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Discussione: Cosa sta succedendo oggi...?

  1. #31
    Chiamatemi Margherita L'avatar di Magiostrina
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    mi pare difficile; nel 2008 in tutto il sud la casa delle libertà aveva il pieno, e ora votano tutti 5S; alle provinciali FI fece il cappotto, 61 collegi a 0; ora tutto 5S;
    il PD ha sempre preso tra il 25 (Bersani) e il 33 (Veltroni), raccogliendo o perdendo qualcosa a sinistra; ora si sono frammentati coi radicali e qualcosina avevano perso già per i 5S, ma non troppo; il 41% di Renzi alle europee era integrato da voti di centro, soprattutto al nord;


    è un elettorato di sinistra moderata, europeista, che vorrebbe agganciarsi a quel treno e teme avventure;
    in prospettiva, facile che vadano a pescare ancora al centro, perché con quella collocazione i voti pesano sempre molto di più;
    non credo Renzi voglia fare un partito suo; sa benissimo che quell'elettorato che ancora lo ha votato lo ha fatto per una sorta di disciplina unitaria del "baluardo", e viene da una regione in cui questo sentimento è molto radicato; del resto, da come si mettono le cose lì, se non è lui, è uno che gli regge la stessa posizione, come Calenda, che può tranquillamente mandare avanti, restando l'ispiratore della linea;

    non è che il PD di ora, fuoriusciti quelli di LeU sia una cosa anti-renziana; pure i dirigenti dell'opposizione interna sanno bene che non conterebbero nulla se cercassero di spaccare il capello in quattro; la scissione è stata illuminante.
    MA forse non ha più senso dividere l'elettorato in destra e sinista perché neanche i partiti sono più come quelli di una volta. La sinistra non esiste più e 5S non lo vedo così ben definito rispetto alle politiche da perseguire, quindi potrebbe finire col sovrapporsi al Pd su tematiche 'di sinistra', perché a destra i punti di riferimento ci sono già e sembrano ben più saldi del Pd. Prendiamo ad esempio la questione immigrazione: c'è già la Lega a proporre chiusura e protezione dei confini. Oppure il RdC che non mi sembra tanto di destra e non a caso è stato proprio il Pd ad iniziare timidamente ad attuarlo col REI.
    E comunque più che destra vs sinistra, forse lo scontro futuro sarà su come gestire il post-globalizzazione: quelli che auspicano il ritorno al vecchio capitalismo primario e quelli alla Grillo, che vedono il superamento del capitalismo speculativo grazie alla tecnologia e all'ambientalismo, cioè in sostanza conservatorismo contro nuovo progressismo.

  2. #32
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da Magiostrina Visualizza Messaggio
    MA forse non ha più senso dividere l'elettorato in destra e sinista perché neanche i partiti sono più come quelli di una volta. La sinistra non esiste più e 5S non lo vedo così ben definito rispetto alle politiche da perseguire, quindi potrebbe finire col sovrapporsi al Pd su tematiche 'di sinistra', perché a destra i punti di riferimento ci sono già e sembrano ben più saldi del Pd.
    dipende cosa guardi; penso anche io che la destra sia grossomodo più salda, perché di fatto alcuni temi - quelli europei e l'immigrazione - sono più demagogia che altro; l'elettorato di destra del centro-nord vuole tenersi i soldi, meno tasse, e liberarsi della "zavorra" del sud; far pagare ticket alti a chi va a curarsi nei loro ospedali, stabilire quote regionali per il pubblico impiego; non prima gli italiani, ma prima i veneti, i lombardi, ecc... a noi i posti, a loro la disoccupazione, come negli statuti delle regioni autonome; e, probabilmente, in prospettiva hanno anche la forza per imporre queste cose, almeno in misura rilevante;

    destra e sinistra esistono, eccome, ma sono dietro una cortina fumogena che dipende da due cose:
    a) lo stato ha attenuato a debito il conflitto di classe, e quindi la percezione degli interessi delle persone;
    b) in Italia c'è una frattura trasversale tra una classe del lavoro, i produttori - che punta alla modernizzazione - ed una della rendita di posizione, che invece punta alla conservazione; nella prima trovi un elettorato di destra, ma anche di sinistra moderata, entrambi al centro-nord; nella seconda trovi l'elettorato 5S che chiede spesa pubblica, come ai tempi delle assunzioni facili nel parastato, cioè il mascheramento della disoccupazione, a debito, sulle spalle delle generazioni future; e poi quella destra autenticamente sovranista per calcolo, quella piccola impresa che campa su rendite di posizione e si sente minacciata dalla concorrenza UE, il commercio e i servizi nelle aree turistiche, le banche locali che hanno fatto finanza allegra per prestare ai loro soci di area, anche se sulla via del fallimento;

    per il momento, questo elettorato è incompatibile con quello del PD, e forse può trovare qualche consonanza con i marginali di LeU, tipo Fassina-chi ?

    il banco di prova di tutto sarà quando - tra qualche mese - tedeschi e francesi presenteranno il progetto di integrazione fiscale e finanziaria, che offre un paracadute doppio, ma costa un grande impegno; quello sarà il momento in cui tutti dovranno scoprire le carte, e anche quello in cui si rischiano circostanze pericolose, se gli eventi si allineano male.

