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Risultati da 16 a 30 di 789

Discussione: Picchiare anziani e bambini

  1. #16
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Quello che veniva chiamato PATTO EDUCATIVO. Oggi s'è perso. Completamente. Professori e Genitori, Scuola e Famiglia sono agli opposti. Assistiamo e leggiamo di continue invasioni di campo, a volte violentissime. Anche solo per un brutto voto.
    Torno dunque a domandare: Dove stiamo andando? Dove stiamo precipitando?
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    Se fai pace in Famiglia, ciò poi si riflette nel Sociale. Se sei un uomo pacificato, gli Altri se ne accorgono. E' la prima cellula della Società, la Famiglia. Tutti quanti noi veniamo al mondo dentro una Famiglia. E' lì che riceviamo affetto, Valori, Educazione...
    Poi subentra naturalmente la Scuola, che ha (che dovrebbe avere) il compito di sostenere, appoggiare ed integrare tale Educazione per portare i nostri ragazzi alla piena maturità. Come Persone e come Cittadini.
    Oggi questo viene meno, generando individualismo, edonismo, competizione, solitudine e infelicità.
    questo è un tipico esempio di falso veicolato da una descrizione apparentemente cristallina dei fatti; una modalità comunissima, alla base del sentimento che legittima il sentimento reazionario dei vecchi;

    nel primo quote parli di un PATTO, maiuscolo; suggerendo l'idea di una concordia; il tutto è assolutamente vago, favolistico e mitologico; se io ti chiedessi: quando e dove vigeva quel presunto patto, citami luogo e tempo, cosa indicheresti in concreto? quale società ?

    poi andremmo a vedere in dettaglio cosa succedeva davvero, per scoprire che quel preteso "patto" altro non era che un rapporto di forza tra oppressori ed oppressi come un altro, e che troppe circostanze sono cambiate; che la pacificazione delle persone non c'è mai stata, e che quella condizione era solo il frutto della rassegnazione e sottomissione del più debole; e che ne succedevano di cotte e di crude; solo che i vecchi rimuovono, nostalgici, e il nuovo è sempre peggio;

    leggi qui: sono millenni che si legge la lagna; fosse vero, oggi ci troveremmo in una specie di inferno, laddove il passato, tanto più se remoto, sarebbe stato un'Età dell'oro; tutte suggestioni buone per dar corpo al sentimento reazionario dei vecchi rintronati:


    “La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, se ne infischia dell’autorità e non ha nessun rispetto per gli anziani. I ragazzi d’oggi sono tiranni. Non si alzano in piedi quando un anziano entra in un ambiente, rispondono male ai loro genitori...” Socrate, V secolo A.C.

    “Non ho più speranza alcuna per l’avvenire del nostro Paese, se la gioventù d’oggi prenderà domani il comando, perché è una gioventù senza ritegno e pericolosa” Esiodo, VIII secolo A.C

    “Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico. I ragazzi non ascoltano più i loro genitori. La fine del mondo non può essere lontana” Sacerdote egiziano, XX secolo A.C.

    “Oggi il padre teme i figli. I figli si credono uguali al padre e non hanno né rispetto né stima per i genitori. Ciò che essi vogliono è essere liberi. Il professore ha paura degli allievi, gli allievi insultano i professori; i giovani esigono immediatamente il posto degli anziani; gli anziani, per non apparire retrogradi o dispotici, acconsentono a tale cedimento e, a corona di tutto, in nome della libertà e dell'uguaglianza, si reclama la libertà dei sessi”
    Platone, IV secolo A.C.

    “Questa gioventù è guasta fino in fondo al cuore. Non sarà mai come quella di una volta. Quella di oggi non sarà capace di conservare la nostra cultura...” Citazione scoperta recentemente in una cava di argilla tra le rovine di Babilonia, ed avrebbe più di 3000 anni.


    allora, vogliamo cercare di capire davvero cosa succede, se "una volta" era davvero "meglio", oppure abbiamo solo perso la memoria perché rintronati ?

