cari amici, poiché come è noto la notte porta consiglio, stanotte appena passata, mi interrogavo sulla possibilità di restringere legislativamente all' inverosimile la possibilità per un abitante del nostro Beneamato Paese, di acquistare a pieno titolo la cittadinanza italiana.
ho avuto tanto per essere chiaro, quello che gli alcolisti chiamano "il momento di lucidità". mi è venuto cioè alla mente, attraverso una riflessione non estemporanea, che il criterio per attribuire la cittadinanza potrebbe essere quello secondo cui un soggetto è cittadino se appartiene, a livello di formazione culturale, al novero dei laureati, a livello di formazione spirituale al novero dei cattolici (quelli veri cioè battezzati, comunicati, cresimati e magari anche ordinati), oppure al novero dei militari dei più alti gradi, e così via. ovviamente per fare ciò si dovrebbe tornare un po' alle vecchie tradizionali maniere delle istituzioni (mi domando: fasciste?). mi spiego meglio: ciò che vorrei per risolvere il problema di quale criterio debba soggiacere all' attribuzione della cittadinanza, è in sostanza che, come si usava dire un tempo, c'è un cittadino attorno a cui ruotano le attività economiche di una serie di persone legate al cittadino da un vincolo che potrebbe essere "di sangue", "di interessi", di "affetto" ecc., secondo scelte motivate da quelli che sono i valori e le priorità di ciascuno.
sarebbe credo, un pochino come legalizzare le mafie. voi come la pensate?