Da Le lezioni di San Giovanni d’Acri:

11 Commento all’undicesimo capitolo della rivelazione di S. Giovanni. (Testo completo).

Al principio dell’undecimo capitolo della rivelazione
di S. Giovanni è detto: “Poi mi fu data una canna, simile
a una verga. E l’angelo si presentò a me dicendo: "Levati
e misura il tempio di Dio, e l’altare, e quelli che adorano
in esso; ma tralascia il cortile fuori del tempio e non misurarlo,
poiché è stato dato ai Gentili ed essi calcheranno
la santa città per lo spazio di 42 mesi"».
Questa canna è l’uomo perfetto paragonato ad una
canna e la portata del paragone è questa: Come l’interno
di una canna, quando è vuota e libera di tutto, può produrre
melodie meravigliose, dato che il suono e le melodie
non provengono dalla canna stessa ma dal flautista
che la suona, così il cuore santificato di quest’essere
benedetto è libero e vuoto di tutto eccetto Dio, puro ed esente
da legami con qualsiasi condizione umana ed è il
compagno dello Spirito Divino. Tutto ciò che pronunzia
non viene da lui, ma dal vero flautista ed è quindi
d’ispirazione divina. Ecco perché esso è paragonato a
una canna e questa canna è come un bastone, cioè l’aiuto
d’ogni impotente e il sostegno degli esseri umani. La
canna è il bastone del Pastore Divino, col quale Egli guida
il Suo gregge verso i pascoli del Regno.
Poi è detto: “E l’Angelo si presentò a me dicendo:
- Levati e misura il tempio di Dio; e l’altare e quelli che
adorano in esso -”, cioè paragona e misura; misurare è
scoprire la proporzione. Così l’Angelo disse: “Confronta
il tempio di Dio, e l’altare e coloro che l’adorano in esso”;
cerca cioè qual è la loro vera condizione e scopri in
quale grado ed in quale situazione essi si trovino, e quali
condizioni, perfezioni, condotta e qualità posseggano, e
apprendi i misteri di quelle anime che dimorano nel Santo
dei Santi in purezza e santità. "Ma tralascia il cortile
fuori del tempio e non misurarlo; poiché è stato
dato ai Gentili". Al principio del VII secolo dell’era cristiana,
quando Gerusalemme fu conquistata, il Santo dei
Santi, cioè il tempio che Salomone aveva edificato, venne
apparentemente risparmiato; ma al di fuori del Santo
dei Santi, il “cortile esterno” fu preso e dato ai Gentili.
“Ed essi calcheranno la santa città per lo spazio di 42
mesi”, equivalente a 1260 giorni ed essendo ogni giorno
equivalente a un anno, con questo calcolo si giunge a
1260 anni, durata del ciclo coranico.
Poiché secondo i testi del Libro Sacro ogni giorno
equivale a un anno, come è chiaramente detto nel quarto
capitolo, versetto 6, di Ezechiele: “E porta l’iniquità del
la casa di Giuda per 40 giorni; io ti ordino un giorno per
un anno”.
Queste profezie hanno inizio al tempo dell’apparizione
dell’islam, quando Gerusalemme venne calpestata,
il che significa che fu disonorata. Ma il Santo dei
Santi fu risparmiato, protetto e rispettato, e questi avvenimenti
durarono fino al 1260. Questi 1260 anni costituiscono
una profezia che si riferisce alla manifestazione
del Báb, (il precursore) di Bahá’u’lláh, che ebbe luogo
nell’anno 1260 dell’Egira di Muḥammad e, dato che il
periodo di 1260 anni è terminato, Gerusalemme, la Città
Santa, si avvia a ridiventare prospera, popolata e fiorente.
Tutti coloro che hanno visto Gerusalemme 60 anni fa
e che la vedono ora, riconoscono come essa sia tornata a
essere popolata e fiorente e come, ancora una volta, sia
rispettata.