    non è detto si possano cambiare più di tanto determinate circostanze di disagio; ma un conto è viverle con l'amarezza permanente del bicchiere mezzo vuoto, il rimpianto e la malinconia, e soprattutto la diffidenza nei confronti del prossimo, sempre peggiore che nel bel tempo andato;

    altro sarebbe farsene una ragione e provare ad affrontare realisticamente la realtà per organizzare un pensiero costruttivo orientato al futuro, anziché le solite lagne paurose di chi si crede portatore di moralità e punta il dito sugli immorali.
    c'� del lardo in Garfagnana

  2. #17
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    Ultima modifica di dietrologo; 19-12-2018 alle 09:50

  3. #18
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    Se fai pace in Famiglia, ciò poi si riflette nel Sociale. Se sei un uomo pacificato, gli Altri se ne accorgono. E' la prima cellula della Società, la Famiglia. Tutti quanti noi veniamo al mondo dentro una Famiglia. E' lì che riceviamo affetto, Valori, Educazione...
    Poi subentra naturalmente la Scuola, che ha (che dovrebbe avere) il compito di sostenere, appoggiare ed integrare tale Educazione per portare i nostri ragazzi alla piena maturità. Come Persone e come Cittadini.
    Oggi questo viene meno, generando individualismo, edonismo, competizione, solitudine e infelicità.

    IL PAPA A GENITORI E INSEGNANTI: NON SIETE AVVERSARI, COLLABORATE PER IL BENE DEI RAGAZZI
    07/09/2018 Francesco incontra l’Associazione Italiana Genitori: «La famiglia non apprezza più come un tempo il lavoro dei docenti, spesso anche mal pagati. Serve un nuovo patto educativo»

    È ai docenti, che in questi giorni si preparano a tornare in cattedra, che Francesco si rivolge: «Molte delle vostre energie», dice, «sono dedicate ad affiancare e sostenere i genitori nel loro compito educativo, specialmente in riferimento alla scuola, che da sempre costituisce il principale partner della famiglia nell’educazione dei figli. Ciò che fate in questo campo è davvero meritorio». Ma, denuncia il Pontefice, «oggi quando si parla di alleanza educativa tra scuola e famiglia, se ne parla soprattutto per denunciare il suo venir meno: il patto educativo è in calo». La famiglia, è la fotografia fatta da Francesco, «non apprezza più come un tempo il lavoro degli insegnanti – spesso mal pagati – e questi avvertono come una fastidiosa invadenza la presenza dei genitori nelle scuole, finendo per tenerli ai margini o considerarli avversari».

    Occorre cambiare, è l’appello del Papa. E per fare questo cambiamento, sottolinea, «occorre che qualcuno faccia il primo passo, vincendo il timore dell’altro e tendendo la mano con generosità. Per questo vi invito a coltivare e alimentare sempre la fiducia nei confronti della scuola e degli insegnanti: senza di loro rischiate di rimanere soli nella vostra azione educativa e di essere sempre meno in grado di fronteggiare le nuove sfide educative che vengono dalla cultura contemporanea, dalla società, dai mass media, dalle nuove tecnologie. Se è giusto lamentare gli eventuali limiti della loro azione, è doveroso stimarli come i più preziosi alleati nell’impresa educativa che insieme portate avanti».

    Francesco cita un proverbio africano: “Per educare un bambino ci vuole un villaggio”. «Perciò, nell’educazione scolastica», commenta, «non deve mai mancare la collaborazione tra le diverse componenti della stessa comunità educativa».

    Francesco ricorda inoltre che «contribuire a eliminare la solitudine educativa delle famiglie è compito anche della Chiesa, che vi invito a sentire sempre al vostro fianco nella missione di educare i vostri figli e di rendere tutta la società un luogo a misura di famiglia, affinché ogni persona sia accolta, accompagnata, orientata verso i veri valori e messa in grado di dare il meglio di sé per la crescita comune». Infine, invita i genitori a considerare i figli come «il dono più prezioso che avete ricevuto» e a custodirlo «con impegno e generosità, lasciando ad essi la libertà necessaria per crescere e maturare come persone a loro volta capaci, un giorno, di aprirsi al dono della vita. E conclude: «Insegnate ai vostri figli il discernimento morale, il discernimento etico: questo è buono, questo non è tanto buono, e questo è cattivo. Che loro sappiano distinguere. Ma questo si impara a casa e si impara a scuola: congiuntamente, tutte e due».

