in entrambi i casi ti ho riportato quanto ammesso e avvalorato dalle stesse autorità religiose cristiane, nonché dalle prassi delle relative università;
purtroppo, la tua scarsa frequentazione con la cultura ti induce a fraintendere come mie idee nozioni generalmente condivise, per la loro forza intrinseca;
desideroso di affermare le tue tesi, ti lanci oltre l'ostacolo, assecondando versioni fumettistiche e ignaro che dietro quell'ostacolo c'è un baratro, di cui invece avresti contezza se ti peritassi di leggere qualche testo serio di storia delle religioni;
a parte le risultanze storiche proprie agli stessi vangeli e alle diatribe tra le prime comunità cristiane sul senso del rapporto con l'ebraismo, ove si testimoniano i dubbi che certamente la predicazione di Gesù non aveva risolto, nemmeno 70 anni dopo, figuriamoci al momento, l'intenzione che attribuisci a Gesù di istituire una nuova religione è un'assurdità, per infiniti motivi, teologici e logici, nonché pratici, che non sfuggivano agli stessi padri della Chiesa delle origini;
certo, spiegare queste cose a chi manca delle basi è un'impresa disperata, come spiegare l'analisi matematica a chi non conosca l'algebra elementare;
attribuire a Gesù l'intenzione di una rottura, di una soluzione della continuità ebraica per un mero - peraltro frequentissimo nella tradizione millenaria già accumulata - cambio di rituale, divenuto rilevante solo a posteriori, a frittata fatta, e dopo molti passaggi, è una contraddizione in termini per la fisionomi monoteista in sé;
perché avrebbe contemplato l'esistenza programmata di un pluralismo di monoteismi, laddove l'unica prospettiva sarebbe stata quella di una semplice riforma di senso, non di mutamento del culto, che è tutt'altro;
nemmeno i cristiani più ostili all'ebraismo si sono mai azzardati a dire che il dio di Gesù fosse un altro rispetto a quello degli ebrei, esattamente come tutti gli scismatici partono sempre da una prospettiva di riforma che investa tutta la comunità; lo scisma, la pluralità, è una sconfitta per qualsiasi monoteismo;
se tu interpretassi il Sabato per l'uomo non come un'ordinaria sentenza rabbinica, un paradosso tipico di quella tradizione, ma come postulato logico, inteso nella tradizione ellenistica, questo sarebbe pienamente legittimo;
ma la conseguenza - che come al solito ti sfugge - non sarebbe la creazione di un nuovo culto, bensì l'annientamento soggettivista di qualsiasi religione organizzata, priva di qualsiasi capacità normativa, rimandata solo al per l'uomo; cioè, è la stessa ratio antropocentrica che secondo te costituirebbe il marcatore qualitativo di un nuovo culto a negare il senso stesso di se stessa;
anche il senso trinitario del battesimo è da intendersi come riforma, e non come discontinuità; altrimenti, avresti il disconoscimento netto del pregresso, divenuto non assimilabile, interpretabile come profezia, ma inutile, descrivente un dio che si sarebbe dovuto negare come tale, poiché non trinitario;
nel tuo modo di vedere, questo sì, tipicamente ottocentesco ed estraneo a qualsiasi postulazione di tutte le chiese, dare compimento diventa esattamente abolire, per sostituire, come intenzione premeditata; cioè, esattamente il contrario di ciò che è scritto ed il contrario di ciò che tutte le chiose hanno sempre inteso, per tanti motivi;
il compimento implica l'intento di assimilazione, la riforma di tutti; nel qual caso, non si sarebbe data una nuova religione, distinta, ma LA religione, la stessa che si è evoluta; immaginare quella cristiana come una rottura e non una semplice riforma di senso, innesca quella reazione a catena che si è poi effettivamente verificata, ma che implica la negazione stessa della religione come legge eteronoma; un incendio che una volta appiccato, ha bruciato tutti.