Per alcuni può essere importante analizzare questo personaggio.
Nel "Vangelo copto di Tomaso":

12. I discepoli dissero a Gesù: - Sappiamo che te ne andrai da noi. Chi tra di noi sarà il più grande? - Gesù rispose loro: - Dal luogo ove sarete giunti andrete da Giacomo, il giusto, per il quale sono stati fatti il cielo e la terra. –

Nella "Storia di Giuseppe falegname" (4:2):

Quindi il giusto Giuseppe prese mia madre e la condusse a casa sua. Qui Maria trovò Giacomo, il Minore, che nella casa di suo padre aveva l'animo spezzato ed era triste per la mancanza della madre, e lo allevò: di qui l'appellativo di madre di Giacomo (Mt 27, 56).

Nelle "Memorie apostoliche di Abdia" (6:1):

Simone, detto il Cananeo, Giuda, detto Taddeo, e Giacomo, che alcuni chiamano il fratello del Signore, furono fratelli carnali, originari di Cana della Galilea, nati dai coniugi Alfeo e Maria, figlia di Cleofa.
L’ultimo di essi nacque dalla stessa madre, ma da padre diverso, e cioè da Giuseppe, uomo giusto, quello al quale andò in sposa la beatissima madre di Dio, Maria.
Perciò Giacomo fu detto fratello del Signore, quanto alla carne però: a Giuseppe, infatti, padre di Giacomo, era sposata, sebbene a lui non sia mai stata unita, la vergine Maria, resa poi incinta dallo Spirito Santo, onde diede alla luce, vergine, il salvatore del mondo, il Signore nostro Gesù Cristo.
A motivo di questo vincolo, questi tre figli di Maria di Cleofa furono assunti da Cristo tra i discepoli, e più tardi furono elevati alla dignità di apostoli.
Il più piccolo di essi, Giacomo, sempre caro a Cristo salvatore, ardeva di sì grande amore verso il Maestro che, allorquando fu crocifisso, non volle prendere cibo se non dopo averlo visto risorgere dai morti, perché si ricordava che ciò era stato predetto a lui e ai suoi fratelli da Cristo, quand’era ancora vivo. Per questo prima di tutti Cristo volle apparire a lui, per confermare il discepolo nella fede; così fu pure per Maria Maddalena e per Pietro; e affinché non soffrisse a causa del lungo digiuno, presentatogli un favo di miele, lo esortò a mangiarne.

Nel "Vangelo degli ebrei":

Il Signore poi, dopo che ebbe data la sindone al servo del sacerdote, andò da Giacomo e gli apparve. Giacomo, infatti, aveva giurato che non avrebbe più mangiato pane dal momento in cui aveva bevuto il calice del Signore, fino a che non lo vedesse risuscitato dai dormienti.
- Portate - disse il Signore - la mensa e il pane. -
Prese il pane, lo benedisse e lo spezzò e lo diede a Giacomo il giusto, e gli disse: - Fratello mio, mangia il tuo pane, poiché il figlio dell’uomo è risuscitato dai dormienti. –

Nelle "Memorie apostoliche di Abdia" (6):

5 Sebbene secondo Clemente (Alessandrino) e altri la morte di Giacomo sia avvenuta in modo alquanto diverso, tuttavia Egesippo, della prima successione apostolica, era più informato e nel quinto libro dei suoi Commentari ne parlò in questi termini:
“Il fratello del Signore, Giacomo, da tutti detto il giusto, assunse il governo della Chiesa, che dura fino ai giorni nostri, insieme agli apostoli dai tempi di Gesù. Molti in verità furon chiamati col nome di Giacomo; questi però fu santo fin dal seno di sua madre. Non bevve vino e bevanda fermentata, non mangiò carne, sul suo capo non si levò ferro, non vi cosparse olio, né andò mai ai bagni. Solo a costui era permesso entrare nel sancta sanctorum. Non usava nemmeno indumenti di lana, ma indossava solo indumenti di tela. Entrava solo nel tempio e restava in ginocchio, invocando misericordia per il popolo, così che col suo incessante pregare, sempre in ginocchio, gli vennero i calli alla maniera dei cammelli. Pertanto, per questa incredibile continenza e per la somma giustizia, fu chiamato ‘giusto’ e ‘oblìa’, interpretato ‘difesa del popolo’, e ‘giustizia’, come i profeti avevano predetto a suo riguardo.”
6 Gli scribi e i farisei cominciarono a dirsi a vicenda: - Abbiamo fatto male a dare a costui (Giacomo) l’occasione di formulare una tale testimonianza riguardo a Cristo. Andiamo e precipitiamolo giù, affinché gli altri si spaventino e non gli credano. - Tutti insieme a gran voce gridarono, dicendo: - Oh! Anche il giusto ha sbagliato! - Adempirono così la profezia della Scrittura che si trova in Isaia, e che dice: “Togliamo di mezzo il giusto, poiché ci è molesto; per questo mangeranno il frutto delle sue opere.” (1) Salirono dunque sul pinnacolo per precipitarlo giù, dicendo: - Sia lapidato quest’uomo. -
Cominciarono ad aggredire il beato Giacomo con pietre. Gettato giù, non solo non morì, ma si voltò, si prostrò sulle ginocchia e prese a dire: - Ti prego, Signore Dio Padre, perdona loro questo peccato, poiché non sanno quel che fanno. - E mentre ancor più ferocemente incrudelivano con pietre su di lui che così pregava, un sacerdote, dei figli dei Rechabiti dei quali fa menzione il profeta Geremia (2), esclamò dicendo: - Finitela, di grazia! Che fate? Questo giusto che voi lapidate prega per voi. - Ma uno di essi, un lavandaio, afferrò un bastone, col quale si è soliti strizzare i panni, e gli spezzò la testa. Così il beato Giacomo, detto il “giusto”, con siffatto martirio consumò finalmente la vita e fu sepolto nello stesso luogo presso il tempio.


Note:

1 Isaia 3:10. Ditelo che il giusto avrà del bene,
perché egli mangerà il frutto delle sue opere!

2 Geremia 35:19. Così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d'Israele: 'A Ionadab, figlio di Recab, non verranno mai a mancare discendenti che stiano davanti alla mia faccia'"».