Nessuno meglio di me può sapere quello che accade ed è sempre accaduto quando l'affluenza alle urne è scarsa. Un tempo si parlava di scarsa affluenza anche col 70% di votanti effettivi, ricordo che si rideva degli USA dove i votanti erano meno della metà del corpo elettorale. All'epoca mi situavo in quella che si chiamava "sinistra" ed era tutt'altra cosa da quella che adesso ha usurpato questo nome. Al primo dato sui votanti, se era in calo, cominciavo ad essere ottimista sull'esito del voto, sapendo che l'astensione stava più che altro a destra. Già mezzo secolo fa era così. Il PCI era un partito superorganizzato e capillare sul territorio. Forse questo aspetto non è poi tanto cambiato, al giorno d'oggi. L'elettorato di sinistra è in genere più acculturato e benestante, avverte di più il voto come un dovere. A destra si è più evanescenti, critici, magari superficiali, a volte qualunquisti. E non si va a votare. E questo fa sì che l'Italia rimanga consegnata ad una massa di cialtroni e rubapoltrone capaci di inventarsi mille espedienti per non staccare il culo dalle poltrone stesse. Naturalmente a tutto questo concorrono le divisioni, gli attacchi, il fuoco amico nel centrodestra. Mentre PD e 5 stelle, nemici storici, di fronte alla possibilità del lauto stipendio sono capaci di superare ogni disaccordo in nome di sua maestà il denaro. Questo soprattutto in virtù della furbizia e della tenacia piddina. In questo non sono cambiati da quando ero nell'allora PCI. Ci vuole una presa di coscienza diversa da parte del popolo. Che vada al di là delle ideologie, dei partiti stessi, dello sterile contrasto destra-sinistra, concetti ormai decrepiti. Un passaggio lungo e difficile, ma necessario per non fare tutti una brutta fine.Originariamente Scritto da flying dutchman
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