Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
più che ottusa, il pericolo è che governi nel proprio interesse corporativo; in tutti gli ordinamenti democratici ci sono norme volte ad impedire questo esito, incompatibilità; persino il comandante generale dei CC viene pescato dalle altre armi, e non è un carabiniere;

c'è un parlamento che lo vota, ma è una situazione patologica, non desiderabile in termini di funzionamento democratico; il governo "tecnico" è il risultato dell'incapacità della politica di esprimere alternative condivise da una maggioranza, scelte, tipo aumentare le tasse agli abbienti e offrire più servizi a chi ha meno, o viceversa;


beh, così istituisci un principio di classe, che discrimina ed esclude chi non abbia avuto accesso ad un'istruzione superiore, a prescindere dalle sensibilità e dai contenuti che la persona esprime;
certo, ma tu stai contestando dei contenuti espressi da quelle figure; l'assunto che ti contesto è che quei contenuti siano di necessità il prodotto di una scarsa preparazione, oltre alla consolidata dottrina della democrazia; tu ti fai rappresentare quando voti, poi non puoi pretendere di prevalere se resti in minoranza;


vedi, il fatto che tu non lo capisca, rappresenta in modo paradossale il contenuto di questo 3d;

non lo capisci proprio perché ti manca la preparazione tecnica in materia, e pertanto, secondo la tua logica, dovresti essere esclusa dalla decisione;

nel nostro ordinamento, coi suoi poteri e contrappesi peculiari, la contiguità del decisore politico con gli ambienti che sono oggetto delle sue decisioni può verosimilmente inficiare l'efficacia di queste ultime; ricorderai il caso di uno che era PdC possedendo metà del sistema televisivo e che ha cambiato leggi penali che si applicavano a processi in cui era imputato;

se, poniamo, si volesse riformare la Giustizia per renderla più rapida, un ministro avvocato sarebbe certamente "competente", ma si porterebbe inevitabilmente dietro le sue relazioni professionali e potrebbe ostacolare la riforma, se questa comportasse una riduzione del lavoro e del potere per la sua corporazione, ma un vantaggio per la collettività; e così via per magistrati - pensa alla questione della separazione delle carriere - banchieri, militari, commercialisti, notai, medici, farmacisti e quant'altro... visto che non si resta ministri a vita e poi si torna a frequentare quell'ambiente;

il ministro deve esattamente rappresentare te, che non hai competenze specialistiche, nel tuo diritto di chiedere un indirizzo politico; la competenza tecnica viene garantita da un'infinità di altre figure, dello staff politico del ministro, come degli amministrativi che sono lì per concorso;

nel nostro caso il ministro ha un potere relativamente autonomo, perché il PdC non lo può sfiduciare singolarmente, ma è necessario un rimpasto e un nuovo voto di fiducia, che non è proprio uno scherzo;
in Francia o negli USA, dove il potere esecutivo è nelle mani del presidente, direttamente investito dal voto, il ministro non ha quel potere di condizionamento; se non garantisce l'esecuzione del mandato politico, si cambia in mezza giornata e l'interesse pubblico è tutelato; quindi la questione di incompatibilità si pone molto meno: il presidente D. Eisenhower, generale, denunciò lo strapotere del complesso militar-industriale nell'orientare la politica estera, ma poté farlo perché investito dal voto popolare diretto e in un sistema di contrappesi adeguati a garantirgli autonomi, ma anche soggezione al controllo popolare.
Scusa se ti rispondo sinteticamente.
A me pare ovvio che chiunque sia al potere faccia anche l’interesse della corporazione a cui appartiene, non è sempre detto che questa corrisponda ad un potere vero e proprio come nei casi che hai citato. Voglio dire, la casta degli avvocati non ha lo stesso potere di un
Berlusconi che riuscì a farsi fare le leggi ad personam non in quanto laureato in giurisprudenza, ma perché detentore contemporaneamente anche del potere economico e di quello mediatico, oltre a quello politico. Ci fu un vero e proprio conflitto di interessi.

Inoltre credo che chiunque faccia politica attiva prima o poi venga a far parte di gruppi di forza, magari in seno al partito, di cui si fa portavoce.

Confermo: non voterei un non laureato (se ce l’ho fatta a laurearmi io, lavorando e studiando, con la ferma opposizione dei miei genitori, ce la può fare chiunque), anche se antidemocraticamente discrimino gli altri, che magari proporranno contenuti che condivido, e mi rendo perfettamente conto di non essere personalmente all’altezza di una candidatura politica.

Comunque grazie per la lezione: sinora ho sempre pensato che un ministro dovesse avere chissà quali competenze tecniche.