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Discussione: Un sicuro investimento di vita e i talenti.

  1. #1

    Un sicuro investimento di vita e i talenti.

    L'amore per Dio,dov'è possibile, può e deve tradursi in gesti,nei limiti dei propri talenti(chi ama cerca di fare qualcosa per l'amato).Ho piacere che mi leggano,magari per curiosit�*.anche quelli che non vogliono sentir parlare di Dio perchè io accetto qualsiasi interlocutore e dò importanza anche a chi non la pensa come me.Come ho scritto anche nel mio profilo facebook sono un'innamorata di Dio ma non sono nè bigotta,nè legata ad alcuna chiesa o setta particolare.Ritorno al discorso dei talenti con cui ho aperto il messaggio affermando che non c'è alcun essere umano,credente o meno, che non abbia almeno un talento da mettere in gioco e da far fruttare per rendere più ricca la sua spiritualit�* (o valore personale).Fare bene,coscienziosamente e onestamente il proprio lavoro(qualsiasi esso sia)è gi�* un talento;essere un bravo genitore è un talento,saper ascoltare senza giudicare è un talento,insegnare,curare,scrivere,parlare,governar e bene,aiutare i meno fortunati sono talenti.I talenti possono aumentare fino all'annullamento di sè a favore degli altri.Davanti a Dio chi ha pochi talenti non vale certo meno di chi ne ha molti poichè Dio non fa scale di valori ma..a chi più ha ..più sar�* chiesto.Chi ha poco e non lo sfrutta perde anche quel poco.L'importante quindi è far fruttare ciò che in effetti Lui ci ha concesso(chi ha tanti talenti e non li sfrutta vale meno di chi ne ha uno solo e fa di tutto per valorizzarlo.Un idraulico che ripara gratuitamente o per poco il rubinetto al vecchietto indigente non vale meno di un grande predicatore o di un missionario che dedica la vita ai derelitti(in realt�* sono i derelitti che valorizzano chi li aiuta!)Il valore fondamentale delle azioni è uguale per tutti(stesso peso,stessa moneta).Anche un disabile grave fisico o psichico ha una sua dignit�* nel mondo.La sua vita contribuisce a testimoniare all'umanit�* che il corpo ha un'importanza relativa e il suo sacrificio continuo diventa esempio di spirito paziente in un fisico martoriato.Ciò può aiutare a far riflettere e a migliorare il rapporto con la vita di molte persone che,pur avendo tutto,sono infelici.L'importante non è ciò che si ha ma ciò che si è.La sofferenza è dovuta al male di questo mondo dove dobbiamo vivere e non certo a Dio che non è nè un sadico nè un castigatore come affermano determinate religioni.Purtroppo si tende a dare a Dio tutte le colpe senza notare l'infinit�* di cose belle!La cosa strana è che anche molti che dicono di non credere in Dio lo colpevolizzano ma,se non c'è, come può avere colpe?Concludo dicendo che è il caso di chiederci che talenti abbiamo e come possiamo investirli:sicuramente saremo più ricchi(una ricchezza con la R maiuscola!)

    https://www.youtube.com/watch?v=lTCOk2Dg6R0 consiglio questo video intitolato "Felicit�* nella vita quotidiana"

  2. #2
    whatever.. L'avatar di Misterikx
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    signora Rachel ma lei fa proselitismo senza dialogare/commentare?

    TANTO PER SAPERE EH?
    " Non siamo in un salotto borbonico col mignolo sollevato e l'inchino obbligatorio. Qui siamo tutti uguali. Non ti aspettare in un forum cose difficili da trovare pure tra amici e parenti." Nahui

  3. #3
    Opinionista L'avatar di Arcobaleno
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    E tu fai opposizione senza dialogare, commentare? Facci sapere cosa c'è che non va bene per te in questo post.
    Fate l'amore, non la guerra.
    Lavorare tutti, lavorare meno.

