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Discussione: Il dramma generazionale dei 30-40enni

  1. #1
    hep L'avatar di Cornolio
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    Il dramma generazionale dei 30-40enni

    Ultimamente ho letto diversi articoli in merito alla sfiga che avrebbe colto la mia generazione, in quella fascia d'età tra i 30 ed i 40. Questo il più recente e completo: http://thevision.com/attualita/30-40enni-italiani/

    Che voglio dire, tutto giusto, però se mi fermo solo al presente mi viene l'ansia. Per questo secondo me c'è un risvolto positivo nel lungo termine, ho approfondito sul blog: https://discutere.it/blog/2018/03/29...zione-vittima/

    I miei coetanei come la vivono? E i più grandi come la vedono?

    (dando per scontato che la popolazione ventenne del forum sia virtualmente inesistente)


  2. #2
    L'avatar di dietrologo
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    rispondo da più grande , ho figlio della tua età che sta facendo carriera da dirigente in una multinazionale , ma da laureato con lode si è fatto un anno a 600 euro a prendersi bestemmie e offese in un call center , poi ha fatto il pendolare Padova Bologna e viceversa ogni giorno per tre anni da impiegato con una paga base minima sindacale senza contribuzione , non si è mai tirato indietro perché gli ho insegnato che doveva cavarsela da solo e così ha fatto arrivando ora a 32 anni dirigente , vive ora a Sasso Marconi in affitto ma ha già un progetto per una casa definitiva , quindi ? fortuna disastro ? dipende

  3. #3
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Io sono più portata a pensarla come l'autore dell'articolo, peraltro molto bello, da te citato.
    Premesso che certo, non ci si dovrebbe arrendere ma anzi si dovrebbe proprio ripartire da una situazione di difficoltà per rimboccarsi le maniche, nel concreto dai miei coetanei non vedo nulla del genere. Sarà forse perché sotto questo punto di vista vivo in una sorta di isola felice in cui fondamentalmente si vive ancora più che dignitosamente, ma vedo solo un grande spirito di adattamento. Si guadagna poco? Bene, lavoriamo 12 ore al giorno, facciamo più lavori, per integrare il reddito e mantenere un certo stile di vita. Evitiamo di fare figli, così in due possiamo permetterci di non ridurre il tenore di vita. Insomma, che qualcuno dei miei coetanei possa pensare di cambiare le cose, la vedo molto difficile.
    Ripongo molta più fiducia nella generazione dei post-adolescenti di adesso. I 18-20enni. Perché li vedo più partecipi, più interessati, più attivi di quanto non lo siamo mai stati noi. Perché quando andavo a teatro a 18 anni ero una mosca bianca e tuttora vedo ben pochi miei coetanei frequentare luoghi di cultura, mentre questi "giovani d'oggi" vengono a teatro, alle mostre, frequentano i convegni e i dibattiti politici. Si interessano a quello che accade molto più di quanto non abbiamo mai fatto noi. Insomma, credo che siano loro la generazione in cui riporre le nostre speranze.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  4. #4
    abstract L'avatar di Yele
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    Penso di averla scampata per un soffio.
    Penso che già c'è molta differenza tra chi ha 30 anni e chi ne ha 40.
    Chi ne ha 40, secondo me, sono i più massacrati di tutti. Hanno preso in pieno, in mezzo agli occhi, la grande crisi e molti non ne sono usciti vivi. Sono troppo vecchi per rientrare in qualsiasi forma "protezionistica", bonus ecc. ma troppo giovani per accontentarsi di tirare fino a una pensione che non avranno mai, perchè dal 2008 a oggi si sono bruciati anni di contribuzione.

    Quelli che hanno avuto la forza di reagire, o perché avevano alle spalle una spinta familiare, qualche relazione utile o una gran forza di volontà e buoni strumenti di base, la sfangano, ma credo che siano pochi.