    http://www.famigliacristiana.it/arti...i-ragazzi.aspx
    Cosa ti ho appena detto! Vergognati, sovversivo.
    Non avete ancora visto niente

    Moderatore droghe

  4. #19
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    Ai miseri e ai sofferenti vorrai dare un premietto di consolazione?
    Una bambolina di plastica

  5. #20
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    questo è un tipico esempio di falso veicolato da una descrizione apparentemente cristallina dei fatti; una modalità comunissima, alla base del sentimento che legittima il sentimento reazionario dei vecchi;

    nel primo quote parli di un PATTO, maiuscolo; suggerendo l'idea di una concordia; il tutto è assolutamente vago, favolistico e mitologico; se io ti chiedessi: quando e dove vigeva quel presunto patto, citami luogo e tempo, cosa indicheresti in concreto? quale società ?

    poi andremmo a vedere in dettaglio cosa succedeva davvero, per scoprire che quel preteso "patto" altro non era che un rapporto di forza tra oppressori ed oppressi come un altro, e che troppe circostanze sono cambiate; che la pacificazione delle persone non c'è mai stata, e che quella condizione era solo il frutto della rassegnazione e sottomissione del più debole; e che ne succedevano di cotte e di crude; solo che i vecchi rimuovono, nostalgici, e il nuovo è sempre peggio;

    leggi qui: sono millenni che si legge la lagna; fosse vero, oggi ci troveremmo in una specie di inferno, laddove il passato, tanto più se remoto, sarebbe stato un'Età dell'oro; tutte suggestioni buone per dar corpo al sentimento reazionario dei vecchi rintronati:


    “La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, se ne infischia dell’autorità e non ha nessun rispetto per gli anziani. I ragazzi d’oggi sono tiranni. Non si alzano in piedi quando un anziano entra in un ambiente, rispondono male ai loro genitori...” Socrate, V secolo A.C.

    “Non ho più speranza alcuna per l’avvenire del nostro Paese, se la gioventù d’oggi prenderà domani il comando, perché è una gioventù senza ritegno e pericolosa” Esiodo, VIII secolo A.C

    “Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico. I ragazzi non ascoltano più i loro genitori. La fine del mondo non può essere lontana” Sacerdote egiziano, XX secolo A.C.

    “Oggi il padre teme i figli. I figli si credono uguali al padre e non hanno né rispetto né stima per i genitori. Ciò che essi vogliono è essere liberi. Il professore ha paura degli allievi, gli allievi insultano i professori; i giovani esigono immediatamente il posto degli anziani; gli anziani, per non apparire retrogradi o dispotici, acconsentono a tale cedimento e, a corona di tutto, in nome della libertà e dell'uguaglianza, si reclama la libertà dei sessi”
    Platone, IV secolo A.C.

    “Questa gioventù è guasta fino in fondo al cuore. Non sarà mai come quella di una volta. Quella di oggi non sarà capace di conservare la nostra cultura...” Citazione scoperta recentemente in una cava di argilla tra le rovine di Babilonia, ed avrebbe più di 3000 anni.


    allora, vogliamo cercare di capire davvero cosa succede, se "una volta" era davvero "meglio", oppure abbiamo solo perso la memoria perché rintronati ?

    non è detto si possano cambiare più di tanto determinate circostanze di disagio; ma un conto è viverle con l'amarezza permanente del bicchiere mezzo vuoto, il rimpianto e la malinconia, e soprattutto la diffidenza nei confronti del prossimo, sempre peggiore che nel bel tempo andato;

    altro sarebbe farsene una ragione e provare ad affrontare realisticamente la realtà per organizzare un pensiero costruttivo orientato al futuro, anziché le solite lagne paurose di chi si crede portatore di moralità e punta il dito sugli immorali.
    Va beh ma il conflitto generazionale c'è sempre stato, si sa. Ma a noi che ce ne frega di quelli passati? Noi dobbiamo convivere e provare a risolvere quello attuale. Sul rapporto fra genitori e insegnanti Cono ha ragione.
    Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.

