Dall’antologia degli scritti di ‘Abdu’l – Bahá (138):

O amati del Signore! Il Regno di Dio si fonda
sull'equità e sulla giustizia, nonché sulla misericordia, sulla
compassione e sulla gentilezza verso ogni anima vivente.
Sforzatevi dunque con tutto il cuore di essere
compassionevoli con tutta l'umanità - tranne coloro che
hanno moventi egoistici, personali o malattie dell'anima. Non
si può usare gentilezza coi tiranni, con i frodatori, o i ladri,
perché lungi dal ridestarli all'errore dei loro modi, ciò li fa
persistere nella loro cattiveria. Per quanto gentili siate con il
bugiardo, egli non farà altro che mentire di più, perché crede
di avervi ingannato, mentre voi lo capite anche troppo bene e
tacete solo per la vostra estrema indulgenza.
In breve, non è solo il prossimo che gli amati di Dio
devono trattare con misericordia e compassione, ma devono
mostrare massima gentilezza verso ogni creatura vivente. E
infatti sotto ogni aspetto materiale, e là dov'è implicato lo
spirito animale, animali e uomini condividono le medesime
sensazioni. L'uomo non ha colto questa verità e crede che le
sensazioni fisiche siano esclusive degli esseri umani, perciò è
ingiusto con gli animali, e crudele.
Eppure in verità quale differenza v’è sul piano delle
sensazioni fisiche? La sensibilità è identica, facciate soffrire
un uomo o una bestia: non v’è alcuna differenza in questo. E
in effetti è peggio far soffrire un animale, perché l'uomo ha la
parola, può protestare, gridare e gemere; leso, può ricorrere
alle autorità che lo proteggeranno dal suo aggressore. Ma la
sventurata bestia è muta, incapace di esprimere la propria
sofferenza o di deferire il proprio caso a un'autorità.

Ciò conferma pienamente il mio pensiero sulla necessità di essere duri con i mascalzoni cronici, cosa del resto affermata da Dio nel Corano.