  5. #5
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    beh, c'è una tara già più antica, molto italiana, per cui i vecchi sanno tutto loro e gestiscono gerarchicamente la società;
    ne siamo stati vittime un po' tutti, anche se le generazioni fino alla mia sono state un po' più privilegiate; nel senso che - mediamente - ci si accontentava di una subalternità in attesa che i vecchi si ritirassero;

    il problema generale è che i giovani sono poveri, non hanno patrimonio, e anche quello potenziale da ereditare è qualcosa di equivoco, su cui far conto fino ad un certo punto; questa circostanza deprime, rende pessimisti e induce a vivere alla giornata;

    ma è tutto il sistema che da oltre un secolo non investe nei giovani e nelle loro capacità creative, al picco; e si perde tutto quel valore;
    questo avviene perché un valore di riferimento italiano è l'autorità, la gerarchia; non a caso abbiamo inventato noi il Fascismo;

    i vecchi hanno paura del cambiamento, come antichi patriarchi; hanno il patrimonio e lo promettono ai figli obbedienti; da noi ci si scanna tra fratelli per l'eredità, non si fanno le rivoluzioni contro i padri; mai fatta una rivoluzione in Italia; ma guerre civili e faide, ne abbiamo a saldo; è la nostra cultura, a cui siamo educati da secoli;

    man mano che gli ultra 60enni andranno in pensione e schianteranno, i 30enni li sostituiranno e avranno qualcosa, un lavoro certamente, ma anche qualche forma di rendita, tipo l'appartamento o il fondo commerciale da affittare ad inevitabili immigrati;
    posto che tra una 15ina d'anni, ogni lavoratore si troverà in media a dover provvedere a due anziani e un minore, e gli anziani sostanzialmente dovranno fare da soli, con lo stesso patrimonio che il giovane dovrebbe ereditare;

    il vero spreco è quello dell'energia creativa e slancio di quella fascia di età tra i 25 e i 35, quella che altrove rende di più in termini di elaborazione di idee innovative; ma qui, un grande problema è che col 95% di piccole imprese, quasi nessun settore ha una solidità e risorse per investire in ricerca e creatività dei giovani; la cultura del piccolo imprenditore è quella di restare piccolo pur di tenere tutto in famiglia, si fa prestare soldi dalla banca locale amica che non glieli nega, e investe i profitti in rendite, immobili, azioni di energia e servizi, tirando su figli scemi e viziati, con poche eccezioni.
    c'� del lardo in Garfagnana

  6. #6
    hep L'avatar di Cornolio
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    Lo spirito di adattamento di cui parla dark è quello che intendevo nell'articolo parlando di compromessi, ed è poi come la vivo io e le persone che mi stanno intorno. Anche i più fortunati o bravi che siano comunque hanno rivisto le proprie aspettative, i propri obbiettivi, e riorientato rinunciando a qualcosa.

    Il figlio di dietrologo è un bell'esempio, ma sono pochi coloro i quali è insegnata e inculcata l'umiltà necessaria a digerire e fare tesoro di situazioni che molti considererebbero inaccettabili. Personalmente al suo posto non avrei retto, come d'altronde non sopporto il lavoro d'ufficio e ho sposato la libera professione. Un profilo che in passato avrebbe bilanciato la mancanza di garanzie lavorative (contratti, ferie e malattie) con entrate significativamente più alte di un dipendente, ma appunto non è più così anche perché l'INPS è diventata prima obbligatoria (fino agli anni '90 era opzionale) e poi salita di governo in governo.

    Sui 40enni non lo so, nel senso che almeno sono entrati nel mondo del lavoro in un momento florido, pre-crisi, hanno potuto iniziare un percorso professionale con decenti opportunità e sono stati gli ultimi a poter firmare contratti a tempo indeterminato sotto articolo 18. Naturalmente c'è caso e caso, conosco molte persone più giovani di me con indeterminati firmati anni fa, è naturalmente un discorso generazionale e si portano gli esempi vicini, io ricordo di aver incontrato uno che si è laureato nel mio stesso corso di laurea 4 anni prima di me, dipendente ONU con esperienze in tanti paesi e colleghi con percorsi simili. Tra quelli del mio corso non c'è nessuno che è rimasto nell'ambito, lavoriamo tutti nella comunicazione con una laurea in storia.


