Citazione Originariamente Scritto da Pazza_di_Acerra Visualizza Messaggio
No, la differenza è che se io dico "musica classica" il 99% della gente capisce a che cosa intendo riferirmi, giusto o sbagliato che sia concettualmente, se invece parlo di "quel gioco sui quadretti" molti (forse i più) potrebbero pensare alla dama...
appunto, capisce che ?
una categoria che mette nello stesso scaffale Palestrina e Moskowitz, Haendel e Bartok; al massimo capisce che è una cosa che si suona nelle sale da concerto dove vecchie signore artritiche fanno sfoggio di pellicce e checche isteriche litigano in piccionaia sull'opportunità che il tal tenore passi ad un registro baritonale perché gli gracchiano gli acuti

poi, uno paga le tasse per mandare i figli a scuola, dove dovrebbero apprendere cosa sia il classicismo, ma si plaude al ricorso a pera a certi termini; ora, capirei lo dicesse una capra; ma una persona istruita che si interessa alla questione musicale dovrebbe manifestare una qualche sensibilità all'uso di un linguaggio corretto, a sottintendere idee corrette;

Citazione Originariamente Scritto da Magiostrina Visualizza Messaggio
Secondo me bisogna che trovi un altro nome, perchè a parte il jazz anche oggi la musica leggera (questo termine ti va bene o per logica la chiamiamo inesatta?) si suona con gli spartiti, no?
spesso ricorrono agli spartiti anche i jazzisti; il punto è che l'esattezza - nel senso della fedeltà filologica alle indicazioni dell'autore - per la musica leggera non è un "valore" essenziale, benché alcune parti di supporto siano scritte per orchestra; cioè, se Lucio Battisti cantava una canzone per chitarra e voce, il fatto che nella versione del disco suonasse un'orchestra è irrilevante per quel formato; mentre nella musica "classica" sarebbe impensabile un taglio di voci; al massimo, le sezioni orchestrali possono essere ridimensionate, togliendo unisoni dove due strumenti identici suonano la stessa partitura, e purché in modo equilibrato; altrimenti avresti una trascrizione, un adattamento, ecc... che sono letteralmente un'opera diversa;
Subalterni a che cosa? Non sono d'accordo con la tua visione spregiativa del gusto di massa. Il gusto collettivo ci mette tempo a modificarsi, è vero, ma perchè dobbiamo avere fretta? E del resto è a questo che serve l'arte, a precorrere i tempi e a introdurre nuovi canoni di bellezza. Se tutti fossimo in grado di capire al volo, non ci sarebbero più artisti. Poi forse più che un problema di mentalità è una questione di divulgazione e di pigrizia: la gente si fissa sul quel poco che conosce, ma se conoscesse di più apprezzerebbe anche altro.
non è disprezzo, ma la constatazione di un fenomeno evidente e registrato dalla storia sociale dell'arte, dall'estetica, dalla critica nel suo complesso:
da quando la società è diventata - progressivamente - di massa, la frequentazione dell'arte e del "bello" - di ciò che è ritenuto tale, o si crede sia tale - in generale è divenuto un accessorio di promozione dell'immagine sociale in quei ceti borghesi "mobili", ai quali si apriva la possibilità di un ascensore sociale col denaro;

la subalternità è quella rispetto al gusto della classe agiata, che la maggioranza cerca di emulare, oppure rifiuta, ma senza contrapporvi un gusto in competizione, consapevole; non è un mio personale giudizio, ma un fatto storico, che spiegherebbe anche l'avvento del "critico" di professione, che fornisce passaggi ai parvenus sull'autobus del "nuovo" e concettuale, che nessuno può permettersi di perdere; ma su questo non mi dilungo perché ti faresti du' ovaie tante