    Prendiamo ad esempio la questione immigrazione: c'è già la Lega a proporre chiusura e protezione dei confini. Oppure il RdC che non mi sembra tanto di destra e non a caso è stato proprio il Pd ad iniziare timidamente ad attuarlo col REI.
    E comunque più che destra vs sinistra, forse lo scontro futuro sarà su come gestire il post-globalizzazione: quelli che auspicano il ritorno al vecchio capitalismo primario e quelli alla Grillo, che vedono il superamento del capitalismo speculativo grazie alla tecnologia e all'ambientalismo, cioè in sostanza conservatorismo contro nuovo progressismo.[/QUOTE]
    c'� del lardo in Garfagnana

  3. #33
    Chiamatemi Margherita L'avatar di Magiostrina
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    dipende cosa guardi; penso anche io che la destra sia grossomodo più salda, perché di fatto alcuni temi - quelli europei e l'immigrazione - sono più demagogia che altro; l'elettorato di destra del centro-nord vuole tenersi i soldi, meno tasse, e liberarsi della "zavorra" del sud; far pagare ticket alti a chi va a curarsi nei loro ospedali, stabilire quote regionali per il pubblico impiego; non prima gli italiani, ma prima i veneti, i lombardi, ecc... a noi i posti, a loro la disoccupazione, come negli statuti delle regioni autonome; e, probabilmente, in prospettiva hanno anche la forza per imporre queste cose, almeno in misura rilevante;

    destra e sinistra esistono, eccome, ma sono dietro una cortina fumogena che dipende da due cose:
    a) lo stato ha attenuato a debito il conflitto di classe, e quindi la percezione degli interessi delle persone;
    b) in Italia c'è una frattura trasversale tra una classe del lavoro, i produttori - che punta alla modernizzazione - ed una della rendita di posizione, che invece punta alla conservazione; nella prima trovi un elettorato di destra, ma anche di sinistra moderata, entrambi al centro-nord; nella seconda trovi l'elettorato 5S che chiede spesa pubblica, come ai tempi delle assunzioni facili nel parastato, cioè il mascheramento della disoccupazione, a debito, sulle spalle delle generazioni future; e poi quella destra autenticamente sovranista per calcolo, quella piccola impresa che campa su rendite di posizione e si sente minacciata dalla concorrenza UE, il commercio e i servizi nelle aree turistiche, le banche locali che hanno fatto finanza allegra per prestare ai loro soci di area, anche se sulla via del fallimento;

    per il momento, questo elettorato è incompatibile con quello del PD, e forse può trovare qualche consonanza con i marginali di LeU, tipo Fassina-chi ?

    il banco di prova di tutto sarà quando - tra qualche mese - tedeschi e francesi presenteranno il progetto di integrazione fiscale e finanziaria, che offre un paracadute doppio, ma costa un grande impegno; quello sarà il momento in cui tutti dovranno scoprire le carte, e anche quello in cui si rischiano circostanze pericolose, se gli eventi si allineano male.

    Prendiamo ad esempio la questione immigrazione: c'è già la Lega a proporre chiusura e protezione dei confini. Oppure il RdC che non mi sembra tanto di destra e non a caso è stato proprio il Pd ad iniziare timidamente ad attuarlo col REI.
    E comunque più che destra vs sinistra, forse lo scontro futuro sarà su come gestire il post-globalizzazione: quelli che auspicano il ritorno al vecchio capitalismo primario e quelli alla Grillo, che vedono il superamento del capitalismo speculativo grazie alla tecnologia e all'ambientalismo, cioè in sostanza conservatorismo contro nuovo progressismo.
    Ma se gli elettorati si sono mescolati vuol dire che non c'è più una distinzione netta sulla base di visioni ideologiche, politiche, economiche contrapposte. La contrapposizione non è più fra padroni e operai, ma fra piccoli imprenditori e multinazionali e speculatori, fra lavoratori e immigrati, cioè fra vecchio e nuovo, perciò paradossalmente capita che magari l'operaio oggi condivida la visione del piccolo imprenditore. E' tutta una confusione insomma.
    Vedremo come si aggiusta il M5S.

  4. #34
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    Solo.solo io che in tutto questo vede e dico finalmente aria nuova ?

  5. #35
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    Citazione Originariamente Scritto da Magiostrina Visualizza Messaggio
    Ma se gli elettorati si sono mescolati vuol dire che non c'è più una distinzione netta sulla base di visioni ideologiche, politiche, economiche contrapposte. La contrapposizione non è più fra padroni e operai, ma fra piccoli imprenditori e multinazionali e speculatori, fra lavoratori e immigrati, cioè fra vecchio e nuovo, perciò paradossalmente capita che magari l'operaio oggi condivida la visione del piccolo imprenditore. E' tutta una confusione insomma.
    Vedremo come si aggiusta il M5S.
    gli elettorati sono in transizione perché non sono mai stati "di classe", ma di identità ideologica, e rischiano di scoprire la propria classe in modo brusco, nel momento in cui si parla di togliere soldi e servizi; è quando si arriva a quel punto il momento della verità;

    Citazione Originariamente Scritto da dietrologo Visualizza Messaggio
    Solo.solo io che in tutto questo vede e dico finalmente aria nuova ?
    no, pure io; e dico pure io finalmente, perché questo è stato troppo a lungo il paese dei debiti e delle chiacchiere; adesso chi ha urlato tanto deve cimentarsi, senza scuse; i vincitori si mettano d'accordo e governino, così finalmente vedremo dove son capaci di prendere i soldi che servono, e a chi arriverà il cetriolo; io ho scorta di popcorn per 5 anni.
    c'� del lardo in Garfagnana

  6. #36
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    Questa notizia mi ha lasciata senza parole, non solo per il fatto in sé, ma anche per la “punizione” ridicola degli studenti. Per non parlare dell'insegnante che non ha nemmeno denunciato il fatto.

    http://torino.corriere.it/scuola/18_...7b26d38f.shtml
    Ultima modifica di follemente; 28-03-2018 alle 20:38

  7. #37
    Chiamatemi Margherita L'avatar di Magiostrina
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    gli elettorati sono in transizione perché non sono mai stati "di classe", ma di identità ideologica, e rischiano di scoprire la propria classe in modo brusco, nel momento in cui si parla di togliere soldi e servizi; è quando si arriva a quel punto il momento della verità;


    no, pure io; e dico pure io finalmente, perché questo è stato troppo a lungo il paese dei debiti e delle chiacchiere; adesso chi ha urlato tanto deve cimentarsi, senza scuse; i vincitori si mettano d'accordo e governino, così finalmente vedremo dove son capaci di prendere i soldi che servono, e a chi arriverà il cetriolo; io ho scorta di popcorn per 5 anni.
    Insomma, è dalla caduta del Muro che l'identità ideologica ha iniziato lentamente a lasciare spazio a quella di classe. Non credo sia un risveglio così brusco per l'elettorato , ma piuttosto per i partiti che non hanno saputo cogliere i segnali