  7. #7
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da Cornolio Visualizza Messaggio
    Sui 40enni non lo so, nel senso che almeno sono entrati nel mondo del lavoro in un momento florido, pre-crisi, hanno potuto iniziare un percorso professionale con decenti opportunità e sono stati gli ultimi a poter firmare contratti a tempo indeterminato sotto articolo 18.
    forse sei troppo giovane per averne memoria, ma il vero momento di stacco è stato nei primi '90, era Maastricht-Tangentopoli;
    perché in quel periodo lo stato ha smesso drasticamente di assumere e sono stati liquidati enti e branche parastatali, oltre a tutte le privatizzazioni, un bacino immenso di opportunità venute meno;
    chi ha vinto un concorso pubblico dopo il 92 è una specie di super-uomo, o super-donna

    questa cosa ha riversato masse di persone in cerca nel privato o ad ingrossare le fila delle professioni, lato sfigati; ho diversi, molti a pensarci bene, amici e conoscenti 55/60enni, spesso ex dirigenti che sono stati fulminati in corso di carriera, come più o meno è capitato a me, che avevo un secondo lavoro;

    questo per dire che la fascia a rischio è molto più ampia per età e da molto più tempo, anche a livello quadri o dirigenti, perché anche il settore privato ha tagliato moltissimo tutto quello che è intermedio, ovunque e, quando si riesce a recuperare, siamo a livelli infimi; ti parlo di gente che da dirigente di multinazionale farmaceutica o alimentare si è ritrovata a fare vendite a provvigione o commerci un po' eccentrici, o commercianti e rappresentanti finiti a fare i facchini in albergo, persone con figli da mantenere...
    c'� del lardo in Garfagnana

  8. #8
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    Il periodo in cui viviamo è drammatico perché è evidente che i centri di potere economico e finanziario, che in sostanza trascinano la politica, non hanno apparentemente interesse a cambiare questo stato. Stato di crisi che a qualcuno evidentemente fa comodo, ma a nessuno nel lungo periodo.
    Vedo grandi aziende private che adottano strategie mirate a massimizzare il profitto da una classe media che non si tenta di rianimare, tattica fruttuosa forse nel breve-medio periodo per pochi, suicida nel lungo per tutti. Ed è stato già accettato. Lo stanno facendo molte aziende tra le più grandi del mondo. E' il periodo in cui chi può arraffa il possibile.
    Non solo, ma vedo enti pubblici che si comportano come strozzini, come aziende private. E' già chiaro che non è un situazione di equilibrio.

    Non vedo speranze perché si ripone su una classe di giovani corruttibilissimi, nei leader politici che non contano nulla. La generazione attuale è anche molto stanca e demotivata, se non hai speranze e scegli di fare il cuoco invece che l'architetto, non correrai nella vita, cercherai di fare della tua casa un baluardo dalla povertà senza compicciare granché. Io per i giovani vedo come unica opzione andarsene, il prima possibile.
    Ultima modifica di Acquerapide; 29-03-2018 alle 19:14

  9. #9
    abstract L'avatar di Yele
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    ma è tutto il sistema che da oltre un secolo non investe nei giovani e nelle loro capacità creative, al picco; e si perde tutto quel valore;
    questo avviene perché un valore di riferimento italiano è l'autorità, la gerarchia; non a caso abbiamo inventato noi il Fascismo;
    però negli anni '60 qualcosa era cambiato...
    poi però "quei" giovani sono diventati estremamente conservatori...!

  10. #10
    abstract L'avatar di Yele
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    Iosono un esempio vivente che dà in parte ragione e in parte torto sia a Cornolio sia ad Axe non mi va di spiegare i dettagli...

    Cmq sono d'accordo con Cornolio quando dice che "Il figlio di dietrologo è un bell'esempio, ma sono pochi coloro i quali è insegnata e inculcata l'umiltà necessaria a digerire e fare tesoro di situazioni che molti considererebbero inaccettabili. "
    C'è anche da dire che non so se sia un bene che si accettino situazioni inaccettabili... va bene fare la gavetta, ma non è giusto accettare trattamenti orrendi se non si vede una strada per migliorare nel tempo...

