nel Cattolicesimo l'iconografia aveva un ruolo molto importante, perché comunicava al volgo - per quei tempi di analfabetismo in modo quasi esclusivo - l'umore" dei dottrinari, e ciò che a quelli giungeva dal "mondo" come domanda;
forse ne hai già nozione, ma le rappresentazioni del Cristo dei primi secoli sono parecchio significative: un dio apollineo, dai tratti giovanili e ottimistici, capelli corti e senza barba, un leader guaritore, in nulla e per nulla sofferente o che intimasse contrizione, severità o austerità; e molto diversa dall'icona prima ieratica, con barba autorevole e mano alzata nell'atto di prescrivere, e poi sofferente e spaventosa sulla croce, dei secoli successivi;
spiegabilmente, questa nozione è poi stata relegata alla specialità della storia dell'arte, quando dovrebbe avere un notevole rilievo filologico nel valutare i documenti dottrinari e l'humus in cui è stata costruita retrospettivamente la figura;
può darsi che nei primi secoli il controllo dei dottrinari sull'iconografia fosse meno stringente, ma quelle rappresentazioni così diverse da quelle che diamo per scontate indirettamente dovrebbero dirla lunga sul grado ampio di elaborazione cui era soggetta la rappresentazione in termini di ciò che giungeva ai fedeli.