Ho capito.
Ma forse è meglio chiarire; quando si parla di realtà non si può "osservare" la storia allo stesso modo in cui l'uomo osserva il suo mondo circostante, la natura, e osservandola si orienta.
Il rapporto dell'uomo verso la storia è diverso da quello verso la natura. Egli si differenzia dalla natura quando comprende se stesso nel proprio essere . Se si volge, invece, alla natura allora vi costata soltanto una realtà esistente che non è egli stesso.
Al contrario se si volge alla storia deve confessare a se stesso che egli è una parte della storia e che quindi dice riferimento ad un ambito coerente di rapporti ( ambito coerente di rapporti operativi), in cui egli stesso con il suo essere è intrecciato.
Dunque egli non può considerare questo ambito coerente di rapporti semplicemente come un qualcosa che esiste allo stesso modo della natura, bensì ogni volta che afferma qualcosa della storia nello stesso tempo, in un certo qual modo, afferma qualcosa di se stesso.
Quindi non ci può essere una considerazione oggettiva della storia nel senso in cui c'è una considerazione oggettiva della natura.