  8. #38
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    Citazione Originariamente Scritto da follemente Visualizza Messaggio
    Questa notizia mi ha lasciata senza parole, non solo per il fatto in sé, ma anche per la “punizione” ridicola degli studenti. Per non parlare dell'insegnante che non ha nemmeno denunciato il fatto.

    http://torino.corriere.it/scuola/18_...7b26d38f.shtml
    Sì, la punizione è ridicola ma credo sia dovuta al timore di ritorsioni. Se i figli fanno cose del genere chissà di cosa sono capaci i genitori. Poi bisogna vedere quanto i media ci ricamano sopra...

  9. #39
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    Ma invece questa notizia? E' passata abbastanza inosservata, ma praticamente il nostro territorio sarà aperto ai carrarmati di tutti
    http://www.ansa.it/europa/notizie/ru...bd50ae648.html

    e intanto si alza l'asticella della tensione contro la Russia…

  10. #40
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da Magiostrina Visualizza Messaggio
    Insomma, è dalla caduta del Muro che l'identità ideologica ha iniziato lentamente a lasciare spazio a quella di classe. Non credo sia un risveglio così brusco per l'elettorato , ma piuttosto per i partiti che non hanno saputo cogliere i segnali
    guarda che i partiti il segnale l'hanno colto benissimo; l'elettorato chiedeva loro di non tagliare nulla o quasi, a seconda dei rapporti di forza;
    infatti, dal 93/94, sono stati tagliati solo i concorsi pubblici ma non si è intervenuto su niente di strutturale a smantellare le inefficienze del sistema; Berlusconi doveva fare la rivoluzione liberale, ha avuto grandi maggioranze ma non ha fatto nulla, perché la società quello gli chiedeva;

    questa rappresentazione di una politica cattiva e separata dai cittadini è davvero ingenua, anche se consolatoria; l'immobilismo e l'insoddisfazione di quasi tutti non è il risultato del distacco della politica, ma delle pressioni incrociate di tutti gli interessi di settore e delle varie corporazioni per non cedere privilegi, soldi, posizioni di rendita; infatti, cosa fanno i "vincitori" di oggi, 5S e Lega ? chiedono di poter sforare i tetti UE di deficit, perché restando entro i limiti c'è da fare molto del male a molti, verosimilmente i pensionati, per primi quelli del retributivo, e i servizi e spese decentrate, regioni, comuni, dove si gestisce il consenso;

    PALERMO - La Regione Sicilia è terra di primati che, se il mondo si capovolgesse, la porrebbero come esempio virtuoso. Invece no, il mondo non guarda al contrario e resta attonito di fronte ad una spesa annua per il personale che, compresi gli oneri sociali, tocca il record di un miliardo, poco meno della metà di quello che impiegano complessivamente le 15 regioni a statuto ordinario per pagare il proprio personale. I dipendenti ufficiali della Regione Sicilia, secondo l’ultima statistica comparabile elaborata per il 2015 dalla Corte dei conti, sono 17.057.

    Il numero dei dipendenti è cinque volte quello della Regione Lombardia, che ha però il doppio degli abitanti rispetto alla Sicilia.
    Dei circa 17mila dipendenti, 4.857 sono ex precari, che negli ultimi anni sono stati assunti – senza concorso – con contratto a tempo indeterminato.

    Ci sono poi 717 impiegati presso altre strutture, ma pagati dalla Regione, 2.293 dipendenti con contratto a termine e 7.291 dipendenti delle società partecipate della Regione Siciliana. In totale un esercito di circa 28.796 dipendenti, senza contare 24.880 tra forestali e lavoratori socialmente utili. «In questi anni non è stato possibile far approvare nelle varie leggi di stabilità regionali la cornice per la politica industriale – spiega sconsolato Alessandro Albanese, vice presidente vicario di Sicindustria – né la riforma per la semplificazione e l’ammodernamento burocratico amministrativo. L’emergenza numero uno non è stata negli anni quella di restituire potere d’acquisto alle famiglie, aumentando l’offerta di lavoro reale e non assistito, ma far viaggiare a mille una elefantiaca macchina amministrativa che è la madre di tutte le intermediazioni parassitarie».

    Secondo gli ultimi dati della Regione, il personale sarebbe sceso a 14.838 persone, con un costo di 866 milioni. La media complessiva di assenze (meno la formazione) di tutto il personale è di 21,59 giorni più una media di 31,74 giorni di ferie: 53,33 giorni in tutto. Se (sembra) calare il personale, le consulenze si sprecano: dal 2013 a oggi 304 nomine, con una media di 5 al mese.

    Il plotone dei dirigenti
    I dirigenti (a tempo indeterminato e determinato più i direttori generali) nelle 15 regioni italiane a statuto ordinario nel 2015 erano complessivamente 1.919. Sapete quanti erano nella sola Sicilia? 1.692.

    Dalla relazione sul rendiconto dell’esercizio 2016 della Corte dei conti: «Gli impegni assunti dalla Regione per i redditi di lavoro dipendente (retribuzioni, oneri sociali e pensioni) registrano, nel 2016, una riduzione complessiva di 163 milioni di euro (10,8 % su base annua), mentre nell’anno precedente la flessione era stata di poco superiore al 2%, attestandosi a 1.348 milioni. In particolare, nel 2016 la spesa per retribuzioni (stipendi e salario accessorio) si contrae di 66,7 milioni, oltre il 9% su base annua (9,5%); di un’analoga percentuale si riduce quella per gli oneri sociali (9,1%, corrispondente a un risparmio di 18,7 milioni).

    La spesa pensionistica registra, invece, una flessione apparente e condiziona anche l’attendibilità del surriferito dato complessivo».