  4. #4
    L'avatar di dietrologo
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    Citazione Originariamente Scritto da Rachele Giacobi Visualizza Messaggio
    L'amore per Dio,dov'è possibile, può e deve tradursi in gesti,nei limiti dei propri talenti(chi ama cerca di fare qualcosa per l'amato).Ho piacere che mi leggano,magari per curiosit�*.anche quelli che non vogliono sentir parlare di Dio perchè io accetto qualsiasi interlocutore e dò importanza anche a chi non la pensa come me.Come ho scritto anche nel mio profilo facebook sono un'innamorata di Dio ma non sono nè bigotta,nè legata ad alcuna chiesa o setta particolare.Ritorno al discorso dei talenti con cui ho aperto il messaggio affermando che non c'è alcun essere umano,credente o meno, che non abbia almeno un talento da mettere in gioco e da far fruttare per rendere più ricca la sua spiritualit�* (o valore personale).Fare bene,coscienziosamente e onestamente il proprio lavoro(qualsiasi esso sia)è gi�* un talento;essere un bravo genitore è un talento,saper ascoltare senza giudicare è un talento,insegnare,curare,scrivere,parlare,governar e bene,aiutare i meno fortunati sono talenti.I talenti possono aumentare fino all'annullamento di sè a favore degli altri.Davanti a Dio chi ha pochi talenti non vale certo meno di chi ne ha molti poichè Dio non fa scale di valori ma..a chi più ha ..più sar�* chiesto.Chi ha poco e non lo sfrutta perde anche quel poco.L'importante quindi è far fruttare ciò che in effetti Lui ci ha concesso(chi ha tanti talenti e non li sfrutta vale meno di chi ne ha uno solo e fa di tutto per valorizzarlo.Un idraulico che ripara gratuitamente o per poco il rubinetto al vecchietto indigente non vale meno di un grande predicatore o di un missionario che dedica la vita ai derelitti(in realt�* sono i derelitti che valorizzano chi li aiuta!)Il valore fondamentale delle azioni è uguale per tutti(stesso peso,stessa moneta).Anche un disabile grave fisico o psichico ha una sua dignit�* nel mondo.La sua vita contribuisce a testimoniare all'umanit�* che il corpo ha un'importanza relativa e il suo sacrificio continuo diventa esempio di spirito paziente in un fisico martoriato.Ciò può aiutare a far riflettere e a migliorare il rapporto con la vita di molte persone che,pur avendo tutto,sono infelici.L'importante non è ciò che si ha ma ciò che si è.La sofferenza è dovuta al male di questo mondo dove dobbiamo vivere e non certo a Dio che non è nè un sadico nè un castigatore come affermano determinate religioni.Purtroppo si tende a dare a Dio tutte le colpe senza notare l'infinit�* di cose belle!La cosa strana è che anche molti che dicono di non credere in Dio lo colpevolizzano ma,se non c'è, come può avere colpe?Concludo dicendo che è il caso di chiederci che talenti abbiamo e come possiamo investirli:sicuramente saremo più ricchi(una ricchezza con la R maiuscola!)

    https://www.youtube.com/watch?v=lTCOk2Dg6R0 consiglio questo video intitolato "Felicit�* nella vita quotidiana"
    la penso uguale a te però devo fare una osservazione ,

    i sono un'innamorata di Dio ma non sono nè bigotta,nè legata ad alcuna chiesa o setta particolare
    Dio che non è nè un sadico nè un castigatore
    Purtroppo si tende a dare a Dio tutte le colpe
    conosci personalemente Dio per attribuirgli comportamenti tipicamente umani e relazioni umane ? chi idea hai della figura di Dio ? cos'è Dio dato che lo hai nominato molte volte nel tuo post di apertura

    tutto questo per dirti che se raffiguri Dio come te l'ha raccontato una qualsiasi religione fa conflitto con quanto hai detto di non essere legata a nessuna chiesa o religione

    mi piace pensare che qualcuno ha la propria spiritualità che cerca di spiegare senza l'appoggio condizionato di una chiesa o corrente religiosa
    Ultima modifica di dietrologo; 11-06-2018 alle 09:11

