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Risultati da 16 a 26 di 26

Discussione: Altre interpretazioni di “Cristo sopra le nuvole”.

  1. #16
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Ho capito.
    Ma forse è meglio chiarire; quando si parla di realtà non si può "osservare" la storia allo stesso modo in cui l'uomo osserva il suo mondo circostante, la natura, e osservandola si orienta.
    Il rapporto dell'uomo verso la storia è diverso da quello verso la natura. Egli si differenzia dalla natura quando comprende se stesso nel proprio essere . Se si volge, invece, alla natura allora vi costata soltanto una realtà esistente che non è egli stesso.
    Al contrario se si volge alla storia deve confessare a se stesso che egli è una parte della storia e che quindi dice riferimento ad un ambito coerente di rapporti ( ambito coerente di rapporti operativi), in cui egli stesso con il suo essere è intrecciato.
    Dunque egli non può considerare questo ambito coerente di rapporti semplicemente come un qualcosa che esiste allo stesso modo della natura, bensì ogni volta che afferma qualcosa della storia nello stesso tempo, in un certo qual modo, afferma qualcosa di se stesso.
    Quindi non ci può essere una considerazione oggettiva della storia nel senso in cui c'è una considerazione oggettiva della natura.

  2. #17
    Opinionista L'avatar di Arcobaleno
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    Standing ovation for you!
    Grazie.
    Fate l'amore, non la guerra.
    Lavorare tutti, lavorare meno.

  3. #18
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    Ho capito.
    Ma forse è meglio chiarire; quando si parla di realtà non si può "osservare" la storia allo stesso modo in cui l'uomo osserva il suo mondo circostante, la natura, e osservandola si orienta.
    Il rapporto dell'uomo verso la storia è diverso da quello verso la natura. Egli si differenzia dalla natura quando comprende se stesso nel proprio essere . Se si volge, invece, alla natura allora vi costata soltanto una realtà esistente che non è egli stesso.
    Al contrario se si volge alla storia deve confessare a se stesso che egli è una parte della storia e che quindi dice riferimento ad un ambito coerente di rapporti ( ambito coerente di rapporti operativi), in cui egli stesso con il suo essere è intrecciato.
    Dunque egli non può considerare questo ambito coerente di rapporti semplicemente come un qualcosa che esiste allo stesso modo della natura, bensì ogni volta che afferma qualcosa della storia nello stesso tempo, in un certo qual modo, afferma qualcosa di se stesso.
    Quindi non ci può essere una considerazione oggettiva della storia nel senso in cui c'è una considerazione oggettiva della natura.
    cioè, fammi un esempio: tu che considerazione non oggettiva puoi esperire di un fatto ? per esempio, la liberazione di Mussolini sul Gran Sasso da parte di Otto Skorzeny;

    onestamente, non capisco il senso di questa digressione in relazione alla questione della responsabilità di ciò che si afferma come sistema morale; se io dico in giro che tu molesti i bambini non è che la mia versione diventa non questionabile, ancorché falsa, perché nella tua definizione di storico l'osservatore avrebbe una parte, a richiamare Heisenberg; non funziona così... se io ti calunnio, dovrebbero essere caxxi amari per me, e non per te.
    c'� del lardo in Garfagnana

  4. #19
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    Quello che voglio dire è che nella realtà non c'è moralità, c'è moralità nella storia che è fatta dagli uomini.
    La morale è solo una questione dell'uomo e della sua storia.
    Infatti quello che era morale ieri può non esserlo oggi, ma la realtà è sempre quella.

  5. #20
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da crepuscolo Visualizza Messaggio
    Quello che voglio dire è che nella realtà non c'è moralità, c'è moralità nella storia che è fatta dagli uomini.
    La morale è solo una questione dell'uomo e della sua storia.
    Infatti quello che era morale ieri può non esserlo oggi, ma la realtà è sempre quella.
    vabbè, vuoi dire che la morale è relativa ? è ovvio;

    ma, in concreto, questa è un'argomentazione che potrebbe esprimere un cultore di Nietszche che si diverte questionando di filosofia, non uno che si dice cristiano;
    ora, tu sei un brav'uomo, ma ragioni come uno caduto dal pero, sveglio dopo un sonno di un secolo;