    Capacità organizzativa
    «Alla Regione Siciliana è mancata la capacità di ripensare nel tempo la sua organizzazione – spiega Roberto Pignatone, professore alla Facoltà di Scienze economiche, aziendali e statistiche dell’Università di Palermo – che si è sviluppata senza un disegno razionale ma inseguendo le urgenze. Negli uffici sembra prevalere l’interesse a ridurre al minimo l’esposizione al rischio rispetto alla consapevolezza dell’importanza di conseguire gli obiettivi, quando non si aggiunge il peso dell’intimidazione o della corruzione. Occorrono regole certe e controlli efficienti per fornire opportunità di sviluppo. I tempi di risposta devono essere compatibili con le esigenze dei soggetti interessati e le responsabilità devono essere definite e verificabili. L’imprevista e immotivata modifica delle regole, l’inaccettabile durata dei procedimenti, i ritardi nella erogazione delle somme dovute, gli adempimenti inutilmente moltiplicati pregiudicano irreparabilmente la realizzazione degli investimenti e la stessa sopravvivenza dell’impresa».

    In questa situazione che agghiacciare il mondo fa, anziché dimagrire, l’esercito della burocrazia, in un modo o nell’altro, continua a ingrossare le fila e, durante la campagna elettorale, uno tra i giochi preferiti è quello della stabilizzazione dei precari. Senza distinzione di colore politico perché sta bene a tutti.

    Sta bene a chi governa e a chi è stato all’opposizione e sta benissimo a chi spera di entrare a Palazzo d’Orleans. Tutti rimandano ad altri per non assumersi la responsabilità di dire: «È colpa mia».

    «Senza di loro i Comuni non potrebbero andare avanti – ha detto ad esempio il 2 ottobre Angelo Cambiano, ex sindaco antiabusivismo edilizio di Licata, assessore regionale in pectore agli Enti locali del M5S – e non possiamo mantenere ancora nel precariato queste persone dopo oltre venti anni. Pensando a una azione di governo, penso che la Regione possa fare tanto: ma io non prometto nulla, penso che alla luce del decreto nazionale approvato lo scorso 20 giugno si possa fare qualcosa». Il decreto a cui rimanda il M5S è quello in realtà entrato in vigore il 22 giugno, che riforma del lavoro pubblico (cosiddetta “Madia”) e che nel quadro della più ampia delega in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, punta all’obiettivo dichiarato di ridurre il precariato.

    Il vecchio che avanza
    Se il nuovo che avanza ha già imparato i trucchi del mestiere, figuriamoci il vecchio che (almeno a leggere i sondaggi) arretra. Il 31 dicembre 2016, mentre gli italiani erano pronti a far saltare i tappi di spumante, la politica siciliana faceva la ola per la legge n.27 appena approvata, che stabilizza i precari dell’isola, che sarebbero oltre 20mila (in realtà nessuno sa il numero preciso). Rimaneva un solo (teorico) ostacolo: l’impugnazione della legge da parte del Governo. Figuriamoci.

    Il 23 febbraio sono scaduti i termini e il giorno stesso Davide Faraone, palermitano nominato il 29 gennaio 2016 sottosegretario alla Salute, settore nel quale in Sicilia i precari sono almeno duemila, ha dichiarato: «Adesso si avvii subito il percorso che in due anni deve portare a completare la stabilizzazione. Chiudiamo questa stagione di clientela e apriamo la stagione dei diritti e del merito». Sono 20 anni che la politica di ogni colore lo ripete.

    Per non farsi mancare niente il 13 luglio la deputata grillina catanese Giulia Grillo, medico chirurgo, è stata la prima firmataria di un’interrogazione ai ministri della Salute e dell’Economia sulla stabilizzazione dei precari nel settore sanitario.

    La “vecchia” politica, sapendo che dietro ogni precario c’è una famiglia e chissà quanti voti, non può certo lasciare il campo aperto agli ultimi arrivati. Soprattutto sotto elezioni.

    C’è spazio per tutti
    Il 3 ottobre Carmencita Mangano, psichiatra, assessore regionale al Lavoro e candidata alle regionali per Alternativa popolare-Centristi per Micari, ha firmato la direttiva esplicativa della normativa regionale che disciplina il percorso di stabilizzazione del personale delle attività socialmente utili. Entro l’8 novembre i lavoratori impiegati dovranno presentare l’istanza per l’inserimento nella “sezione esuberi” all’interno dell’elenco unico regionale, istituita per agevolare lo svuotamento del bacino.

    Con una nuova direttiva del 6 ottobre, l’assessorato regionale alla Salute guidato da Baldo Gucciardi, trapanese, deputato regionale Pd da tre legislature, dirigente di aziende sanitarie locali, ha sbloccato la seconda tranche di assunzioni a tempo indeterminato negli ospedali ma anche questa mossa, come altre, ha sollevato polemiche e aumentato il già pesante rischio di ricorsi e contenziosi. Ancora candidato per il Pd, il suo slogan è: «Una politica dei risultati per garantire ai siciliani servizi sanitari innovativi ed efficienti». A fronte delle 7.500 assunzioni, dei 2mila nuovi posti letto e dei 190 milioni risparmiati nel 2016, secondo l’indice di performance sanitario elaborato dall’Istituto Demoskopika, la realtà sanitaria siciliana è però la più malata a eccezione della Calabria.

    Inoltre, nonostante la Sicilia nel 2015 (ultimo dato elaborato) abbia speso 1.696 euro all’anno per ogni residente, le famiglie che sono scese al di sotto della soglia di povertà a causa delle spese non rimborsate (farmaci, case di cura, visite specialistiche e cure odontoiatriche) nello stesso anno sono state 69mila. Peggio, solo la solita Calabria.