  6. #21
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    Va beh ma il conflitto generazionale c'è sempre stato, si sa. Ma a noi che ce ne frega di quelli passati? Noi dobbiamo convivere e provare a risolvere quello attuale. Sul rapporto fra genitori e insegnanti Cono ha ragione.
    ce ne frega nella misura in cui indica una distorsione percettiva strutturale da parte delle vecchie generazioni: tutti i vecchi si lamentano che i giornali so' scritti troppo in piccolo, ma perché sono loro ad essere diventati presbiti, non le lettere stampate in micron;

    certo che Cono ha ragione nel percepire un disagio; solo che la sua risposta è tipicamente inefficace; è vero che un sentimento diffuso di precarietà sociale, personale, identitario, inibisce il radicamento del senso morale, perché allenta tutti i vincoli; questa insicurezza spesso produce una domanda di "dittatura", perché inconsapevolmente si cerca un ordine gerarchico di riferimento che faccia da garante;

    e io non ne faccio nemmeno una questione morale, ah, com'è cattiva la dittatura, o com'è brutta la famiglia tradizionale... è semplicemente che la reazione non funziona, dura poco e produce guasti peggiori; abbiamo gli esempi, ovunque; l'Iran, per esempio, che ha compiuto un'inversione anti-moderna di 180°; oltre alla dittatura teocratica e la guerra, è uno dei paesi più giovani - l'80% della popolazione sotto i 26 anni - ma anche più corrotti del mondo e anche con la maggior densità di tossici, una quantità spaventosa di eroinomani;

    i valori non si possono costruire artificiosamente; sono nei rapporti di forza, nella realtà, ma devono trovare le loro forme; per esempio:
    vuoi il rispetto degli insegnanti ? a fine anno la classe viene esaminata da esterni, e immediatamente l'insegnante non è un vice/concorrente dei genitori, magari persecutore, ma l'amico che ti prepara alla sfida, e il brutto voto assume un senso del tutto diverso; sono un genio, eh..?
    no, mi sono occupato per lavoro di come funzionano le discipline scolastiche nelle legislazioni straniere;

    solo che alla base dovresti avere una società fondata sul merito e non sulle economie di relazione, le raccomandazioni, lo stato che assiste in modo non ortodosso; se i genitori hanno aspettative legate ad una cultura patronale o para-mafiosa - proprio quella gerarchia di certezze - la virtù e il merito diventano disvalori, sovversivi, e la gente si fa le pere o picchia gli anziani e i bambini, tipo nonnismo in caserma.
    c'� del lardo in Garfagnana

  7. #22
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    axe: giusto un paio di millenni fa qualche spirito nobile qui, in occidente, aveva intuito l'avvento di ciò che gli indiani chiamano "kali juga", un' epoca di decadenza morale e civile che, se mi permetti l'osservazione, trovò acerrimi antagonisti anche nel secolo appena trascorso. mi riferisco ovviamente ai regimi di destra, che tentarono senza però riuscirvi, di eliminare i danni (morali ed etici) che quest'epoca dannata ha portato e porta con sé. (cmq quelli ben informati dicono che finirà tra altri tre millenni circa). e siamo fortunati...

  8. #23
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    ce ne frega nella misura in cui indica una distorsione percettiva strutturale da parte delle vecchie generazioni: tutti i vecchi si lamentano che i giornali so' scritti troppo in piccolo, ma perché sono loro ad essere diventati presbiti, non le lettere stampate in micron;

    certo che Cono ha ragione nel percepire un disagio; solo che la sua risposta è tipicamente inefficace; è vero che un sentimento diffuso di precarietà sociale, personale, identitario, inibisce il radicamento del senso morale, perché allenta tutti i vincoli; questa insicurezza spesso produce una domanda di "dittatura", perché inconsapevolmente si cerca un ordine gerarchico di riferimento che faccia da garante;

    e io non ne faccio nemmeno una questione morale, ah, com'è cattiva la dittatura, o com'è brutta la famiglia tradizionale... è semplicemente che la reazione non funziona, dura poco e produce guasti peggiori; abbiamo gli esempi, ovunque; l'Iran, per esempio, che ha compiuto un'inversione anti-moderna di 180°; oltre alla dittatura teocratica e la guerra, è uno dei paesi più giovani - l'80% della popolazione sotto i 26 anni - ma anche più corrotti del mondo e anche con la maggior densità di tossici, una quantità spaventosa di eroinomani;