    io ti ho posto una questione di un rilievo abissale, un'enormità, ma non per "gli ebrei", bensì per i cristiani; ovviamente, non per il popolino blaterante formule rituali, ma per quelli che riflettono; è un po' come se il tifoso di una squadra che abbia comprato gli ultimi dieci campionati per ordine del presidente e consapevoli dirigenti e giocatori si mettesse come niente fosse a questionare di un rigore negato nella partita x mentre si parla di radiarla per sempre da tutti campionati;

    il senso di tutto il Novecento per il cristiano dovrebbe essere lo sgomento per la consapevolezza della distruzione totale di ciò che abbiamo conosciuto come civiltà cristiana, con tutto il glorioso ambaradan narrativo che qui viene reiterato quotidianamente in perfetta allegria consolatoria;

    argomentare in termini di relativismo morale su 15 secoli di quella che avrebbe dovuto essere quella civiltà significa non rendersi conto dell'abisso di non-significato in cui è precipitata l'umanità che si è rispecchiata nella croce per tanti secoli; una volta tanto, cito anche io una canzone, nel caso Guccini: è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già;
    ci sono stati dei grandi, che ti possono essere noti, che hanno rappresentato l'angoscia - uno è stato papa Montini, e i milanesi in generale, ultimo Martini - ma comunicavano solo alle élites del pensiero; loro capivano perfettamente il senso non-senso delle parole dell'apostolo Gemelli che ho citate, ridondanti in quelle di centinaia di milioni di nuovi esecutori morali e materiali di Cristo;

    tutti i discorsi da catechesi pre-conciliare, le narrazioni evangeliche tradizionali e compagnia cantante che si leggono qui, oggi sono semplicemente grottesche; ma non perché lo dico io; è la sostanza che ti comunica qualsiasi uomo di fede di un certo livello, di ogni confessione cristiana; la sola eco di un discorso del tipo il mio fustino lava meglio degli altri,k comunque arrangiato, produce - o meglio, dovrebbe produrre - uno stridore eterno e insopportabile nella testa del cristiano autentico, per quello che richiama in termini di colpa inestinguibile, e induce al silenzio; non all'inazione, beninteso, ma alla testimonianza nel silenzio;

    te lo riporto come dato culturale, ovviamente, senza alcuna pretesa predicatoria; ma non so come dirlo altrimenti, tanto la cosa dovrebbe essere evidente ed enorme.
    c'� del lardo in Garfagnana

  6. #21
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    vabbè, vuoi dire che la morale è relativa ? è ovvio;

    ma, in concreto, questa è un'argomentazione che potrebbe esprimere un cultore di Nietszche che si diverte questionando di filosofia, non uno che si dice cristiano;
    Perché com'è fatto un cristiano?

  7. #22
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    Perché com'è fatto un cristiano?
    leggi attentamente: non ho argomentato su come sia fatto un cristiano, ma mi sono riferito a qualcuno che si dica cristiano;
    ma se ti vuoi mettere a fare sofismi ed eludere la questione che ho posto, mi rendo conto, ma abbandono, perché non ha senso.
    c'� del lardo in Garfagnana

  8. #23
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    argomentare in termini di relativismo morale su 15 secoli di quella che avrebbe dovuto essere quella civiltà significa non rendersi conto dell'abisso di non-significato in cui è precipitata l'umanità che si è rispecchiata nella croce per tanti secoli;
    Ma tu riesci a capire l'intensità della croce di Cristo?
    A me non importa come la cosiddetta civiltà l'ha considerata o la considera, a me interessa come io la considero affinché quel sacrificio in me non risulti vano. Te l'ho detto tante volte che uscendo dalla religione sono entrato in me stesso. La storia del cristianesimo la conosco, come conosco quelli che hanno abusato dell'idea di Cristo per farne una bandiera a cominciare da Costantino. A quei tempi ed anche ora Gesù venne e viene usato per gli scopi più diversi ma il suo messaggio è ben chiaro nella mia mente; non si può essere del o nel mondo ed essere di Gesù o con Gesù, è un paradigma liberatorio.
    Basterebbe essere sinceri con se stessi ed avere un po' di coraggio per uscire da quei binari che non sai dove potranno condurre.
    Quando scrivo non parlo di te ma parlo in generale, come una mia normale constatazione; posso parlare liberamente essendomi tolto da un passato blindato, basato su formule di equazioni dove i fattori possono passare da una parte all'altra senza alcuna soluzione, indefinitamente, e questo mio libero parlare deriva da un libero pensare. In definitiva io so che siamo tutti prigionieri di noi stessi e per quanto ne facciamo non potremo mai essere l'altro, ma nello stesso tempo so che l'altro è necessario per la nostra migliore conoscenza.
    Sarà pure soggettivismo in ricerca di oggettività ma a me sta bene così, non c'è un mondo al quale mi possa aggrappare ma ammetto che il dubbio è un buon inizio per avere certezze, e a piccoli passi procedo, ma sempre proiettato in avanti, avendo già da lungo tempo guardato all'indietro.
    Poi, quando finalmente si ha la coscienza pulita, si potrà dire: sarà quel che sarà, o "che serà serà" per restare in tema canzonatorio.

