mi sembra un discorso molto eurocentrico, e un po' a sproposito, visto che l'Europa rappresenta meno del 10% della popolazione mondiale; Baricco ha scritto interessanti pagine di musicologia, ma qui sconfina in una materia di cui è dilettante, se va bene;

peraltro, per loro natura secolare, le élites europee sono tutt'altro che distaccate dal popolo, per una banalissima questione di territorio e antropizzazione; al contrario degli USA, dove i ricchi possono effettivamente isolarsi dai poveri e dalla gente qualsiasi, in quartieri-villaggi presidiati da polizie private, dove non arriva alcun disagio, le élites europee - si tratti di semplici agiati e potenti o di influencers dal reddito molto inferiore ma dalle capacità di incidere sull'ideologia generale - vivono tutte al più a poche centinaia di metri dal "disagio"; tutto il territorio europeo in questo senso è promiscuo;

poi, è un falso storico che l'idea di Europa sia stata imposta; è ovvio che le generazioni di oggi, cresciute nella pace, apprezzano poco; le guerre sembrano preistoria, ma abbiamo avuto nei Balcani un esempio di quello che può succedere quando le cose sfuggono di mano;

ma anche quella storia per cui in certi paesi dopo decisioni "populiste" si sia tornato votare per inficiarle è una cazzata; semplicemente - come per la Brexit - una maggioranza ha prima deciso, poi acceso il cervello, per ricredersi;
i greci si sono resi conto che uscire dall'euro sarebbe costato di più che accettare la Troika; fine; e così i britannici ora;

il vero problema delle élites europee è che si trovano a dover prospettare alle masse l'alternativa tra il peggio e il meno peggio, a fronte di una domanda pressante e costante, risultato delle pressioni esterne degli emergenti, il resto del mondo;
perciò quelli balbettano, perché sarebbe più facile la leadership in una situazione apocalittica, di guerra o altro.