    i valori non si possono costruire artificiosamente; sono nei rapporti di forza, nella realtà, ma devono trovare le loro forme; per esempio:
    vuoi il rispetto degli insegnanti ? a fine anno la classe viene esaminata da esterni, e immediatamente l'insegnante non è un vice/concorrente dei genitori, magari persecutore, ma l'amico che ti prepara alla sfida, e il brutto voto assume un senso del tutto diverso; sono un genio, eh..?
    no, mi sono occupato per lavoro di come funzionano le discipline scolastiche nelle legislazioni straniere;

    solo che alla base dovresti avere una società fondata sul merito e non sulle economie di relazione, le raccomandazioni, lo stato che assiste in modo non ortodosso; se i genitori hanno aspettative legate ad una cultura patronale o para-mafiosa - proprio quella gerarchia di certezze - la virtù e il merito diventano disvalori, sovversivi, e la gente si fa le pere o picchia gli anziani e i bambini, tipo nonnismo in caserma.
    Chi si loda si sbroda eh
    Scusa ma l'esempio dell'Iran che hai fatto tu casomai dimostra che i vecchi hanno ragione a lamentarsi.
    In realtà dove una delle due generazioni (vecchi contro giovani) è preponderante e lo squilibrio è troppo grande, sia in un senso che nell'altro, la società ne risente in negativo.
    Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.

  9. #24
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    Chi si loda si sbroda eh
    Scusa ma l'esempio dell'Iran che hai fatto tu casomai dimostra che i vecchi hanno ragione a lamentarsi.
    In realtà dove una delle due generazioni (vecchi contro giovani) è preponderante e lo squilibrio è troppo grande, sia in un senso che nell'altro, la società ne risente in negativo.
    beh, nel passato, anche relativamente recente, la proporzione è sempre stata "iraniana"; quella era la regola, tanti figli, anziani pochi, perché si moriva molto prima;

    non capisco perché l'esempio iraniano dovrebbe suffragare una lagna ubiquitaria ovunque da millenni; il punto è che quella società vive di rendita petrolifera, perciò è corrotta - dato che la ricchezza è intermediata da burocrazie statali - e non ha bisogno di promuovere una selezione meritocratica; l'eroina è la discarica delle speranze e dei desideri vitali rimossi;
    le dittature accumulano queste rimozioni, le comprimono, ma non eliminano quell'energia, che di solito produce guerre o rivoluzioni.
    c'� del lardo in Garfagnana

  10. #25
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    Va beh ma il conflitto generazionale c'è sempre stato, si sa. Ma a noi che ce ne frega di quelli passati? Noi dobbiamo convivere e provare a risolvere quello attuale. Sul rapporto fra genitori e insegnanti Cono ha ragione.
    Ti ringrazio. Mi spiace sia l'unica ad aver capito che non ne faccio un problema di ritorno al passato, quanto di ripensare a una nuova forma di collaborazione fra Famiglia e Scuola. Fra privato e pubblico. Oggi purtroppo o non si educa o si delega. Le conseguenze sono sotto i nostri occhi: Professori che hanno perso autorevolezza, vessati e picchiati per un brutto voto. Dagli studenti stessi o dai loro incivili genitori....
    E la politica? La politica è arrivata solamente a proporre il reintegro dell'Educazione Civica come materia. Ma il lavoro dovrebbe essere fatto a monte, ripartendo da zero. L'appello di Papa Francesco è esemplificativo. Muove dalla constatazione che così non è davvero possibile continuare.
    amate i vostri nemici