  9. #24
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    leggi attentamente: non ho argomentato su come sia fatto un cristiano, ma mi sono riferito a qualcuno che si dica cristiano;
    ma se ti vuoi mettere a fare sofismi ed eludere la questione che ho posto, mi rendo conto, ma abbandono, perché non ha senso.
    Infatti io mi dico cristiano.
    Macché sofismi, vorrei che il termine omnicomprensivo di cristiani fosse più dettagliato e cominciasse ad approfondirsi, poiché pur essendo io cristiano non mi riconosco con tanti cristiani. Per questo spesso parlo di veri credenti in contrapposizione ai falsi.
    Io non pretendo di giudicare ma è lo stesso vangelo che separa i veri dai falsi ed insegna come riconoscerli.
    Ultima modifica di crepuscolo; 12-09-2018 alle 23:19

  10. #25
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Ma tu riesci a capire l'intensità della croce di Cristo?
    A me non importa come la cosiddetta civiltà l'ha considerata o la considera, a me interessa come io la considero affinché quel sacrificio in me non risulti vano. Te l'ho detto tante volte che uscendo dalla religione sono entrato in me stesso. La storia del cristianesimo la conosco, come conosco quelli che hanno abusato dell'idea di Cristo per farne una bandiera a cominciare da Costantino. A quei tempi ed anche ora Gesù venne e viene usato per gli scopi più diversi ma il suo messaggio è ben chiaro nella mia mente; non si può essere del o nel mondo ed essere di Gesù o con Gesù, è un paradigma liberatorio.
    Basterebbe essere sinceri con se stessi ed avere un po' di coraggio per uscire da quei binari che non sai dove potranno condurre.
    Quando scrivo non parlo di te ma parlo in generale, come una mia normale constatazione; posso parlare liberamente essendomi tolto da un passato blindato, basato su formule di equazioni dove i fattori possono passare da una parte all'altra senza alcuna soluzione, indefinitamente, e questo mio libero parlare deriva da un libero pensare. In definitiva io so che siamo tutti prigionieri di noi stessi e per quanto ne facciamo non potremo mai essere l'altro, ma nello stesso tempo so che l'altro è necessario per la nostra migliore conoscenza.
    Sarà pure soggettivismo in ricerca di oggettività ma a me sta bene così, non c'è un mondo al quale mi possa aggrappare ma ammetto che il dubbio è un buon inizio per avere certezze, e a piccoli passi procedo, ma sempre proiettato in avanti, avendo già da lungo tempo guardato all'indietro.
    Poi, quando finalmente si ha la coscienza pulita, si potrà dire: sarà quel che sarà, o "che serà serà" per restare in tema canzonatorio.
    tutte chiacchiere, sul nulla; non perché il tuo personale sia il nulla, beninteso; ma perché vale come qualsiasi training autogeno, psicanalisi o altre facezie individualiste;

    qui si parla di una chiesa - nel senso di comunità millenaria - che ha mostrato il suo non-senso, il vuoto su tutto ciò che è stato detto; chiamare in causa un "Gesù" che non si sa cosa sia, dopo il Novecento, magari raccontandolo con la stessa tiritera tradizionale che ha generato quei mostri, è semplicemente grottesco;
    omettere la circostanza, non affrontare la questione, è pure peggio, la vera sconfessione di fede.
    c'� del lardo in Garfagnana

  11. #26
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    Senti inventetela pure tu la questione, più tempo passa e meno so quel che cerchi o quel che vai dicendo.
    Se io parlo parlo di quello che penso io, non posso certo parlare di quello che pensano gli altri.

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