  5. #5
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Citazione Originariamente Scritto da Rachele Giacobi Visualizza Messaggio
    L'amore per Dio,dov'è possibile, può e deve tradursi in gesti,nei limiti dei propri talenti(chi ama cerca di fare qualcosa per l'amato).Ho piacere che mi leggano,magari per curiosit�*.anche quelli che non vogliono sentir parlare di Dio perchè io accetto qualsiasi interlocutore e dò importanza anche a chi non la pensa come me.Come ho scritto anche nel mio profilo facebook sono un'innamorata di Dio ma non sono nè bigotta,nè legata ad alcuna chiesa o setta particolare.Ritorno al discorso dei talenti con cui ho aperto il messaggio affermando che non c'è alcun essere umano,credente o meno, che non abbia almeno un talento da mettere in gioco e da far fruttare per rendere più ricca la sua spiritualit�* (o valore personale).Fare bene,coscienziosamente e onestamente il proprio lavoro(qualsiasi esso sia)è gi�* un talento;essere un bravo genitore è un talento,saper ascoltare senza giudicare è un talento,insegnare,curare,scrivere,parlare,governar e bene,aiutare i meno fortunati sono talenti.I talenti possono aumentare fino all'annullamento di sè a favore degli altri.Davanti a Dio chi ha pochi talenti non vale certo meno di chi ne ha molti poichè Dio non fa scale di valori ma..a chi più ha ..più sar�* chiesto.Chi ha poco e non lo sfrutta perde anche quel poco.L'importante quindi è far fruttare ciò che in effetti Lui ci ha concesso(chi ha tanti talenti e non li sfrutta vale meno di chi ne ha uno solo e fa di tutto per valorizzarlo.Un idraulico che ripara gratuitamente o per poco il rubinetto al vecchietto indigente non vale meno di un grande predicatore o di un missionario che dedica la vita ai derelitti(in realt�* sono i derelitti che valorizzano chi li aiuta!)Il valore fondamentale delle azioni è uguale per tutti(stesso peso,stessa moneta).Anche un disabile grave fisico o psichico ha una sua dignit�* nel mondo.La sua vita contribuisce a testimoniare all'umanit�* che il corpo ha un'importanza relativa e il suo sacrificio continuo diventa esempio di spirito paziente in un fisico martoriato.Ciò può aiutare a far riflettere e a migliorare il rapporto con la vita di molte persone che,pur avendo tutto,sono infelici.L'importante non è ciò che si ha ma ciò che si è.La sofferenza è dovuta al male di questo mondo dove dobbiamo vivere e non certo a Dio che non è nè un sadico nè un castigatore come affermano determinate religioni.Purtroppo si tende a dare a Dio tutte le colpe senza notare l'infinit�* di cose belle!La cosa strana è che anche molti che dicono di non credere in Dio lo colpevolizzano ma,se non c'è, come può avere colpe?Concludo dicendo che è il caso di chiederci che talenti abbiamo e come possiamo investirli:sicuramente saremo più ricchi(una ricchezza con la R maiuscola!)

    https://www.youtube.com/watch?v=lTCOk2Dg6R0 consiglio questo video intitolato "Felicit�* nella vita quotidiana"
    Ti ringrazio! Il tuo post invita a riflettere. Poichè Dio, i Suoi talenti, li distribuisce a ogni Uomo e a ogni Donna che viene al mondo...
    Sta a ciascuno di noi farli fruttare o, per paura, sotterrarli.
    amate i vostri nemici

