli USA con la quale un giudice, in toga nera, condanna alla pena di morte un imputato, ma il dono più bello che ci viene fatto, dalle nostre madri, è la vità, ma, mentre possiamo prevedere con ottima approssimazione la data di arrivo, ignoriamo, tutti, quella di partenza e sappiamo benissimo che tutti, un certo giorno, partiremo.

Ecco, il condannato alla pena di morte, che non a caso viene chiamata la pena capitale, conosce, con approssimazione, la data cruenta della sua dipartita e vive tragicamente quel periodo, dalla condanna all'esecuzione della stessa, con la speranza che intervenga qualcuno, qualcosa, che possa procrastinare, revocare, annullare quella tragica sentenza e riuscire a rubare più spazio alla vita.

Il condannato a morte ha commesso reati, delitti, e viene ripagato in questo modo, ma un innocente, di qualsiasi età, con un'esistenza irreprensibile, un giorno, un bruttissimo giorno può sentire da un altro giudice, con altri studi, in camice bianco, una formula di condanna a morte. Condanna troppo spesso contornata da torture mediche per la speranza di ritardare o revocare la scadenza prevista. Ecco che in questo secondo tipo di condanna, non è solo l'interessato a soffrire ed a stare in ansia continua, ma anche i suoi cari che lo circondano e che l'aiutano a cercare di rubare più tempo, più vita.

Tutto quanto sopra ci circonda da sempre, ma da qualche tempo dei dementi, indottrinati alla supremazia del loro dio, sono stati convinti che facendosi esplodere e morire insieme ad altri, molti altri, di qualsiasi età, sesso, religione, possano ottenere nel regno dove andrebbero dopo questo gesto, un'esistenza soave, facendo si che ognuno di noi si senta insicuro per se e per i propri cari e debba rubare, giorno per giorno, la propria vita.

Non tutti i mussulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono mussulmani.