    Potevano i manager regionali restare inoperosi? No, e così il 18 ottobre la dirigente generale della Funzione pubblica Luciana Giammanco ha emanato una direttiva (autorizzata dal mandato della Giunta regionale del 15 settembre), che conferma il via libera per le procedure di stabilizzazione. Non costa nulla farlo. Secondo la cosiddetta riforma Madia, infatti, i soldi devono metterli le amministrazioni e i soldi per farlo, in questa campagna elettorale siciliana, nessuno tra i candidati dice da dove li prenderà.


    http://www.ilsole24ore.com/art/notiz...?uuid=AExLTKwC


    Ora, in Sicilia e nelle altre regioni a statuto speciale il fenomeno è solo più evidente, anche perché il reddito è minore; ma le cose stanno più o meno così dappertutto; ha'voglia a raccontare cazzate sui "politici" che mangiano;

    e le banche, i grandi obiettivi della propaganda ? solo due o tre grandi gruppi si sono aperti alla borsa e al mercato; gli altri, ovunque, dal Montepaschi, alla popolare di Bari, e le banche locali venete, hanno fatto quella finanza creativa degli scandali - cioè, si capitalizzavano a rischio eccessivo e occulto - per impedire l'accesso ad altri capitali, frodando i risparmiatori, ma a vantaggio degli imprenditori locali - altrimenti falliti - e relativi bacini di manodopera locale: consenso, consenso e ancora consenso;

    se le brave persone come te e come tante altre leggono in modo moralista le questioni della politica - cittadini onesti contro politici ladri - finiscono col farsi scippare le vere decisioni, perché quando arriva il momento di amputare davvero si sono affidate a gente che non ha detto loro la verità, e che magari spinge per avventure tragiche, come affrontare questi problemi in un quadro sovrano e anti-UE, dove l'ipotesi più probabile è che chi ha più potere contrattuale, soldi, capacità contributiva, decida tutto o strappi decisamente, facendo pesare reddito e aspirazioni autonomiste.
















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    Dossier | N. 51 articoliElezioni regionali siciliane 2017

    In Sicilia tanti dirigenti quanti in 15 regioni
    –dal nostro inviato Roberto Galullo |
    27 ottobre 2017 |






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    PALERMO - La Regione Sicilia è terra di primati che, se il mondo si capovolgesse, la porrebbero come esempio virtuoso. Invece no, il mondo non guarda al contrario e resta attonito di fronte ad una spesa annua per il personale che, compresi gli oneri sociali, tocca il record di un miliardo, poco meno della metà di quello che impiegano complessivamente le 15 regioni a statuto ordinario per pagare il proprio personale.I dipendenti ufficiali della Regione Sicilia, secondo l’ultima statistica comparabile elaborata per il 2015 dalla Corte dei conti, sono 17.057.

    I l numero dei dipendenti è cinque volte quello della Regione Lombardia, che ha però il doppio degli abitanti rispetto alla Sicilia.




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    Dei circa 17mila dipendenti, 4.857 sono ex precari, che negli ultimi anni sono stati assunti – senza concorso – con contratto a tempo indeterminato.

    Ci sono poi 717 impiegati presso altre strutture, ma pagati dalla Regione, 2.293 dipendenti con contratto a termine e 7.291 dipendenti delle società partecipate della Regione Siciliana. In totale un esercito di circa 28.796 dipendenti, senza contare 24.880 tra forestali e lavoratori socialmente utili. «In questi anni non è stato possibile far approvare nelle varie leggi di stabilità regionali la cornice per la politica industriale – spiega sconsolato Alessandro Albanese, vice presidente vicario di Sicindustria – né la riforma per la semplificazione e l’ammodernamento burocratico amministrativo. L’emergenza numero uno non è stata negli anni quella di restituire potere d’acquisto alle famiglie, aumentando l’offerta di lavoro reale e non assistito, ma far viaggiare a mille una elefantiaca macchina amministrativa che è la madre di tutte le intermediazioni parassitarie».

    Secondo gli ultimi dati della Regione, il personale sarebbe sceso a 14.838 persone,con un costo di 866 milioni. La media complessiva di assenze (meno la formazione) di tutto il personale è di 21,59 giorni più una media di 31,74 giorni di ferie: 53,33 giorni in tutto. Se (sembra) calare il personale, le consulenze si sprecano: dal 2013 a oggi 304 nomine, con una media di 5 al mese.

    Il plotone dei dirigenti
    I dirigenti (a tempo indeterminato e determinato più i direttori generali) nelle 15 regioni italiane a statuto ordinario nel 2015 erano complessivamente 1.919. Sapete quanti erano nella sola Sicilia? 1.692.

    Dalla relazione sul rendiconto dell’esercizio 2016 della Corte dei conti: «Gli impegni assunti dalla Regione per i redditi di lavoro dipendente (retribuzioni, oneri sociali e pensioni) registrano, nel 2016, una riduzione complessiva di 163 milioni di euro (10,8 % su base annua), mentre nell’anno precedente la flessione era stata di poco superiore al 2%, attestandosi a 1.348 milioni. In particolare, nel 2016 la spesa per retribuzioni (stipendi e salario accessorio) si contrae di 66,7 milioni, oltre il 9% su base annua (9,5%); di un’analoga percentuale si riduce quella per gli oneri sociali (9,1%, corrispondente a un risparmio di 18,7 milioni).

    La spesa pensionistica registra, invece, una flessione apparente e condiziona anche l’attendibilità del surriferito dato complessivo».



    SUL TERRITORIO
    Nota: il totale comprende anche i 313 dirigenti e non dirigenti della Regione Trentino A. A. (Fonte: Corte dei Conti su dati Sico)



    Capacità organizzativa
    «Alla Regione Siciliana è mancata la capacità di ripensare nel tempo la sua organizzazione – spiega Roberto Pignatone, professore alla Facoltà di Scienze economiche, aziendali e statistiche dell’Università di Palermo – che si è sviluppata senza un disegno razionale ma inseguendo le urgenze. Negli uffici sembra prevalere l’interesse a ridurre al minimo l’esposizione al rischio rispetto alla consapevolezza dell’importanza di conseguire gli obiettivi, quando non si aggiunge il peso dell’intimidazione o della corruzione. Occorrono regole certe e controlli efficienti per fornire opportunità di sviluppo. I tempi di risposta devono essere compatibili con le esigenze dei soggetti interessati e le responsabilità devono essere definite e verificabili. L’imprevista e immotivata modifica delle regole, l’inaccettabile durata dei procedimenti, i ritardi nella erogazione delle somme dovute, gli adempimenti inutilmente moltiplicati pregiudicano irreparabilmente la realizzazione degli investimenti e la stessa sopravvivenza dell’impresa».