  6. #6
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Ti ringrazio! Il tuo post invita a riflettere. Poichè Dio, i Suoi talenti, li distribuisce a ogni Uomo e a ogni Donna che viene al mondo...
    Sta a ciascuno di noi farli fruttare o, per paura, sotterrarli.
    Non credo che la parabola dei talenti sia rivolta a tutti; Gesù la rivolse ai capi del popolo e particolarmente agli scribi.
    Grandi cose sono state affidate loro da Dio: la guida spirituale del popolo, la scienza della sua volontà, la chiave della regalità di Dio. Ora è alle porte il giudizio di Dio, per esaminare se i teologi hanno giustificato la grande fiducia di Dio o ne hanno abusato, se hanno usato il dono di Dio o se, per egoismo o eccessivo timore, ne hanno privato i loro fratelli, se a questi ultimi essi hanno aperto la porta del Regno di Dio o l'hanno chiusa.
    Il loro giudizio sarà particolarmente duro. Chi conosceva la volontà di Dio, dice ad essi l'immagine dei due schiavi ( Lc 12,47-48a) sarà punito più duramente del popolo che non conosce la legge.
    In sostanza quello che ho sempre sostenuto al tuo generalizzato punire e premiare. I talenti di Gesù riguardano i doni ricevuti da Dio non certo la facoltà di fare meglio o peggio le cose di questo mondo; inoltre certi talenti ricevono già su questo mondo il merito nella riconoscenza umana, non ricevendolo quindi altrove.

  7. #7
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    Che Dio sarebbe, rifletti, se affidasse i Suoi talenti solo a qualcuno? Ognuno di noi ne ha uno. O più di uno. Poichè tutti siamo figli Suoi. Forse che un padre fa parzialità, differenze, ingiustizie coi figli?
    amate i vostri nemici

  8. #8
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    Come che Dio sarebbe?
    A parte che ti ho riportato la migliore interpretazione della parabola, che poi corrisponde probabilmente al significato storico.. Tu poi puoi interpretarla come vuoi. Filtrando il tuo discorso su me stesso posso dire che se avessi avuto dei talenti non cercherei di nuotare come un matto per tenermi a galla.

  9. #9
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    Dio non fa parzialità: O li dà o non li dà, i Talenti. Non può dire li dò a Conogelato e a Crepuscolo no. Poiche te ed io siamo Figli ed Eredi....

    Matteo 25,14-15: Una porta per entrare nella storia della parabola

    La parabola racconta la storia di un uomo che, prima di mettersi in viaggio, distribuisce i suoi beni agli impiegati, dando cinque, due ed un talento, secondo la capacità di ognuno di loro. Un talento corrisponde a 34 chili d'oro, il ché non è poco! In definitiva tutti ricevono la stessa cosa, perché ognuno di loro riceve "secondo la sua capacità". Chi ha la tazza grande la riempie, chi ha la tazza piccola, la riempie anche lui. Ecco che il padrone va all'estero e vi rimane molto tempo. Il racconto ci lascia un po' sospesi. Non sappiamo perché il padrone distribuisce il suo denaro agli impiegati, non sappiamo quale sarà la fine del racconto. Forse lo scopo è che tutti coloro che ascoltano la parabola devono cominciare a confrontare la loro vita con la storia descritta nella parabola.

    Matteo 25,16-18: Il modo di agire di ciascun impiegato

    I due primi impiegati lavorano e raddoppiano i talenti. Ma colui che ha ricevuto un talento lo seppellisce, per conservarlo bene e non perderlo. Si tratta di beni del Regno che sono dati alle persone ed alle comunità secondo le loro capacità. Tutti e tutte ricevono qualche bene del Regno, ma non tutti rispondono allo stesso modo!

    Matteo 25,19-23: Rendiconto del primo e del secondo impiegato

    Dopo molto tempo, il proprietario ritorna per fare i conti con gli impiegati. I due primi dicono la stessa cosa: "Padrone mi ha dato cinque/due talenti. Ecco altri cinque/due che ho guadagnato!" Ed il padrone risponde allo stesso modo a tutti e due: "Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone."

