Da "Dio passa nel mondo", testo bahà'ì scritto da Shoghi Effendi:

8:23 Così fecondo fu quel periodo che, secondo la testimonianza
di Nabíl che a quel tempo viveva a Baghdad,
nei primi due anni dopo il Suo ritorno dal ritiro, i versetti
non trascritti che fluivano dalle Sue labbra in un sol giorno
equivalevano in media all’intero Corano! Quanto ai versetti
che dettò o scrisse, il loro numero non fu meno rilevante del
materiale che contenevano o della varietà degli argomenti
che trattavano. Gran parte di questi scritti, in verità la
maggior parte, è purtroppo irrimediabilmente perduta alla
posterità. Una fonte autorevole come l’amanuense di Bahá’u’lláh,
Mírzá Áqá Ján, afferma, come dice Nabíl, che per
espresso Suo ordine centinaia di migliaia di versetti, perlopiù
scritti di Suo pugno, furono distrutti e gettati nel
fiume. «Vedendomi riluttante a eseguire i Suoi ordini»,
Mírzá Áqá Ján ha raccontato a Nabíl, «Bahá’u’lláh mi
rassicurava dicendomi: “Non c’è nessuno in questo momento
che sia degno di ascoltare queste melodie”… Non
una sola volta o due, ma innumerevoli volte mi fu imposto
di ripetere questo atto».