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Discussione: Perché la diversità è fondamentale

  1. #1
    abstract L'avatar di Yele
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    Perché la diversità è fondamentale

    La diversità, le migrazioni e il ritorno economico per le aziende e per noi stessi

    => (MA NON SOLO - aggiungo io, perchè nell'articolo c'è molto di più)

    Premessa

    Viviamo in un’epoca buia della nostra storia, nella quale si chiudono i porti ai migranti, si separano forzatamente i bambini dai propri genitori, si vogliono censire le diverse etnie, si discriminano le unioni che non siano eterosessuali. Probabilmente è necessario ripartire dalle basi, uscendo dalla propaganda politica che sta prendendo il sopravvento contro l’umanità stessa. Dobbiamo rivedere il concetto stesso di diversità, nelle aziende e nella vita di tutti i giorni, rischiando anche di ribadire l’ovvio, perché evidentemente così non è: in un mondo civile ed evoluto, l’articolo che segue non avrebbe senso.

    I migranti per cercare un posto più sicuro che permetta a loro almeno di sopravvivere, devono affrontare dei viaggi pericolosi e pieni di insidie, rischiando la propria vita e quella dei loro figli; ma c’è anche un altro viaggio che deve essere intrapreso, questa volta da tutti noi e dentro di noi, per apprezzare il valore della diversità che, se vista da altre prospettive, ci arricchisce (e non solo umanamente). Vi descriverò un viaggio che affronterà tutte le diversità, non solo quelle del migrante, perché c’è sempre uno straniero dal quale crediamo di doverci difendere, anche se parla la nostra lingua e ha la pelle del nostro stesso colore. E infine lo farò da una prospettiva necessariamente aziendale, vicina al mio vissuto, parlando in termini di fatturato e margini, perché purtroppo la filantropia non è mai stata un KPI presente in nessun tavolo dirigenziale, se non ai fini di brand identity, evidentemente poco efficaci.

    Si parte, ma fate attenzione: questo viaggio non si misura in miglia, come nel caso dell’Aquarius, ma in gradi di consapevolezza.


    Primo grado: chi sono i diversi

    Quale tipologie di persone mancano nelle aziende, soprattutto tra i top manager, tanto da riconoscerne la mancata diversità? Insomma, permettetemi una forzatura dialettica: chi sono i diversi? Stiamo parlando delle donne, delle persone di altre etnie, di altre culture, di gender diversi. Scritta così, ci sembrano minoranze, ma proviamo a definire il concetto di diversità usando il suo complemento:

    Per la maggior parte delle aziende sono diversi tutti coloro che non sono giovani uomini bianchi ed eterosessuali

    Questo è il primo grado di consapevolezza in questo viaggio sulle diversità: i cosiddetti diversi sono la stragrande maggioranza. A conti fatti, anche il termine diversità non è appropriato: probabilmente sarà stato coniato anch’esso dalla minoranza giovane, bianca ed eterosessuale.


    Secondo grado: correlazione tra la diversità e il ritorno economico per le aziende che la attuano

    Una importante ricerca della McKinsey intitolata “Diversity Matters” ci spiega, dati alla mano, come ci sia una stretta correlazione tra il grado di diversità introdotto nelle aziende e le loro relative performance finanziarie (EBIT).

    (...)

    Terzo grado: perché la diversità è importante

    Le ragioni sono molteplici, difficile metterle in ordine di importanza. Sempre McKinsey ci ricorda le principali:

    • Focalizzandosi sulle donne e le minoranze etniche si allarga la pletora di possibili talenti candidati da poter assumere
    • Nel Regno Unito, ad esempio, le donne e le varie minoranze etniche sono i principali clienti di prodotti consumer, si stima più dell’80%!
    • La diversità aumenta la soddisfazione degli impiegati di una azienda, riducendo i conflitti tra i vari gruppi e migliorando la collaborazione
    • La diversità alimenta l’innovazione e la creatività, migliorando tutti i processi di problem solving, facendo emergere più velocemente le nuove idee

    (...)