Tale è il significato apparente dei versetti della Rivelazione
di S. Giovanni; ma essi hanno anche una interpretazione
e un significato simbolico. La legge di Dio
consta di due parti; una è la base fondamentale che comprende
tutte le cose spirituali, che si riferisce, cioè, alle
virtù spirituali e alle qualità divine, e non muta né si modifica;
è il Santo dei Santi che è l’essenza della legge di
Adamo, di Noè, di Abramo, di Mosé, di Cristo, di
Muḥammad, del Báb e di Bahá’u’lláh, che dura ed è stabilita
in tutti i cicli profetici. Questa legge non sarà mai
abrogata, poiché essa è verità spirituale e non materiale; è
la fede, la sapienza, la certezza, la giustizia, la pietà, la
virtù, la fiducia, l’amore di Dio, la pace interiore, la purezza,
l’abnegazione, l’umiltà, la dolcezza, la pazienza,
la costanza. Mostra pietà per i poveri, protegge gli oppressi,
dona ai miseri e rialza i caduti. Queste qualità divine,
questi comandamenti eterni non saranno mai aboliti;
anzi dureranno e saranno stabiliti per sempre. Queste
virtù dell’umanità si rinnoveranno in ognuno dei differenti
cicli poiché, alla fine di ogni ciclo, la Legge spirituale
di Dio, cioè le virtù umane, scompaiono e soltanto
ne sussiste la forma. Così presso gli Ebrei, alla fine del
ciclo di Mosé, che coincide con la manifestazione cristiana,
la Legge di Dio scomparve e rimase soltanto una
forma senza spirito. Il Santo dei Santi si allontanò da loro;
ma il cortile fuori di Gerusalemme - che è l’espressione
usata per la forma della religione - cadde nelle mani
dei Gentili. Allo stesso modo i princìpi fondamentali
della religione di Cristo, che costituiscono le virtù sublimi
dell’umanità, sono scomparsi e la sua forma è rimasta
nelle mani del clero e dei preti. Così pure i fondamenti
della religione di Muḥammad sono scomparsi, ma
la forma è rimasta nelle mani degli ‘ulamá ufficiali.
Questi fondamenti della Religione di Dio, che sono
spirituali e costituiscono le virtù dell’umanità, non possono
essere abrogati; essi sono immutabili ed eterni e si
rinnovano col ciclo di ogni profeta.
La seconda parte della Religione di Dio, che si riferisce
al mondo materiale e comprende il digiuno, la preghiera,
gli esercizi del culto, il matrimonio, il divorzio,
l’abolizione della schiavitù, i processi legali, le transazioni,
le indennità per omicidio, violenze, ladrocinio e
oltraggi, questa parte della Legge di Dio che si riferisce
alle cose materiali, viene trasformata in ogni ciclo profetico
conformemente alle esigenze dei tempi.
In breve, ciò che s’intende col termine “Santo dei
Santi” è la legge spirituale che non verrà mai modificata,
alterata o abrogata, mentre la Città Santa sta a significare
la legge materiale che può essere abrogata
; e questa
Legge materiale chiamata la Città Santa doveva avere
una durata di 1260 anni: “E io darò ai miei due testimoni
- vestiti di sacchi - di profetizzare ed essi profetizzeranno
1260 giorni”. Questi due testimoni sono Muḥammad, il
Messaggero di Dio, e ‘Alí, figlio di Abú Tálib. Nel Corano
è detto che Dio, rivolgendoSi a Muḥammad, il Messaggero
di Dio, disse: “Noi facemmo di te un testimone,
un Araldo di buone novelle e un ammonitore”. Cioè: Noi
ti abbiamo designato come testimone, come apportatore
di buone novelle e come colui che porterà il fardello della
collera di Dio. “Testimone” sta per colui la cui testimonianza
vaglierà gli eventi, e gli ordini di questi due testimoni
verranno dati per 1260 giorni, ossia per 1260 anni.
Ora, Muḥammad era la radice e ‘Alí il ramo, come
Mosè e Giosuè. È detto che essi sarebbero stati “vestiti
di sacchi” per indicare che essi, apparentemente, avrebbero
portato Vecchie vesti e non nuove; in altre parole,
al principio essi non splenderebbero allo sguardo dei popoli
né la loro Causa apparirebbe nuova, poiché la Legge
spirituale di Muḥammad corrisponde a quella di Cristo
nel Vangelo, e la maggior parte delle sue leggi relative
alle cose materiali corrispondono a quelle del Pentateuco.
