appunto, il limite epistemologico del tuo ragionamento è che applica per default criteri inadeguati, perché non funzionali; la statistica non sbaglia, ma tu hai questa impressione, perché applichi ad un tiro di mortaio il criterio di valutazione del tiro di un cecchino; se io devo buttare giù una casa e alla prima correzione faccio "forcella" discostandomi di 10 o 12 m. dal centro è un risultato molto efficiente ed "esatto", perché il criterio di valutazione è quello di una relativa precisione per una deflagrazione che spiana tutto nel raggio di 25 mt X la rapidità di esecuzione; ma se io devo colpire col fucile un cecchino ad una finestra l'efficienza mi chiede una precisione di pochi cm.; se lo devo neutralizzare in copertura per alcuni secondi, mi basta concentrare una raffica in un mq. dipende tutto dalla finalità che ti proponi;
e io ti rispondo che per valutare questo devi osservare tutto il sistema secondo il dato di realtà; se parti dall'assunto di un cartello dell'inefficienza in grado di occultare tutto, non è escluso al 100% che sbagli, ma è estremamente improbabile, perché stai arbitrariamente escludendo - anche in buona fede, ma per un pregiudizio tecnicamente sbagliato - tante forze che operano in senso contrario; il premio per la competizione, la vastità del numero di competitori e la loro natura; per esempio, i copycats del farmaco indiani, con una platea di 1.3 miliardi di pazienti, se ne strabattono le palle di eventuali strategie delle farmaceutiche e partono dalla clonazione pirata dei principi attivi per sviluppare in competizione;quanto alle farmaceutiche ti dicevo dei vaccini. la domanda che ti pongo è: quanto conviene a una farmaceutica debellare il virus della malaria in africa? quanto potrebbe guadagnare da un somministrazione di massa del vaccino? poco, a causa della scarsità della domanda. e allora per ridurre i costi magari brevetta un vaccino che è in definitiva inefficace ma che costa niente. ovviamente prendendo accordi con le altre case farmaceutiche affinché non distribuiscano a loro volta un vaccino, più efficace. e ciò per non perdere il "mercato".
che è lo stesso, per molte altre cose: chiunque spende solo se c'è un'opinione generale che quella cosa valga, e fondata perlomeno su motivi logici; l'opinione ormai conta persino per il sale e l'acqua minerale; tutto è pubblicizzato come "migliore di altro" e nessuno acquista per il mero valore d'uso; se un'opera d'arte mostra tratti che spiegano concettualmente il suo valore, si presta; che è cosa diversa dal piacere immediato che può suscitare, il quale a sua volta è facilmente condizionabile dalla consapevolezza;quella che descrivi io la definirei "cultura del niente". c'è davvero gente che non sa più come schiaffeggiare la miseria...ciò ovviamente non depone a favore del tuo ragionamento. se tanto mi dà tanto oggi non è più il mondo dell'arte a dire se un'opera vale ma quanto si è disposti a spendere per una "stravaganza"...
scusa eh, ma "trascendente" vuol dire esattamente ciò di cui non è possibile fare esperienza; infatti, alla frase successiva ribalti il concetto, più vicino all'efficienza:questa poi...ma in definitiva mi rendo conto che se non ne fai esperienza, del trascendente, non riesci ad avere "fiducia" in esso...io modestamente ho avuto le inerenti esperienze e ci credo. ma capisco il tuo non credere.
tu disponi di sensi, ma di quelli di una pluralità, e di strumenti; come sopra, è irrilevante la questione di una "verità" assoluta, che nessuna scienza persegue come tale; quello che conta è la funzionalità dello strumento interpretativo; il farmaco cura ? se sì, le premesse osservate sono verificate; ha effetti collaterali eliminabili con un diverso dosaggio ? l'efficienza è ancora maggiore, ecc...la frase "credere è sapere" vuol dire che se non posso dimostrare la "realtà" del Reale allora quello che percepisco con i sensi non è la vera realtà. è ciò che io "credo" attraverso i sensi che la realtà sia. l'impasse logica è evidente. per superarla non posso fare altro che attribuire valore veritativo a ciò che percepisco coi sensi...
poi, puoi anche pensare per tuoi motivi che soffrire ti fortifica, oppure pensare che quando possibile è meglio non intossicare il fegato; a me è successo spesso di evitare anti-infiammatori perché nel complesso, tra entità del dolore, aspettativa di efficacia e pigrizia rispetto alla fila di anziani in farmacia, potevo resistere; ma questo non mi autorizza a pontificare sull'opportunità di quel principio attivo.