    Quarto grado: lo stato delle diversità per categoria

    Quando si parla di persone, categorizzare è una pratica deleteria e pericolosa, si rischia di entrare in un terreno viscido e paludoso dal quale è difficile uscirne indenni. Ma per superare il quarto grado di consapevolezza, è necessaria un’attenta disamina di tutte le realtà che ad oggi sono fuori, o quanto meno ai margini, del mondo lavorativo (e non solo). Questo perché, è bene ribadirlo, quando si parla di esclusioni, non ci sono solo i migranti. Lo straniero diventa un concetto astratto che include, non solo tutte le persone non bianche, ma anche tutte le donne, i gay, i trans, le lesbiche, e tutti coloro che hanno superato i 45 anni di età (bianchi e non)

    (...)

    Quinto grado: cosa fare per essere più inclusivi

    Siamo all’ultimo grado di consapevolezza, alla fine di questo nostro viaggio: una volta capita l’importanza della diversità e di come possa fare la differenza anche e soprattutto in termini di business, è necessario chiedersi cosa si è fatto e cosa si può fare per mettere in atto le relative politiche di inclusione.


    http://www.econopoly.ilsole24ore.com...ne-donne-lgbt/


    L'articolo fa riferimento anche a un articolo di Scientific American del 2014:

    “la fatica che implica la diversità può essere pensata come alla fatica di un esercizio che ci fortifica”

    “The pain associated with diversity can be thought of as the pain of exercise. You have to push yourself to grow your muscles. The pain, as the old saw goes, produces the gain. In just the same way, we need diversity—in teams, organizations and society as a whole—if we are to change, grow and innovate.”

    “How diversity makes us smarter“ - Katherin W. Phillips (2014)

    https://www.scientificamerican.com/a...es-us-smarter/

    Io penso che la diversità sia l'essenza di tutti i sistemi viventi. Non a caso sappiamo che è importante tutelare la biodiversità, perchè nella lotta tra organismi distruttivi e organismi produttivi, chi è più bravo a differenziarsi, vince. Se il virus muta più velocemente di quanto l'organismo attaccato si modifica per difendersi, è la fine.
    Dunque io non capisco perché al giorno d'oggi viviamo una assurda contraddizione: molta gente teme la globalizzazione perchè la vede come un'omogeneizzazione di tutte le diversità, ma allo stesso tempo teme le diversità per paura del "diverso".
    Sinceramente lo trovo un paradosso.
    Nè la globalizzazione è in grado di appiattire la varietà umana, né la diversità è qualcosa di così terribile a mio avviso. Perché, in particolare gli occidentali, sono così riluttanti a confrontarsi con la complessità del mondo ? Sono (mediamente) più anziani ? Sono egoisti ? Sono culturalmente rigidi ? Non capisco.

  2. #2
    Chiamatemi Margherita L'avatar di Magiostrina
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    "Le specie invasive costituiscono una minaccia importante e in rapido
    aumento per la biodiversità autoctona in Europa.
    Piante e animali che si insediano in nuovi habitat per loro inconsueti
    possono sopraff are la fl ora e la fauna autoctone e nuocere all’ambiente.
    Questi organismi sono noti come «specie invasive».
    Hanno anche un impatto sociale ed economico, ad esempio sulla salute
    umana, sulla pesca, sull’agricoltura e sulla produzione di alimenti.
    L’aumento degli scambi commerciali, del turismo e del trasporto di
    merci tra paesi diversi ne ha accelerato la diff usione.
    L’Unione europea attualmente spende almeno 12 miliardi di EUR
    all’anno per il controllo delle specie invasive e i danni da queste
    causati."
    (Da un depliant informativo della Commissione europea sulle specie alloctone invasive)

    Non è la diversità a preoccupare, ma la mescolanza troppo rapida e incontrollata che non consente alle specie e agli ambienti autoctoni di difendersi adeguatamente e di abituarsi alla convivenza.

  3. #3
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da Yele Visualizza Messaggio
    Dunque io non capisco perché al giorno d'oggi viviamo una assurda contraddizione: molta gente teme la globalizzazione perchè la vede come un'omogeneizzazione di tutte le diversità, ma allo stesso tempo teme le diversità per paura del "diverso".
    Sinceramente lo trovo un paradosso.
    Nè la globalizzazione è in grado di appiattire la varietà umana, né la diversità è qualcosa di così terribile a mio avviso. Perché, in particolare gli occidentali, sono così riluttanti a confrontarsi con la complessità del mondo ? Sono (mediamente) più anziani ? Sono egoisti ? Sono culturalmente rigidi ? Non capisco.
    la tesi andrebbe un po' articolata;
    nel senso che quelli che noi chiamiamo "occidentali" rappresentano un'eccezione culturale, nel cui cluster c'è un nocciolo duro di pensiero individualista che è davvero un'eccezione, divenuta dominante;

