Origini


Lo sviluppo e l’applicazione logica ai Vangeli sinottici dello studio dei generi storici fatto9 da Hermann Gunkel per alcune parti dell’A. T. (Genesi e Salmi), ha indotto alcuni studiosi ad ideare un nuovo metodo di studio detto metodo della storia delle forme che verrà poi corretto ed integrato dal metodo delle redazioni.
Martin Dibelius e Rudolph Bultmann, fondatori e rappresentanti principali di questa nuova scuola che si affermò negli anni successivi alla prima guerra mondiale , dando una nuova impostazione allo studio dei sinottici, si sono proposti di superare il disagio in cui si era venuta a trovare la critica letteraria nel tentativo di determinare il documento primitivo, la fonte scritta, che era servita di base agli evangelisti.
Per raggiungere questo obbiettivo essi hanno tentato di risalire oltre le fonti scritte integrando la critica letteraria con lo studio della tradizione orale. Hanno cioè investigato sulla storia che riguarda il periodo della trasmissione durante il quale il materiale della tradizione si sarebbe formato, prima oralmente e poi in forma scritta, per confluire nei Vangeli.
Si trattava quindi di studiare le leggi che presiedono ad una probabile elaborazione che questo materiale avrebbe subito nel periodo della trasmissione orale, dal suo primo formarsi fino alla sua definitiva stesura per iscritto, tenendo presente il principio che in una cerchia di persone senza formazione letteraria, il materiale tradizionale si può identificare in un ristretto numero di forme abbastanza determinabili perché retto da proprie leggi di stile e di forma.
Compito quindi dello studioso è quello di seguire il materiale nel suo processo di sviluppo e di trasformazione per spogliarlo delle forme delle quali si è rivestito per farlo apparire nel suo stato originale e primitivo.
Se consideriamo il fatto che nessuno dei Vangeli pervenuti fino ai nostri giorni è stato scritto prima di trenta o quarant’anni dalla morte di Gesù, mentre la primitiva comunità cristiana aveva nel frattempo conosciuto una stupefacente esplosione di energia spirituale portando ovunque il messaggio cristiano, dobbiamo senz’altro ammettere che alla base del Vangeli scritti, prima ancora delle fonti scritte, c’è stata indubbiamente una tradizione orale.
Dai numerosi tentativi della critica letteraria di dare una soluzione accettabile alla spinosa questione dei sinottici, si può facilmente comprendere quanto difficile sia il problema di stabilire con un’apprezzabile certezza le fonti scritte alle quali attinsero gli evangelisti. La determinazione della duplice fonte (Marco primitivo e Q) rimane pur sempre una rispettabile ipotesi e nulla più, mentre il Vangelo orale è divenuto ormai una solida certezza.
Nell’arco degli ultimi sessant’anni lo sforzo degli studiosi si è rivolto prevalentemente all’indagine storica di questa trasmissione orale aprendo alla ricerca nuovi ed insospettabili orizzonti e scoprendo dietro le espressioni letterarie una vita concreta e vissuta, quella della comunità primitiva.
Ancor prima del Dibelius e del Bultmann, Johann Gottfried Herder (1774-1803), estendendo l’interesse di quel tempo per le antiche letterature popolari anche ai Vangeli, aveva riconosciuto per la prima volta i problemi di una ricerca storico-formale sui Vangeli stessi.
Circa un secolo dopo, altri studiosi come J. Weiss, P. Wendland ed E. Norden, riprendendo ed approfondendo questa problematica, esercitarono un’azione stimolante per lo studio del metodo delle forme applicate ai sinottici.
Si arriva così all’anno 1919 in cui K. L. Schmidt afferma esplicitamente che “la più antica tradizione su Gesù è tradizione di pericopi, tradizione quindi di singole scene e singole sentenze che, per la maggior parte, sono state tramandate all’interno della comunità senza alcuna fissa indicazione cronologica e topografica”.
Nello stesso anno appare l’opera di M. Dibelius “Die Formgeschichte des Evangeliums” che ha dato il nome al nuovo indirizzo di ricerca. Egli mette in risalto il fatto che “i compilatori sono solo in minima parte autori, principalmente raccoglitori, tramandatori, redattori”.
Più tardi R. Bultmann, nell’anno 1921 in “Geschichte des Synoptischen Tradizion”, mette l’accento sull’azione determinante avuta dall’influsso creativo della comunità nella formazione ed amplificazione del materiale della tradizione.

Segue.