  11. #11
    Posh&Rebel L'avatar di efua
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    Purtroppo e lo dico a malincuore
    Per i giovani, se non vogliono schiattare
    La soluzione è andarsene il prima possibile
    Poi anche all'estero si consumano drammi sulla propria pelle ma questa poi è altra storia
    A livello personale e' distruttivo pensare di poter fare e non poterlo fare
    Mi sono scontrata davvero con realtà deprimenti, nei vari giri che ho fatto, nei concorsi pubblici
    Io vedo molta più motivazione nella mia generazione che nei millenial
    E ho modo di vederne passare abbastanza
    Ho dovuto vedermi in veste diversa rispetto al progetto originario
    Eppure ancora non è finita
    Anzi inizia adesso!
    Eh si perché anche per farti un attimo un figlio devi prenderti una pausa
    È una scelta non certo un obbligo
    Anche se per certi versi lo diventa
    -Healthy body, clear mind, peaceful spirit-

    -Where there’s will there’s a way-

    -Work hard have fun & be nice-



  12. #12
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da Yele Visualizza Messaggio
    però negli anni '60 qualcosa era cambiato...
    poi però "quei" giovani sono diventati estremamente conservatori...!
    la psicologia delle relazioni sociali non si cambia in una generazione, perché dipende dalle strutture materiali che governano i valori; una società valorizza i giovani - e anche le donne - quando le strutture produttive sono orizzontali, volte all'innovazione e alla competizione estrema a livello di ultimo miglio, la massima sofisticazione, dove il merito è decisivo e non fungibile;
    se, invece, prevale un assetto di produzioni mature o, peggio, di rendita di posizione - turismo, per esempio - prevalgono economie di relazione, gerarchie e interventi di sostegno, prevalgono gli assetti tradizionali;

    c'è una relazione diretta e circolare tra conservatorismo sociale, propensione all'economia incentrata su settori maturi e marginalità dei giovani e delle donne; in Italia, il salto di qualità in questo senso è mancato proprio tra gli anni '50 e '70; in una società profondamente conservatrice, nessuno si è speso per un sistema produttivo basato sull'innovazione; la borghesia non voleva competitori di classe capaci di mobilità, e la sinistra voleva "superare il capitalismo", ma senza offendere nessuno, ché ci si conosce tutti perciò non aveva alcun piano per riformarlo, e in fondo dei giovani e delle donne importava un fico secco, come agli altri.
    c'� del lardo in Garfagnana

  13. #13
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    a me verrebbe da dire che - escluse le professioni pregiate, cioè avvocato, medico, giornalista ecc. - in cui contano le conoscenze personali, il che è un dato che non risente delle statistiche positive o negative che siano, riguardo all'occupazione; i lavori artigianali, che si tramandano di padre in figlio, anch'essi immuni alle tendenze dell'occupazione ma più suscettibili alle variazioni dello sviluppo dell'economia reale, si ha che le forme di lavoro che coinvolgono la maggior parte della popolazione lavorativamente attiva sono quelle che impiegano un capitale e del lavoro, cioè le imprese, piccole o grandi. il nord italia ha una classe operaia ben cosciente, che mi verrebbe di definire "aristocrazia del lavoro" e che tendenzialmente è anch'essa immune ai rivolgimenti economici. il sud non ha una classe operaia paragonabile tuttavia è caratterizzato da una notevole presenza di piccole attività commerciali che resistono tuttora alla liberalizzazione dei capitali e alla presenza delle multinazionali (penso ai discount e simili, in primo luogo).
    credo che il rilevare, spesso artificiosamente, che l'occupazione delle nuove generazioni sia in calo, funga un pochino da "spauracchio" nel senso che se coloro "che di dovere" dicessero che "tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili" i lavoratori non ci si raccapezzerebbero e probabilmente non lo accetterebbero, dico a livello psicologico. dire che le cose vanno male ha sempre costituito, almeno dalla fine della guerra e degli esperimenti sociali, come il comunismo, un forte input a darsi da fare per migliorare le cose.