    In questa situazione che agghiacciare il mondo fa, anziché dimagrire, l’esercito della burocrazia, in un modo o nell’altro, continua a ingrossare le fila e, durante la campagna elettorale, uno tra i giochi preferiti è quello della stabilizzazione dei precari. Senza distinzione di colore politico perché sta bene a tutti.

    Sta bene a chi governa e a chi è stato all’opposizione e sta benissimo a chi spera di entrare a Palazzo d’Orleans. Tutti rimandano ad altri per non assumersi la responsabilità di dire: «È colpa mia».

    «Senza di loro i Comuni non potrebbero andare avanti – ha detto ad esempio il 2 ottobre Angelo Cambiano, ex sindaco antiabusivismo edilizio di Licata, assessore regionale in pectore agli Enti locali del M5S – e non possiamo mantenere ancora nel precariato queste persone dopo oltre venti anni. Pensando a una azione di governo, penso che la Regione possa fare tanto: ma io non prometto nulla, penso che alla luce del decreto nazionale approvato lo scorso 20 giugno si possa fare qualcosa». Il decreto a cui rimanda il M5S è quello in realtà entrato in vigore il 22 giugno, che riforma del lavoro pubblico (cosiddetta “Madia”) e che nel quadro della più ampia delega in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, punta all’obiettivo dichiarato di ridurre il precariato.

    Il vecchio che avanza
    Se il nuovo che avanza ha già imparato i trucchi del mestiere, figuriamoci il vecchio che (almeno a leggere i sondaggi) arretra. Il 31 dicembre 2016, mentre gli italiani erano pronti a far saltare i tappi di spumante, la politica siciliana faceva la ola per la legge n.27 appena approvata, che stabilizza i precari dell’isola, che sarebbero oltre 20mila (in realtà nessuno sa il numero preciso). Rimaneva un solo (teorico) ostacolo: l’impugnazione della legge da parte del Governo. Figuriamoci.

    Il 23 febbraio sono scaduti i termini e il giorno stesso Davide Faraone, palermitano nominato il 29 gennaio 2016 sottosegretario alla Salute, settore nel quale in Sicilia i precari sono almeno duemila, ha dichiarato: «Adesso si avvii subito il percorso che in due anni deve portare a completare la stabilizzazione. Chiudiamo questa stagione di clientela e apriamo la stagione dei diritti e del merito». Sono 20 anni che la politica di ogni colore lo ripete.

    Per non farsi mancare niente il 13 luglio la deputata grillina catanese Giulia Grillo, medico chirurgo, è stata la prima firmataria di un’interrogazione ai ministri della Salute e dell’Economia sulla stabilizzazione dei precari nel settore sanitario.

    La “vecchia” politica, sapendo che dietro ogni precario c’è una famiglia e chissà quanti voti, non può certo lasciare il campo aperto agli ultimi arrivati. Soprattutto sotto elezioni.

    C’è spazio per tutti
    Il 3 ottobre Carmencita Mangano, psichiatra, assessore regionale al Lavoro e candidata alle regionali per Alternativa popolare-Centristi per Micari, ha firmato la direttiva esplicativa della normativa regionale che disciplina il percorso di stabilizzazione del personale delle attività socialmente utili. Entro l’8 novembre i lavoratori impiegati dovranno presentare l’istanza per l’inserimento nella “sezione esuberi” all’interno dell’elenco unico regionale, istituita per agevolare lo svuotamento del bacino.

    Con una nuova direttiva del 6 ottobre, l’assessorato regionale alla Salute guidato da Baldo Gucciardi, trapanese, deputato regionale Pd da tre legislature, dirigente di aziende sanitarie locali, ha sbloccato la seconda tranche di assunzioni a tempo indeterminato negli ospedali ma anche questa mossa, come altre, ha sollevato polemiche e aumentato il già pesante rischio di ricorsi e contenziosi. Ancora candidato per il Pd, il suo slogan è: «Una politica dei risultati per garantire ai siciliani servizi sanitari innovativi ed efficienti». A fronte delle 7.500 assunzioni, dei 2mila nuovi posti letto e dei 190 milioni risparmiati nel 2016, secondo l’indice di performance sanitario elaborato dall’Istituto Demoskopika, la realtà sanitaria siciliana è però la più malata a eccezione della Calabria.

    Inoltre, nonostante la Sicilia nel 2015 (ultimo dato elaborato) abbia speso 1.696 euro all’anno per ogni residente, le famiglie che sono scese al di sotto della soglia di povertà a causa delle spese non rimborsate (farmaci, case di cura, visite specialistiche e cure odontoiatriche) nello stesso anno sono state 69mila. Peggio, solo la solita Calabria.

    Potevano i manager regionali restare inoperosi? No, e così il 18 ottobre la dirigente generale della Funzione pubblica Luciana Giammanco ha emanato una direttiva (autorizzata dal mandato della Giunta regionale del 15 settembre), che conferma il via libera per le procedure di stabilizzazione. Non costa nulla farlo. Secondo la cosiddetta riforma Madia, infatti, i soldi devono metterli le amministrazioni e i soldi per farlo, in questa campagna elettorale siciliana, nessuno tra i candidati dice da dove li prenderà.