  11. #26
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    ce ne frega nella misura in cui indica una distorsione percettiva strutturale da parte delle vecchie generazioni: tutti i vecchi si lamentano che i giornali so' scritti troppo in piccolo, ma perché sono loro ad essere diventati presbiti, non le lettere stampate in micron;

    certo che Cono ha ragione nel percepire un disagio; solo che la sua risposta è tipicamente inefficace; è vero che un sentimento diffuso di precarietà sociale, personale, identitario, inibisce il radicamento del senso morale, perché allenta tutti i vincoli; questa insicurezza spesso produce una domanda di "dittatura", perché inconsapevolmente si cerca un ordine gerarchico di riferimento che faccia da garante;

    e io non ne faccio nemmeno una questione morale, ah, com'è cattiva la dittatura, o com'è brutta la famiglia tradizionale... è semplicemente che la reazione non funziona, dura poco e produce guasti peggiori; abbiamo gli esempi, ovunque; l'Iran, per esempio, che ha compiuto un'inversione anti-moderna di 180°; oltre alla dittatura teocratica e la guerra, è uno dei paesi più giovani - l'80% della popolazione sotto i 26 anni - ma anche più corrotti del mondo e anche con la maggior densità di tossici, una quantità spaventosa di eroinomani;

    i valori non si possono costruire artificiosamente; sono nei rapporti di forza, nella realtà, ma devono trovare le loro forme; per esempio:
    vuoi il rispetto degli insegnanti ? a fine anno la classe viene esaminata da esterni, e immediatamente l'insegnante non è un vice/concorrente dei genitori, magari persecutore, ma l'amico che ti prepara alla sfida, e il brutto voto assume un senso del tutto diverso; sono un genio, eh..?
    no, mi sono occupato per lavoro di come funzionano le discipline scolastiche nelle legislazioni straniere;

    solo che alla base dovresti avere una società fondata sul merito e non sulle economie di relazione, le raccomandazioni, lo stato che assiste in modo non ortodosso; se i genitori hanno aspettative legate ad una cultura patronale o para-mafiosa - proprio quella gerarchia di certezze - la virtù e il merito diventano disvalori, sovversivi, e la gente si fa le pere o picchia gli anziani e i bambini, tipo nonnismo in caserma.
    Si, ma tutto ciò va combattuto! Che facciamo, rimaniamo inerti a guardare la deriva etica?

    «La famiglia si deve riappropriare del proprio ruolo educativo», ricorda Fabrizio Azzolini, per anni presidente dell’Age e oggi alla testa dell’associazione Genitori insieme onlus, che promuove progetti di contrasto a bullismo e cyberbullismo. «Alla base di un corretto rapporto di collaborazione – chiosa Azzolini – ci deve essere il rispetto dei ruoli di ciascuno. In questo senso la scuola deve rispettare la funzione educativa della famiglia che, a sua volta, non deve trasformarsi nel sindacato dei figli».

    Famiglie che, secondo la responsabile scuola di Forza Italia, Elena Centemero, «vanno aiutate di più», anche attraverso l’apertura di sportelli di ascolto per genitori. «Anche questo è un aspetto dell’emergenza educativa in atto – aggiunge Centemero – così come lo è la progressiva perdita di autorevolezza della figura del docente, che è stata sempre più svilita all’interno della società e che, evidentemente, va quanto prima recuperata».

    https://www.avvenire.it/attualita/pa...scuolafamiglia
    amate i vostri nemici

  12. #27
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    Si, ma tutto ciò va combattuto! Che facciamo, rimaniamo inerti a guardare la deriva etica?
    dipende dai punti di vista;
    finché parli di deriva etica e di un tutto ciò io non so risponderti, perché non dici esplicitamente che tipo di società vorresti, fondata su quali valori;
    in secondo luogo, poste legittime differenze di valori, si può anche discutere dell'efficacia tecnica delle soluzioni;

    quando riporti questo: ci deve essere il rispetto dei ruoli di ciascuno. In questo senso la scuola deve rispettare la funzione educativa della famiglia che, a sua volta, non deve trasformarsi nel sindacato dei figli
    nella mia mentalità di normatore, che prospetta la traduzione in concreto, la postulazione è vuota, non vuol dire nulla; oppure nasconde qualcosa; perché poi il problema ti si pone in termini di conflitto di valori, che non puoi rimuovere;
    tanto per fare un esempio: se io ho un figlio che sono in grado di piazzare in un posto di impiegato alla regione o alla asl, perché ho una raccomandazione, ma mi serve che quello prenda il diploma, non condivido nella sostanza il valore su cui teoricamente si fonda la scuola, perché la circostanza che il figlio sia bravo oppure sia un asino è irrilevante;
    se lo bocciano, nel mio concreto sistema la cosa è vissuta come un'aggressione, oltre a creare un turbamento in famiglia; ha'voglia a parlarmi del merito, se ho l'impressione che quel posto di impiegato se lo puppa un altro, altrettanto asino, o percepito tale;