    per cui, hai un pensiero forte di tipo liberale, che ha una derivazione e una radice calvinista e culturalmente liberale, che si è diffusa nel filone britannico-olandese-nordamericano, che ha finito per informare le istituzioni delle altre culture di matrice europea, sempre piuttosto riluttanti;

    il capitalismo premia la diversità, proprio perché ricalca il modello competitivo/selettivo della natura, dal momento che è sempre alla ricerca di vantaggi marginalistici; ma, ovviamente, si scontra col timore identitario di chi non partecipa direttamente all'ultimo miglio della creazione di quei margini ed è attaccato al proprio modo; da qui, le contraddizioni, che vanno analizzate in ogni contesto specifico;

    invece, è una vizio eurocentrico quello di misurare la questione secondo le dinamiche occidentali - per esempio, secondo il modello etnocentrico - e dedurne una maggior ritrosia alle diversità; laddove, grossomodo, le culture extra-europee semplicemente non hanno visto sollecitare più di tanto le rispettive corazze identitarie/comunitarie;

    infatti, più ci si avvicina all'Occidente, in termini di sollecitazioni storico politiche, più si osservano fenomeni "nevrotici" assimilabili, che semplicemente si esprimono in modo diverso perché quelle società non hanno avuto modo di elaborare la complessità della società capitalista e quelle dinamiche dove la diversità è un problema sociale;
    cioè, se sei un dissidente in Russia, al posto delle purghe e dei gulag oggi ti avvelenano col polonio, anche se abiti a Londra; e non gliene frega una cippa di doversi giustificare; lo fanno e basta;
    se sei "diverso" in Iran magari ti impiccano, senza farsi troppi problemi; nonostante Gandhi, in India hanno avuto e hanno parecchie difficoltà ad abolire sostanzialmente le caste; e in Estremo Oriente c'è una cultura pesantemente razzista, che ha dispiegato i suoi effetti durante l'ultima guerra;

    a me piace tantissimo la cultura e la storia giapponese; ma quella è identitaria all'ennesima potenza, e in modo talmente nevrotico da rendere poco percepibile dall'esterno quanto, e non certo per colpa degli occidentali; solo per fare un esempio.
    c'� del lardo in Garfagnana

  4. #4
    abstract L'avatar di Yele
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    Citazione Originariamente Scritto da Magiostrina Visualizza Messaggio
    "Le specie invasive costituiscono una minaccia importante e in rapido
    aumento per la biodiversità autoctona in Europa.
    Piante e animali che si insediano in nuovi habitat per loro inconsueti
    possono sopraff are la fl ora e la fauna autoctone e nuocere all’ambiente.
    Questi organismi sono noti come «specie invasive».
    Hanno anche un impatto sociale ed economico, ad esempio sulla salute
    umana, sulla pesca, sull’agricoltura e sulla produzione di alimenti.
    L’aumento degli scambi commerciali, del turismo e del trasporto di
    merci tra paesi diversi ne ha accelerato la diff usione.
    L’Unione europea attualmente spende almeno 12 miliardi di EUR
    all’anno per il controllo delle specie invasive e i danni da queste
    causati."
    (Da un depliant informativo della Commissione europea sulle specie alloctone invasive)

    Non è la diversità a preoccupare, ma la mescolanza troppo rapida e incontrollata che non consente alle specie e agli ambienti autoctoni di difendersi adeguatamente e di abituarsi alla convivenza.
    questo sì, è vero

  5. #5
    abstract L'avatar di Yele
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    la tesi andrebbe un po' articolata;
    ma infatti ho posto il tema perché è interessante vedere altri punti di vista

  6. #6
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    Non è la diversità a preoccupare, ma la mescolanza troppo rapida e incontrollata che non consente alle specie e agli ambienti autoctoni di difendersi adeguatamente e di abituarsi alla convivenza.
    Una convivenza non sempre possibile, es fra un predatore tropicale e uno stanziale mediterraneo.
    Di fatto il diverso, se non crea problemi non genera nemmeno ostilita', cosa che in prima istanza porta a stanziarsi su un territorio proprio dove esercitare la propria legge e usanze.