    Guardie o ladri
    roberto.galullo.blog.ilsole24ore.com

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     Dossier | N. 51 articoli

    Elezioni regionali siciliane 2017























































































































































    elezioni regionali|
    30 ottobre 2017|

    Sicilia, candidati in campo per convincere gli astensionisti


    L’isola verso il voto|
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    In Sicilia tanti dirigenti quanti in 15 regioni


    verso le elezioni|
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    L’occasione che la Sicilia deve saper sfruttare


    l’inchiesta|
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    Sicilia azzoppata e senza piano industriale


    politica 2.0|
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    Aspettando la Sicilia, un test per riequilibrare l’asse Cavaliere-Salvini
































































































































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    Dossier | N. 51 articoliElezioni regionali siciliane 2017

    L’occasione che la Sicilia deve saper sfruttare
    –di Valerio Castronovo |
    25 ottobre 2017 |






    (Agf creative)
    (Agf creative)




















    Mancano pochi giorni dalle elezioni del 5 novembre in Sicilia. E di tutto si continua a parlare nel mondo politico meno che della situazione economica dell’isola e di programmi concreti, come ben stanno mostrando le inchieste di Roberto Galullo su questo giornale. Eppure la Sicilia ha assoluto bisogno di riforme strutturali e di iniziative efficaci per non continuare a figurare in posizioni di retroguardia pressoché su ogni versante della realtà economica e sociale. Di qui l’importanza che riveste una gestione delle risorse disponibili attenta alla qualità degli interventi e della spesa.

    Stando ai vari indicatori concernenti tre macro-ambiti (come condizioni di base, efficienza e innovazione), di cui si è servita la Commissione europea per stabilire l’indice di competitività regionale la Sicilia si colloca tra i fanalini di coda nella classifica delle 263 regioni della Ue.




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    inRead invented by Teads

    È vero che, pur nel quadro di un territorio dove oltre il 93% delle aziende sono di microdimensioni (meno di 10 addetti), non mancano alcuni dati di segno positivo emersi nel primo trimestre del 2017: come il rafforzamento del numero di società di capitali, che attesta un processo un atto di selezione e irrobustimento del tessuto produttivo; e una crescita del numero delle imprese aderenti a Contratti di rete. Tuttavia ciò è avvenuto in misura inferiore rispetto alla Campania e alla Puglia, e così pure è accaduto per l’occupazione, che risulta nel secondo trimestre di quest’anno pari al 40,6%, più bassa di quasi quattro punti rispetto a quella del Mezzogiorno nel suo complesso. Alla stessa data il tasso di disoccupazione in Sicilia (pari al 21,1%) è maggiore di quasi due punti rispetto a quello registrato nel Mezzogiorno nel suo insieme e superiore di dieci punti a quello medio italiano.

    Di fatto la Sicilia è stata una delle regioni del Sud dove l’impatto della Grande recessione protrattasi dal 2008 al 2015 è stato particolarmente duro e pervasivo; perciò la ripresa risulta oggi più lenta e a chiazze, faticosa e non omogenea. D’altronde il settore delle costruzioni che in passato aveva un peso rilevante nell’andamento dell’economia siciliana, oggi stenta a ripartire. È divenuto pertanto essenziale che l’industria assuma un ruolo propulsivo e trainante. Sebbene siano non più dello 0,5% del totale le aziende con più di 50 addetti e pochissime le imprese con più di 250 addetti, quel che conta, per innestare una marcia più alta, è la capacità di conseguire un coefficiente più elevato in termini di qualità e produttività. Secondo Sicindustria, occorre tuttavia che le imprese possano contare su un contesto istituzionale e su una cultura sociale che ne assecondino l’itinerario mediante misure adeguate e non parcellizzate che valgano a fare “sistema”: a migliorare le infrastrutture, i servizi pubblici, la formazione del capitale umano, le comunicazioni interne e i collegamenti esterni, e ad attrarre investimenti dall’estero.

    Insieme all’industria, il turismo è l'altra leva importante per un rilancio dell’economia siciliana. Scoperto, paradossalmente, solo negli ultimi anni dal notabilato politico siciliano, il complesso di attività messe in moto dall’afflusso e dalla spesa dei turisti è destinato, qualora venga gestito in modo appropriato e in sintonia con una rigorosa tutela dell’ambiente, a costituire una risorsa preziosa per l’isola. Insieme a una crescente presenza nell’isola di turisti stranieri (giunti nel 2016 alla cifra di oltre tre milioni e 300 mila), l’incremento delle esportazioni nei primi due trimestri del 2017 (per un valore di più del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) è un altro dato che lascia ben sperare: anche perché, se quella degli idrocarburi continua a essere la quota preminente dell’export siciliano, sono andate aumentando negli ultimi tempi quelle di vari prodotti manifatturieri e dell’agroalimentare. C’è inoltre un’opportunità come quella rappresentata dalla logistica, che dovrebbe essere valorizzata con sagacia e lungimiranza, in considerazione della posizione geo-economica strategica dell’isola. Senonché, lo scoglio contro cui rischiano di infrangersi le potenzialità della Sicilia rimane pur sempre quello di un sistema regionale afflitto sia da un elevato grado di litigiosità politica sia da una macchina burocratica per lo più debordante e sonnacchiosa: a giudicare anche dal fatto che la Sicilia detiene il primato in Italia delle infrastrutture e opere pubbliche incompiute (ben 158 su un totale di 752). Un record, questo, che significa, oltre a una ridda di ricorsi giudiziari, un gran numero di cantieri fermi e di gente disoccupata, di fondi sprecati o inutilizzati, e di maggiori costi qualora i lavori vengano ripresi.

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    c'� del lardo in Garfagnana

  11. #41
    Chiamatemi Margherita L'avatar di Magiostrina
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    18/10/17
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    "l'insoddisfazione di quasi tutti non è il risultato del distacco della politica, ma delle pressioni incrociate di tutti gli interessi di settore e delle varie corporazioni per non cedere privilegi, soldi, posizioni di rendita"

    Il punto è proprio questo. Io la vedo al contrario: il popolo chiede di smantellare questo circolo vizioso praticamente dal 1992 e viene continuamente deluso dalle grandi promesse. Perchè secondo te vincono i vari rottamatori e grillini di turno?
    Il resto lo leggo con calma, se fossi un po' pigro con la scrittura come dici di essere nella vita...