    Matteo 25,24-25: Rendiconto del terzo impiegato

    Il terzo impiegato arriva e dice: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo!" In questa frase appare un'idea sbagliata di Dio che è criticata da Gesù. L'impiegato vede in Dio un padrone severo. Davanti a un Dio così, l'essere umano ha paura e si nasconde dietro l'osservanza esatta e meschina della legge. Pensa che agendo in questo modo eviterà il giudizio e che la severità del legislatore non lo castigherà. Così pensavano alcuni farisei. In realtà, una persona così non ha fiducia in Dio, bensì ha fiducia in se stessa e nella sua osservanza della legge. E' una persona rinchiusa in se stessa, lontana da Dio e non riesce a preoccuparsi degli altri. Diventa incapace di crescere come una persona libera. Questa immagine falsa di Dio isola l'essere umano, uccide la comunità, non fa vivere la gioia ed impoverisce la vita.

    Matteo 25,26-27: Risposta del padrone al terzo impiegato

    La risposta del padrone è ironica. Lui dice: "Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse!" Il terzo impiegato non è stato coerente con l'immagine severa che aveva di Dio. Se avesse immaginato Dio così severo, avrebbe dovuto per lo meno depositare il denaro in banca. Per questo è stato condannato non da Dio, ma dall'idea sbagliata che aveva di Dio e che lo lascia più spaventato ed immaturo di quanto era. Non era possibile per lui essere coerente con l'immagine che aveva di Dio, poiché la paura paralizza la vita.

    Matteo 25,28-30: La parola finale del padrone che chiarisce la parabola

    Il padrone chiede di togliergli il talento e darlo a chi già ne ha: "Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha." Ecco la chiave che chiarisce tutto. In realtà i talenti, "il denaro del padrone", i beni del Regno, sono l'amore, il servizio, la condivisione, il dono gratuito. Talento è tutto ciò che fa crescere la comunità e che rivela la presenza di Dio. Quando ci si chiude in se stessi per paura di perdere il poco che si ha si perde perfino quel poco che si ha, perché l'amore muore, la giustizia si indebolisce, la condivisione sparisce. Invece la persona che non pensa a sé e si dona agli altri, cresce e riceve sorprendentemente tutto ciò che ha dato e molto di più. "Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà" (Mt 10,39).

    c) Approfondimento:

    La moneta diversa del Regno:

    Non c'è differenza tra coloro che ricevono di più e coloro che ricevono di meno. Tutti ricevono secondo la loro capacità. Ciò che importa è che il dono sia posto al servizio del Regno e che faccia crescere i beni del Regno che sono l'amore, la fraternità, la condivisione. La chiave principale della parabola non consiste nel produrre talenti, ma indica il modo in cui bisogna vivere la nostra relazione con Dio. I primi due impiegati non chiedono nulla, non cercano il proprio benessere, non guardano i talenti per sé, non calcolano, non misurano. Con la più grande naturalità, quasi senza rendersene conto e senza cercare merito per loro, cominciano a lavorare, affinché il dono ricevuto frutti per Dio e per il Regno. Il terzo impiegato ha paura e, per questo, non fa nulla. Secondo le norme dell'antica legge, lui agisce in modo corretto. Si mantiene nelle esigenze stabilite. Non perde nulla, ma nemmeno guadagna nulla. Per questo perde perfino ciò che aveva. Il Regno è rischio. Chi non vuole correre rischi, perde il Regno!

    https://www.qumran2.net/parolenuove/...mostra_id=5573
    amate i vostri nemici

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Dio non fa parzialità: O li dà o non li dà, i Talenti. Non può dire li dò a Conogelato e a Crepuscolo no.
    Sarà come ti pare, ma il messaggio non era constatare qualcosa, ma colpire i suoi interlocutori, appunto gli scribi, i quali, responsabili della gestione divina interpretando la Legge, avevano però anteposto i loro interessi impastati di denaro e potere ( il tempio a suo avviso era diventato un covo di ladroni) a quelli di Dio invocati continuamente dai profeti.
    Poi, per capire meglio il senso, dovresti immedesimarti nell'ambiente ebraico del tempo e riflettere su come Dio fosse concepito.
    Cono nonostante, a te piacerebbe l'idea ma a me no ( sono stato un anno in collegio dai "Fratelli delle scuole cristiane" e mi è bastato, il secondo anno tela), non siamo preti impegnati a parlare in nome di Dio, io non ho alcun imprimatur, quello che dico è perché lo penso io, e mi basta.