  7. #7
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da meogatto Visualizza Messaggio
    Una convivenza non sempre possibile, es fra un predatore tropicale e uno stanziale mediterraneo.
    Di fatto il diverso, se non crea problemi non genera nemmeno ostilita', cosa che in prima istanza porta a stanziarsi su un territorio proprio dove esercitare la propria legge e usanze.
    tutti gli elementi nuovi vanno comunque a turbare un equilibrio, sempre mutevole;

    poi, dipende da quanto e come i dominanti riescono a percepire e gestire i rapporti di forza; i monarchi divenuti costituzionali stanno ancora sul trone e se la passano bene; così i ricchi di vedute aperte; sembrerebbe che le famiglie più ricche di oggi in Occidente siano grossomodo le stesse di 600 anni fa;

    mentre i re assolutisti e rigidi perdono la testa al patibolo, e gli avventuristi e massimalisti raramente si salvano e salvano patrimoni per gli eredi; questione di elasticità.
    c'� del lardo in Garfagnana

  8. #8
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    Le biodiversita' sono positive, ma le gazzelle non vanno a vivere con i leoni.
    Circa gli equilibri dipende da come vengono spostati perche' un equilibrio stabile puo' cambiare in uno lo stesso stabile, ma anche in uno instabile con contrappesi non adatti.

  9. #9
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da meogatto Visualizza Messaggio
    Le biodiversita' sono positive, ma le gazzelle non vanno a vivere con i leoni.
    Quella non è biodiversità perché la biodiversità è casuale......quello è Paradiso Terrestre con le maiuscole

  10. #10
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da meogatto Visualizza Messaggio
    Le biodiversita' sono positive, ma le gazzelle non vanno a vivere con i leoni.
    ci si trovano comunque; hanno sete e si abbeverano lungo le stesse rive, dove rischiano;
    Circa gli equilibri dipende da come vengono spostati perche' un equilibrio stabile puo' cambiare in uno lo stesso stabile, ma anche in uno instabile con contrappesi non adatti.
    non adatti a chi, e a cosa ?
    tutto cambia, sempre e continuamente, anche se non ce ne accorgiamo tuti allo stesso modo;
    sopravvive meglio chi è sufficientemente intelligente da individuare un punto efficiente di elasticità e ha la capacità di adeguarsi al mutamento;

    perisce chi non comprende per tempo i mutati rapporti di forza e si confronta con nemici più forti di quanto le proprie capacità siano in grado di far fronte in modo sostenibile.
    c'� del lardo in Garfagnana

  11. #11
    Chiamatemi Margherita L'avatar di Magiostrina
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    Citazione Originariamente Scritto da meogatto Visualizza Messaggio
    Una convivenza non sempre possibile, es fra un predatore tropicale e uno stanziale mediterraneo.
    Di fatto il diverso, se non crea problemi non genera nemmeno ostilita', cosa che in prima istanza porta a stanziarsi su un territorio proprio dove esercitare la propria legge e usanze.
    Il confine fra convivenza e invasione inizia dove le specie autoctone cominciano a soccombere.

  12. #12
    abstract L'avatar di Yele
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    Citazione Originariamente Scritto da Magiostrina Visualizza Messaggio
    Il confine fra convivenza e invasione inizia dove le specie autoctone cominciano a soccombere.
    che sciocca.. io pensavo che la specie umana fosse una sola

  13. #13
    Chiamatemi Margherita L'avatar di Magiostrina
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    Citazione Originariamente Scritto da Yele Visualizza Messaggio
    che sciocca.. io pensavo che la specie umana fosse una sola
    Già, ma non l'unica che popola il pianeta.

  14. #14
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    E non e' nemmeno omogenea, in particolare culturalmente cosa determinante per una convivenza.
    Con il problema aggiuntivo che anche i numeri sostenibili dal wellfare sono limitati come stanno dimostrando tutti.

  15. #15
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    Comunque lo si vede pure qui, in un contesto omogeneo di diversi, i conflitti insanabili che si generano, tollerabili solo in un ambiente virtuale, mortali in una convivenza reale forzosa.
    Quindi diversita' si, ma soggetta a molte condizioni.

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