  12. #42
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da Magiostrina Visualizza Messaggio
    "l'insoddisfazione di quasi tutti non è il risultato del distacco della politica, ma delle pressioni incrociate di tutti gli interessi di settore e delle varie corporazioni per non cedere privilegi, soldi, posizioni di rendita"

    Il punto è proprio questo. Io la vedo al contrario: il popolo chiede di smantellare questo circolo vizioso praticamente dal 1992 e viene continuamente deluso dalle grandi promesse. Perchè secondo te vincono i vari rottamatori e grillini di turno?
    Il resto lo leggo con calma, se fossi un po' pigro con la scrittura come dici di essere nella vita...
    ho riportato un articolo del Sole 24h

    in questo articolo si mostra una parte dei motivi per cui in effetti il "popolo" - che non esiste come entità uniforme; tu magari sei dipendente e ti trattengono le tasse alla fonte; il tuo vicino, popolo pure lui, evade - non vuole smantellare il circolo vizioso, e non perché sia "cattivo" o disonesto, ma perché in effetti siamo tutti individui con esigenze immediate di conservazione del reddito, anche se inserito in una filiera "corrotta"; il povero edile in sub-appalto è onesto, ma capisce o intuisce che se si tagliano i fondi per i lavori pubblici, viene meno anche il suo lavoro, oltre alle mazzette e ai contratti di imprese più grandi, studi professionali, ecc...

    la domanda generale è quella di tornare al bengodi pre-1992, cioè fare debito sovrano ad libitum; ma non si può, e non per colpa dell'UE che pone i vincoli, ma proprio perché se sei fuori da quel quadro i soldi non te li presta più nessuno e finisci in miseria vera, peggio della Grecia; e spacchi anche l'Italia, perché, almeno da Firenze o Bologna in su, col caxxo che si sognano di pagare più tasse per incasinarsi l'economia come i britannici, che ancora non sono fuori, ma già parecchio pentiti;

    l'ultima chitarra che ho comprato, l'ho presa da un simpaticissimo insegnante palermitano trasferito a Treviso; è dura, ma lavora, lui e la moglie, insegnante anche lei; se le cose si radicalizzano come ora, finirà che in Veneto otterranno le quote, e il professore palermitano più alto in graduatoria sarà disoccupato a Palermo, mentre in quella scuola insegnerà un veneto, con punteggio più basso; e in quella scuola faranno più lavori di manutenzione coi soldi che eviteranno di trasferire alle regioni più povere;
    qui stiamo andando contro l'iceberg, ma c'è chi sta già sulla scialuppa e la maggioranza non vuol vedere e ascolta l'orchestrina dei venditori di sogni e dei moralisti da quattro soldi che fanno credere che la colpa sia dei "politici".
    c'� del lardo in Garfagnana

  13. #43
    Chiamatemi Margherita L'avatar di Magiostrina
    Data Registrazione
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    .

  14. #44
    Chiamatemi Margherita L'avatar di Magiostrina
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    ho riportato un articolo del Sole 24h

    in questo articolo si mostra una parte dei motivi per cui in effetti il "popolo" - che non esiste come entità uniforme; tu magari sei dipendente e ti trattengono le tasse alla fonte; il tuo vicino, popolo pure lui, evade - non vuole smantellare il circolo vizioso, e non perché sia "cattivo" o disonesto, ma perché in effetti siamo tutti individui con esigenze immediate di conservazione del reddito, anche se inserito in una filiera "corrotta"; il povero edile in sub-appalto è onesto, ma capisce o intuisce che se si tagliano i fondi per i lavori pubblici, viene meno anche il suo lavoro, oltre alle mazzette e ai contratti di imprese più grandi, studi professionali, ecc...

    la domanda generale è quella di tornare al bengodi pre-1992, cioè fare debito sovrano ad libitum; ma non si può, e non per colpa dell'UE che pone i vincoli, ma proprio perché se sei fuori da quel quadro i soldi non te li presta più nessuno e finisci in miseria vera, peggio della Grecia; e spacchi anche l'Italia, perché, almeno da Firenze o Bologna in su, col caxxo che si sognano di pagare più tasse per incasinarsi l'economia come i britannici, che ancora non sono fuori, ma già parecchio pentiti;

    l'ultima chitarra che ho comprato, l'ho presa da un simpaticissimo insegnante palermitano trasferito a Treviso; è dura, ma lavora, lui e la moglie, insegnante anche lei; se le cose si radicalizzano come ora, finirà che in Veneto otterranno le quote, e il professore palermitano più alto in graduatoria sarà disoccupato a Palermo, mentre in quella scuola insegnerà un veneto, con punteggio più basso; e in quella scuola faranno più lavori di manutenzione coi soldi che eviteranno di trasferire alle regioni più povere;
    qui stiamo andando contro l'iceberg, ma c'è chi sta già sulla scialuppa e la maggioranza non vuol vedere e ascolta l'orchestrina dei venditori di sogni e dei moralisti da quattro soldi che fanno credere che la colpa sia dei "politici".
    L'hai riportato proprio male. Hai lasciato lenzuolate di spazi bianchi, non hai tolto la formattazione originale e non hai messo il link così uno ci clicca sopra e se lo legge comodamente dall'originale Brutta bestia la pigrizia

  15. #45
    Chiamatemi Margherita L'avatar di Magiostrina
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    Questo discorso del popolo con gli interessi molteplici e contrapposti che creano conflitti di interesse interni alla popolazione non sta in piedi, perchè riguarda tutti i paesi del mondo e non solo il nostro. Non è questo quindi il problema - è la vita che è fatta così che ci vuoi fare? - ma il modo di gestire il tutto, cioè il modo di governare.
    Siamo sempre lì, per te è 'colpa' dei cittadini, per me dei politici.

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