  14. #14
    L'avatar di dietrologo
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    quando ho iniziato a lavorare io il lavoro era una libera scelta , ho studiato qual poco che mi bastava per ottenere un impiego statale ma in quel luogo sono durato ben poco , non c'era l'entusiasmo che si coglieva nel mondo esterno , io appassionato di elettronica che stava nascendo e che cambiava il mondo non ce l'ho fatta a rimanere e tirare la giornata come un ebete e sono uscito .
    Ho iniziato con centro di assistenza generico , facevo il mio lavoro con entusiasmo fino ad ottenere grosse gratificazioni , mi sono allargato fino a creare una azienda con dipendenti e facevo ruotare attorno a me altre tre aziende esterne , gestivo marchi di prestigio e li clienti erano contenti anche di pagare di più per un lavoro di qualità che io offrivo .

    Poi gli studi di settore le prime difficoltà , io non ho percepito quello che dovevo dichiarare ma spartivo gli utili con i miei collaboratori , sei autonomo sei un evasore , non lo sei allora paga quanto lo stato ha stabilito , non è così ? allora chiudi bottega !

    Da quel momento è iniziata la riduzione della mia attività , il lavoro c'era ma per gestirlo dovevo assumere ma il costo del personale superava abbondantemente il guadagno , la storia poi la sappiamo tutti , è stato un fuggi fuggi delle nostre aziende .

    Un figlio che doveva ereditare la mia attività l'ho convinto di fare un percorso diverso , ora gestisco ancora lo stesso lavoro ma ho organizzato esternamente , l'eccesso lo rifiuto ..ma credetemi è una sconfitta che lascia l'amaro in bocca considerando anche che io non ho mai chiesto aiuti , non ho mai rubato e sempre pagato tutto ciò che dovevo , mi sono state tarpate le mie ali quando ero utile al prossimo creando servizio lavoro e stipendio.

    L'Italia è una porcheria , non mi riconosco come cittadino italiano , sono un Veneto

    ora avremo sicuramente qualche burocrate che mi dice dove ho sbagliato che non ho saputo cogliere il cambiamento a mio favore , ma sembra che la discussione del topic starter lascia pochi dubbi che il problema e il disastro creato non sia dei singoli come me ma di un sistema che ha creato solamente terra bruciata e un futuro nullo per le generazioni a seguire
    Ultima modifica di dietrologo; 30-03-2018 alle 08:39

  15. #15
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da dietrologo Visualizza Messaggio
    L'Italia è una porcheria , non mi riconosco come cittadino italiano , sono un Veneto

    ora avremo sicuramente qualche burocrate che mi dice dove ho sbagliato che non ho saputo cogliere il cambiamento a mio favore , ma sembra che la discussione del topic starter lascia pochi dubbi che il problema e il disastro creato non sia dei singoli come me ma di un sistema che ha creato solamente terra bruciata e un futuro nullo per le generazioni a seguire
    io, che burocrate non sono, ma doppiamente autonomo da tutta la vita, come te, ho gli stessi problemi con la burocrazia, anche se lo studio di settore lo trovavo equo, dato che in caso di sopravvalutazione c'era sempre la possibilità di dichiarare;
    quello che non è affatto equo è il rischio e la complicatezza delle dichiarazioni, per cui parti da un meno 1600 annui di commercialista anche se hai un banco di castagnaccio; ma te la devi prendere con la lobby dei commercialisti e di chi li rappresenta, cioè gente che hai al portone accanto;

    quando vai dal commercialista, che, suppongo, sarà veneto pure lui, guardalo bene in faccia, perché lui è uno dei mandanti dello status quo burocratico che ti ostacola l'attività e ti costringe ad adempimenti da multinazionale, dato che con quelle regole che la sua lobby ha cura di far conservare ogni autonomo che voglia stare in regola parte da - 5mila euro l'anno, di cui 3500 di contributi che non rivedrà mai indietro, anche se ha un utile netto di 7, 8 mila;

    e non ti dimenticare che le banche locali venete che hanno speculato con la finanza per prestare soldi agli imprenditori locali incapaci, a cui una banca vera di mercato avrebbe negato il credito, sono state salvate coi soldi di tutti gli altri, a tutela dei risparmiatori veneti;
    e questi son fatti, non chiacchiere.
    c'� del lardo in Garfagnana

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