  11. #11
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Dio non fa parzialità: O li dà o non li dà, i Talenti. Non può dire li dò a Conogelato e a Crepuscolo no. Poiche te ed io siamo Figli ed Eredi....

    Matteo 25,14-15: Una porta per entrare nella storia della parabola

    La parabola racconta la storia di un uomo che, prima di mettersi in viaggio, distribuisce i suoi beni agli impiegati, dando cinque, due ed un talento, secondo la capacità di ognuno di loro. Un talento corrisponde a 34 chili d'oro, il ché non è poco! In definitiva tutti ricevono la stessa cosa, perché ognuno di loro riceve "secondo la sua capacità". Chi ha la tazza grande la riempie, chi ha la tazza piccola, la riempie anche lui. Ecco che il padrone va all'estero e vi rimane molto tempo. Il racconto ci lascia un po' sospesi. Non sappiamo perché il padrone distribuisce il suo denaro agli impiegati, non sappiamo quale sarà la fine del racconto. Forse lo scopo è che tutti coloro che ascoltano la parabola devono cominciare a confrontare la loro vita con la storia descritta nella parabola.

    Matteo 25,16-18: Il modo di agire di ciascun impiegato

    I due primi impiegati lavorano e raddoppiano i talenti. Ma colui che ha ricevuto un talento lo seppellisce, per conservarlo bene e non perderlo. Si tratta di beni del Regno che sono dati alle persone ed alle comunità secondo le loro capacità. Tutti e tutte ricevono qualche bene del Regno, ma non tutti rispondono allo stesso modo!

    Matteo 25,19-23: Rendiconto del primo e del secondo impiegato

    Dopo molto tempo, il proprietario ritorna per fare i conti con gli impiegati. I due primi dicono la stessa cosa: "Padrone mi ha dato cinque/due talenti. Ecco altri cinque/due che ho guadagnato!" Ed il padrone risponde allo stesso modo a tutti e due: "Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone."

    Matteo 25,24-25: Rendiconto del terzo impiegato

    Il terzo impiegato arriva e dice: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo!" In questa frase appare un'idea sbagliata di Dio che è criticata da Gesù. L'impiegato vede in Dio un padrone severo. Davanti a un Dio così, l'essere umano ha paura e si nasconde dietro l'osservanza esatta e meschina della legge. Pensa che agendo in questo modo eviterà il giudizio e che la severità del legislatore non lo castigherà. Così pensavano alcuni farisei. In realtà, una persona così non ha fiducia in Dio, bensì ha fiducia in se stessa e nella sua osservanza della legge. E' una persona rinchiusa in se stessa, lontana da Dio e non riesce a preoccuparsi degli altri. Diventa incapace di crescere come una persona libera. Questa immagine falsa di Dio isola l'essere umano, uccide la comunità, non fa vivere la gioia ed impoverisce la vita.

    Matteo 25,26-27: Risposta del padrone al terzo impiegato

    La risposta del padrone è ironica. Lui dice: "Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse!" Il terzo impiegato non è stato coerente con l'immagine severa che aveva di Dio. Se avesse immaginato Dio così severo, avrebbe dovuto per lo meno depositare il denaro in banca. Per questo è stato condannato non da Dio, ma dall'idea sbagliata che aveva di Dio e che lo lascia più spaventato ed immaturo di quanto era. Non era possibile per lui essere coerente con l'immagine che aveva di Dio, poiché la paura paralizza la vita.

