Dall’antologia degli scritti di ‘Abdu’l – Bahá (156):

Hai scritto dell'incarnazione. La credenza dell'incarnazione
risale all'antica storia di quasi tutti i popoli; era sostenuta
perfino dai filosofi della Grecia, dai saggi di Roma,
dagli antichi Egizi e dai grandi Assiri. Tuttavia agli occhi di
Dio queste superstizioni e questi detti sono assurdità.
Il maggiore argomento a suffragio della reincarnazione era
questo, che secondo la giustizia di Dio ciascuno deve ricevere
ciò che gli spetta: ogni qual volta un uomo sia afflitto da una
calamità, per esempio, ciò accade a cagione di qualche
torto da lui commesso. Ma considera un bambino che si
trovi ancora nel grembo materno, un embrione appena formato,
e che sia cieco, sordo, storpio, deficiente - quale peccato
ha egli commesso, per meritare tali afflizioni? Costoro
rispondono che, sebbene alle apparenze esteriori il bambino,
che è ancora nella matrice, sia immune da peccato - nondimeno
egli ha fatto qualcosa di male nella sua forma precedente
e perciò si merita quella punizione.
Ma costoro hanno trascurato il punto seguente. Se la
creazione procedesse secondo una regola sola, come potrebbe
farSi sentire la Forza Che tutto pervade? Come potrebbe
l'Onnipotente essere Colui Che «fa quel che Gli piace e
ordina ciò che Gli aggrada» (Corano, 3:35 e 2:254)?
In breve, le Sacre Scritture parlano veramente di ritorno,
ma ciò significa il ritorno delle qualità, delle condizioni, degli
effetti, delle perfezioni e delle realtà interiori delle luci che
ricorrono in ogni dispensazione. Non parlano di anime e
entità specifiche e personali.

Qui devo dissentire: la reincarnazione è affermata chiaramente in molti testi sacri delle religioni ed è ormai dimostrato, grazie anche ai testi bahà’ì, che la risurrezione consiste in una risurrezione spirituale delle anime in un corpo diverso da quello dell’incarnazione precedente. ‘Abdu’l – Bahá fu un successore di Bahà’u’llàh e quasi tutto ciò che scrive pare corretto e potrebbe essere considerato rivelazione di Dio, ma la verità è che, a quanto io sappia, non ricevette rivelazioni dirette o indirette (tramite angeli o visioni) da Dio. Dunque, ciò che scrive dovrebbe appartenere alla categoria delle opinioni personali, sia pure ispirate dai testi sacri. Ciò non toglie nulla alla sua saggezza, ma non tutto può essere preso a scatola chiusa.
Tutto ciò può avere anche un risvolto generale. Mi spiego con qualche esempio. Un testo come l’Apocalisse o i libri profetici dell’Antico Testamento o come il Corano appaiono chiaramente rivelati da Dio. Testi storici come quelli dell’Antico Testamento - penso per esempio ai due libri dei Re, ai due libri delle Cronache, al libro dei Numeri - o come gli Atti degli Apostoli e le lettere di alcuni apostoli nel Nuovo Testamento, pur essendo inseriti nel canone, non possiamo avere la certezza che siano ispirati direttamente da Dio. Potrebbero contenere anche opinioni personali non necessariamente coincidenti col pensiero divino del momento.
Comunque, nel caso della reincarnazione, sappiamo che non sempre e non tutto è conseguenza dei comportamenti nella vita precedente, anche se gli effetti si sentono sensibilmente. Ciò che confonde molto, in realtà, è il fatto che chi si è comportato bene nella precedente incarnazione e per questo fece una brutta fine corporale, nella incarnazione successiva è costretto a subire un’infinità di altre contrarietà e negatività per poter fare la seconda grande conquista.


Sempre al n. 156:

Quale pace, quali agi e comodità trovarono mai i Santi di
Dio durante il Loro soggiorno in questo basso mondo, per
cercare continuamente di ritornare a rivivere questa vita?
Non basta un solo turno di tale angoscia, di tali afflizioni e
calamità, di tali duri colpi e gravi angustie, senza che Essi
debbano desiderare queste ripetute visite alla vita di questo
mondo? Questa coppa non fu così dolce che dovesse importare
Loro di berne per una seconda volta.

Chi si guardi attorno con occhio veggente potrà vedere che
in questo mondo di polvere tutto il genere umano soffre. Qui,
quale compenso di ciò che ha compiuto durante vite passate,
non v'è uomo che abbia riposo; né v'è alcuno tanto beato che
sembri spiccare il frutto di un'angoscia trascorsa.

Infatti, nessun saggio desidera reincarnarsi, ma ciò è stabilito da Dio per poter raggiungere i due grandi obiettivi: la vita eterna nel corpo e il paradiso terrestre.
L’ultimo versetto significa: non c’è alcuno tanto beato da sembrar assaporare la ricompensa per tutta l’angoscia sopportata nell’incarnazione precedente.