"Volevo uccidere l'omicida di Pamela in ospedale", ha detto il balordo razzista, autore della strage di Macerata... e mi è tornata in mente la conversazione che ho avuto ieri pomeriggio, mentre ero al Pronto Soccorso ad aspettare il mio turno.

C'era un vecchietto, capelli candidi e abbigliamento costoso, seduto accanto a me. Mentre parlavamo del più e del meno, ha cominciato a dire che non si raccapezza più in questa società violenta e incasinata. E fin qui mi sono detta d'accordo con lui. Poi ha proseguito dicendo che ai suoi tempi, in epoca fascista, non c'era certo spazio ai "balordi" perché la polizia sapeva come tenere l'ordine. E mi ha elencato con nostalgico rimpianto le ronde e la disciplina sociale della sua giovinezza. Ho cominciato a tacere, imbarazzata, abbassando gli occhi sul mio ebook... ma lui era partito per la tangente e neppure si è accorto del mio silenzio.

Ha proseguito dicendo che ben comprende, per esempio, la reazione di chi si vede svaligiare la casa, concludendo che trova del tutto legittimo difendersi con le armi. "Insomma, se tutti dovessero farsi giustizia da soli, a che servirebbero i tribunali, la giustizia?" - ho sbottato. "Sarei curiosa di sapere cosa ne pensa dell'uomo che ha compiuto la strage di Macerata". Non ne sapeva nulla, non ne aveva sentito neppure parlare... si vede che viveva su Marte. Oppure leggeva "Libero". Gliel'ho spiegata in due parole e lui ha concluso: "Beh, è comprensibile: la paura e l'esasperazione possono portare a queste reazioni". Ho lasciato perdere e ho smesso definitivamente di parlare con lui.

Il sonno della ragione genera mostri... proprio come quello di Macerata.