Tale è il significato della “vecchia veste”.
Poi è detto: “Questi sono i due ulivi e i due candelieri
che stanno al cospetto del Signore della terra”. Le
due anime vengono paragonate a due ulivi, poiché in quel
tempo ci si serviva dell’olio d’oliva per alimentare le
lampade. Il significato del testo è: due esseri dai quali si
sprigiona lo spirito della saggezza di Dio, che è l’origine
della luce del mondo; queste luci di Dio dovevano irradiarsi
e splendere e perciò vengono paragonate a due
candelieri. Il candeliere è la sede della luce che da esso
si irradia; allo stesso modo la luce della guida divina doveva
splendere e irradiarsi da queste due anime illuminate.
Poi è detto: “Essi stanno al cospetto del Signore”, ossia
essi si sono posti al servizio di Dio, educando le creature
di Dio, come fecero con le tribù selvagge degli arabi
nomadi della penisola araba, che educarono in modo tale
che in quel periodo la civiltà araba raggiunse il più alto
livello e la sua fama si estese a tutto il mondo. “E se alcuno
li vuole offendere, fuoco esce dalla loro bocca e divora
i loro nemici”. Ossia: nessuno può resister loro e se
una persona volesse sminuire i loro insegnamenti e la loro
legge, verrebbe avviluppato e sterminato da questa
stessa legge che esce dalla loro bocca; mentre chiunque
tentasse di opporsi o far loro del male, o di odiarli, verrebbe
annientato da un semplice comando uscito dalle
loro bocche. E così avvenne; tutti i loro nemici furono
sconfitti, volti in fuga e annientati. Così Dio li assisté
con chiara evidenza.
È detto anche: “Costoro hanno podestà di chiudere il
cielo, sicché non cada la pioggia nel dì della loro profezia”;
cioè per la durata di quel ciclo essi sarebbero stati
sovrani. La Legge e gli insegnamenti di Muḥammad e le
delucidazioni e i commenti di ‘Alí sono un dono celeste;
se i profeti desiderano elargire questa grazia, hanno il potere
di farlo. Se non lo desiderano, la pioggia non cadrà;
in questo caso la pioggia sta per pioggia di grazie.
Poi è detto: “Hanno, parimenti, potestà sopra le acque
per convertirle in sangue”, intendendo che il potere profetico
di Muḥammad fu identico a quello di Mosè e il
potere di ‘Alí fu identico a quello di Giosuè; se lo volevano,
essi potevano trasformare le acque del Nilo in sangue
per gli egiziani e per coloro che li rinnegavano; ciò
che era ragione di vita per loro, poteva - per chi seguiva
l’ignoranza e l’orgoglio - diventare cagione di morte.
Così il regno, la ricchezza e il potere del Faraone e del
suo popolo, che erano la ragione della vita della nazione,
divennero, in seguito alla loro opposizione, al loro rifiuto
e al loro orgoglio, una ragione di morte, di distruzione,
di dispersione, di degradazione e di miseria. Perciò i due
testimoni avevano il potere di distruggere le nazioni.
Poi è detto: “E di colpire la terra con qualunque malanno
ogni volta che lo vorranno”; s’intenda con ciò che
essi avrebbero il potere e la forza materiale necessaria
per educare anche i malvagi, gli oppressori e i tiranni;
poiché Dio aveva concesso a questi due testimoni un potere
tanto esteriore quanto interiore per educare ed emendare
gli arabi nomadi, feroci, sanguinari e tiranni,
che vivevano come bestie da preda.

‘Abdu’l-Bahà identifica i due testimoni di Apocalisse 11 con Maometto e Alì. Io li ho identificati con Enoc ed Elia. Ovviamente l'interpretazione di tutto il capitolo cambia a seconda di chi abbia ragione. Nel mio caso i tempi delle testimonianze sarebbero letterali, non diluiti in 1260 anni.
‘Abdu’l-Bahà non ha mai detto di aver ricevuto rivelazioni dirette da Dio, per cui non siamo obbligati a credere ciecamente a tutto ciò che afferma, pure se contiene un'infinita saggezza e grande intelligenza, che si manifestano anche in questa interpretazione.