    se tu concepisci un ordinamento come la realizzazione di un mondo ideale che vorresti, a prescindere da ciò che effettivamente desiderano le persone, ti trovi inevitabilmente ad essere travolto da quel desiderio, come accade sempre;
    ora, a te certi desideri possono apparire immorali o degradanti, ma si tratta di punti di vista soggettivi, dove ciò che pare giusto a te può non esserlo per gli altri, e viceversa.
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  13. #28
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    Il "Patto educativo" mi trova ottimo sostenitore perché mette dei limiti alla necessaria aggressiva competitività presente nella società e i valori della mitezza, della non-violenza e della ragionevolezza.

    Sono pertanto, limitatamente a bambini e anziani che rompono le scatole, per la reintroduzione della norma della Common Law Inglese di fine ottocento per la punizione delle donne: sono permesse le violenze, ma con un bastone non più spesso di un pollice

    Eccezion fatta per i detentori di esseri umani in miniatura che li portano al ristorante a gridarti accanto. Per quelli sono per soluzioni più Saudite

  14. #29
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    Ti ringrazio. Mi spiace sia l'unica ad aver capito che non ne faccio un problema di ritorno al passato, quanto di ripensare a una nuova forma di collaborazione fra Famiglia e Scuola. Fra privato e pubblico. Oggi purtroppo o non si educa o si delega. Le conseguenze sono sotto i nostri occhi: Professori che hanno perso autorevolezza, vessati e picchiati per un brutto voto. Dagli studenti stessi o dai loro incivili genitori....
    E la politica? La politica è arrivata solamente a proporre il reintegro dell'Educazione Civica come materia. Ma il lavoro dovrebbe essere fatto a monte, ripartendo da zero. L'appello di Papa Francesco è esemplificativo. Muove dalla constatazione che così non è davvero possibile continuare.
    Ma perché deve per forza essere la famiglia il punto di riferimento? E non mi dire che è perché la famiglia è la cellula della società, questo concetto andava bene nel 1820 quando Hegel (... è gia la seconda volta questa settimana che mi rifaccio a Hegel, strano, nemmeno mi piace molto) pubblicava "Lineamenti di filosofia del diritto", ma oggi nascere in una famiglia non è una condizione sine qua non fuori dalla quale il tuo destino è quello del "figlio di nessuno" che potrà solo essere un reietto, a meno che non si voglia continuare a far finta che non esistano situazioni diverse con le quali fare i conti, come ad esempio donne singole (o più raramente uomini) che decidono di avere un figlio e crescerlo da sole, piuttosto che figli di genitori divorziati che magari hanno già formato altri legami (che cellule sarebbero queste? Aberrazioni cromosomiche?). Ci piaccia o meno la nostra società tende all'individualismo, la cellula della società è l'individuo.
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  15. #30
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    Ti ringrazio. Mi spiace sia l'unica ad aver capito che non ne faccio un problema di ritorno al passato, quanto di ripensare a una nuova forma di collaborazione fra Famiglia e Scuola. Fra privato e pubblico. Oggi purtroppo o non si educa o si delega. Le conseguenze sono sotto i nostri occhi: Professori che hanno perso autorevolezza, vessati e picchiati per un brutto voto. Dagli studenti stessi o dai loro incivili genitori....
    E la politica? La politica è arrivata solamente a proporre il reintegro dell'Educazione Civica come materia. Ma il lavoro dovrebbe essere fatto a monte, ripartendo da zero. L'appello di Papa Francesco è esemplificativo. Muove dalla constatazione che così non è davvero possibile continuare.
    Se si allenta la gerarchizzazione della società, ciò avviene in tutti gli ambiti, quindi anche a scuola gli insegnanti saranno investiti di minore autorevolezza. Se almeno ci fosse una maggiore presa di coscienza da parte dei genitori... Non so vedo che in altri paesi i genitori sono mediamente più istruiti sui metodi educativi corretti da tenere in famiglia. Perchè qui da noi no?
    Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.

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