beh, la cosa è parecchio più complessa, perché il sentimento profondo è quello di chi lavora nel privato e si percepisce come un competitore di merito e si contrappone alla rendita di posizione di chi impone le tasse e le redistribuisce alle sue clientele;
in realtà, molti privati lavorano per il pubblico, direttamente o indirettamente, visto che la spesa pubblica muove oltre il 54% del PIL; a Roma la circostanza è più spesso quella del rapporto diretto, per ovvii motivi;
ma noi abbiamo accumulato un cuneo fiscale enorme, per cui il privato che occupa paga in media più del doppio della retribuzione netta al dipendente; quindi, imprenditori e dipendenti hanno comprensibilmente una percezione di stato-sanguisuga, soprattutto quando i servizi sono scarsi, inefficienti; se poi si aggiunge il dato che da Roma in giù la media delle dichiarazioni private è nella no-tax-area, si capisce quanto sia facile rafforzare l'idea di un "nord laborioso e spolpato" per mantenere un "sud fannullone";
per questo oggi Salvini concede a Di Maio tutta una serie di cose irragionevoli - tutte da compiere, e si vedrà se e come - ma che come impatto propagandistico rafforzano ancora di più la percezione che suscita la rivolta fiscale e autonomista nel suo bacino d'elezione: i terroni vogliono i nostri soldi per stare sul divano, o integrare in nero ! non vogliono i lavori pubblici, si oppongono allo sviluppo, frodano le assicurazioni e a noi virtuosi tocca pagare di più, ecc... e quelli ci cascano come polli, mani e piedi.