Citazione Originariamente Scritto da Yele Visualizza Messaggio
Dunque io non capisco perché al giorno d'oggi viviamo una assurda contraddizione: molta gente teme la globalizzazione perchè la vede come un'omogeneizzazione di tutte le diversità, ma allo stesso tempo teme le diversità per paura del "diverso".
Sinceramente lo trovo un paradosso.
Nè la globalizzazione è in grado di appiattire la varietà umana, né la diversità è qualcosa di così terribile a mio avviso. Perché, in particolare gli occidentali, sono così riluttanti a confrontarsi con la complessità del mondo ? Sono (mediamente) più anziani ? Sono egoisti ? Sono culturalmente rigidi ? Non capisco.
la tesi andrebbe un po' articolata;
nel senso che quelli che noi chiamiamo "occidentali" rappresentano un'eccezione culturale, nel cui cluster c'è un nocciolo duro di pensiero individualista che è davvero un'eccezione, divenuta dominante;

per cui, hai un pensiero forte di tipo liberale, che ha una derivazione e una radice calvinista e culturalmente liberale, che si è diffusa nel filone britannico-olandese-nordamericano, che ha finito per informare le istituzioni delle altre culture di matrice europea, sempre piuttosto riluttanti;

il capitalismo premia la diversità, proprio perché ricalca il modello competitivo/selettivo della natura, dal momento che è sempre alla ricerca di vantaggi marginalistici; ma, ovviamente, si scontra col timore identitario di chi non partecipa direttamente all'ultimo miglio della creazione di quei margini ed è attaccato al proprio modo; da qui, le contraddizioni, che vanno analizzate in ogni contesto specifico;

invece, è una vizio eurocentrico quello di misurare la questione secondo le dinamiche occidentali - per esempio, secondo il modello etnocentrico - e dedurne una maggior ritrosia alle diversità; laddove, grossomodo, le culture extra-europee semplicemente non hanno visto sollecitare più di tanto le rispettive corazze identitarie/comunitarie;

infatti, più ci si avvicina all'Occidente, in termini di sollecitazioni storico politiche, più si osservano fenomeni "nevrotici" assimilabili, che semplicemente si esprimono in modo diverso perché quelle società non hanno avuto modo di elaborare la complessità della società capitalista e quelle dinamiche dove la diversità è un problema sociale;
cioè, se sei un dissidente in Russia, al posto delle purghe e dei gulag oggi ti avvelenano col polonio, anche se abiti a Londra; e non gliene frega una cippa di doversi giustificare; lo fanno e basta;
se sei "diverso" in Iran magari ti impiccano, senza farsi troppi problemi; nonostante Gandhi, in India hanno avuto e hanno parecchie difficoltà ad abolire sostanzialmente le caste; e in Estremo Oriente c'è una cultura pesantemente razzista, che ha dispiegato i suoi effetti durante l'ultima guerra;

a me piace tantissimo la cultura e la storia giapponese; ma quella è identitaria all'ennesima potenza, e in modo talmente nevrotico da rendere poco percepibile dall'esterno quanto, e non certo per colpa degli occidentali; solo per fare un esempio.