    Matteo 25,28-30: La parola finale del padrone che chiarisce la parabola

    Il padrone chiede di togliergli il talento e darlo a chi già ne ha: "Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha." Ecco la chiave che chiarisce tutto. In realtà i talenti, "il denaro del padrone", i beni del Regno, sono l'amore, il servizio, la condivisione, il dono gratuito. Talento è tutto ciò che fa crescere la comunità e che rivela la presenza di Dio. Quando ci si chiude in se stessi per paura di perdere il poco che si ha si perde perfino quel poco che si ha, perché l'amore muore, la giustizia si indebolisce, la condivisione sparisce. Invece la persona che non pensa a sé e si dona agli altri, cresce e riceve sorprendentemente tutto ciò che ha dato e molto di più. "Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà" (Mt 10,39).

    c) Approfondimento:

    La moneta diversa del Regno:

    Non c'è differenza tra coloro che ricevono di più e coloro che ricevono di meno. Tutti ricevono secondo la loro capacità. Ciò che importa è che il dono sia posto al servizio del Regno e che faccia crescere i beni del Regno che sono l'amore, la fraternità, la condivisione. La chiave principale della parabola non consiste nel produrre talenti, ma indica il modo in cui bisogna vivere la nostra relazione con Dio. I primi due impiegati non chiedono nulla, non cercano il proprio benessere, non guardano i talenti per sé, non calcolano, non misurano. Con la più grande naturalità, quasi senza rendersene conto e senza cercare merito per loro, cominciano a lavorare, affinché il dono ricevuto frutti per Dio e per il Regno. Il terzo impiegato ha paura e, per questo, non fa nulla. Secondo le norme dell'antica legge, lui agisce in modo corretto. Si mantiene nelle esigenze stabilite. Non perde nulla, ma nemmeno guadagna nulla. Per questo perde perfino ciò che aveva. Il Regno è rischio. Chi non vuole correre rischi, perde il Regno!

    https://www.qumran2.net/parolenuove/...mostra_id=5573
    Per la replica ti rimando all'argomento che riporterò, altrimenti monopolizzeremmo la discussione iniziata da Rachele.......con improperi vari da parte dei più facinorosi.

  12. #12
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Citazione Originariamente Scritto da crepuscolo Visualizza Messaggio
    Sarà come ti pare, ma il messaggio non era constatare qualcosa, ma colpire i suoi interlocutori, appunto gli scribi, i quali, responsabili della gestione divina interpretando la Legge, avevano però anteposto i loro interessi impastati di denaro e potere ( il tempio a suo avviso era diventato un covo di ladroni) a quelli di Dio invocati continuamente dai profeti.
    Poi, per capire meglio il senso, dovresti immedesimarti nell'ambiente ebraico del tempo e riflettere su come Dio fosse concepito.
    Cono nonostante, a te piacerebbe l'idea ma a me no ( sono stato un anno in collegio dai "Fratelli delle scuole cristiane" e mi è bastato, il secondo anno tela), non siamo preti impegnati a parlare in nome di Dio, io non ho alcun imprimatur, quello che dico è perché lo penso io, e mi basta.
    Spesso gli scribi...i farisei...lo spirito ipocrita...è il nostro. Siamo noi. Gesù di Nazareth parla a quel gruppo di persone ma con valenza universale, Crep! Anche le Parole che seguono il suo discorso ("Non potete servire Dio e il denaro") son rivolte a chi udiva e di riflesso ad ogni Uomo e a ogni Donna. Nei secoli dei secoli.
    amate i vostri nemici

  13. #13
    Grazie per il tuo intervento.Non intendo fare proselitismo:fammi sapere cosa non ti piace.

  14. #14
    Dio è un Qualche cosa che si sente dentro ed è difficile far capire agli altri questa sensazione.Penso che ognuno riesce ad avere una sensazione personale di Dio se lo desidera e se lo cerca.Auguro sinceramente ad ogni persona di poter raggiungere un contatto con Dio non come culto esteriore ma come rapporto di fiducia.

  15. #15
    Grazie per la risposta.

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