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Discussione: A proposito di carsimi...

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  1. #1
    Astensionista L'avatar di nahui
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    Ma me lo chiedi, Barbara? Davvero è una domanda da fare?
    1° Quando c'è violenza, chi la usa passa AUTOMATICAMENTE dalla parte del torto. Anche in presenza di una ragione evidente (cavolo, ma leggete a sprazzi? Qua e là? L'avrò detto trecentoquindici volte!!!). Il Marito che, privato del suo carisma e della sua autorità, ricorre extrema ratio alla violenza, non potrà mai essere credibile agli occhi dei suoi figli. Mai! Anzi, spesso ottiene l'effetto contrario.

    2° Non esiste Nahui "la linea educativa paterna". Esiste LA LINEA EDUCATIVA CONDIVISA. Per giungere alla quale, i coniugi dialogano fra loro, discutono e, se occorre, litigano pure. Ma non c'è niente di più deleterio, credimi, di più sconfortante per i figli se babbo dice una cosa e mamma un'altra. Ciò genera in loro solo frustrazione, confusione e sofferenza psicologica.
    Tra le righe, ma neppure troppo, tu stai sostenendo che il marito ricorre alla violenza come "extrema ratio" perché privato della sua autorità e dei suoi carismi. Quindi la violenza maschile sulle donne secondo te è "provocata" dalla loro emancipazione.
    A posto !
    Perché non conduci la tua famiglia, come fece Mosè col suo popolo, nella terra promessa dei Talebani? Ah, no... Potrebbero considerarti troppo estremista

  2. #2
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    2° Non esiste Nahui "la linea educativa paterna". Esiste LA LINEA EDUCATIVA CONDIVISA. Per giungere alla quale, i coniugi dialogano fra loro, discutono e, se occorre, litigano pure. Ma non c'è niente di più deleterio, credimi, di più sconfortante per i figli se babbo dice una cosa e mamma un'altra. Ciò genera in loro solo frustrazione, confusione e sofferenza psicologica.
    e se. dopo aver litigato, non si giunge alla condivisione per un dissidio su valori fondamentali, che succede ?

    il papà va a trans - ci vanno soprattutto i mariti e padri di famiglia; gli egoisti ed edonisti frequentano loro simili, disinibiti ed egoisti quanto loro - e la mamma lo scopre, causa multa dei vigili in tangenziale alle 23; quale linea educativa condivisa si produce ? se il papà ha quell'esigenza, si impone il carisma maschile e si insegna ai figli ad andare a trans; o prevale la linea di compromesso delle prostitute donne, oppure delle trans particolarmente femminili ? oppure si fa a giorni alterni ?

    il papà picchia il professore o l'arbitro della partitella, ma nella linea condivisa lo potrà picchiare solo con la mano aperta e non col pugno ? il papà parcheggia in doppia fila o spera il limite di velocità in autostrada; la mamma osa obiettare, e i figli vanno in confusione: bisogna lasciare impunito quel giovanotto con la Golf accompagnato da una poco di buono che ci ha superati ? se il piede non preme sull'acceleratore e si sta un pochino in corsia di marcia, evitando l'emulazione di Ayrton Senna, i figli diventeranno gay ?
    c'� del lardo in Garfagnana

  3. #3
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Ma me lo chiedi, Barbara? Davvero è una domanda da fare?
    1° Quando c'è violenza, chi la usa passa AUTOMATICAMENTE dalla parte del torto. Anche in presenza di una ragione evidente (cavolo, ma leggete a sprazzi? Qua e là? L'avrò detto trecentoquindici volte!!!). Il Marito che, privato del suo carisma e della sua autorità, ricorre extrema ratio alla violenza, non potrà mai essere credibile agli occhi dei suoi figli. Mai! Anzi, spesso ottiene l'effetto contrario.

    2° Non esiste Nahui "la linea educativa paterna". Esiste LA LINEA EDUCATIVA CONDIVISA. Per giungere alla quale, i coniugi dialogano fra loro, discutono e, se occorre, litigano pure. Ma non c'è niente di più deleterio, credimi, di più sconfortante per i figli se babbo dice una cosa e mamma un'altra. Ciò genera in loro solo frustrazione, confusione e sofferenza psicologica.
    Ti ripropongo il post dato che sei corto di memoria.
    Hai parlato di " ragione evidente" e dopo di padre privato di carisma e dell'autorità. Dobbiamo quindi ritenere una diretta conseguenza e come giusto motivo, l'associazione di voler fare violenza al fatto di avere una donna che dice la sua e contesta qualcosa?
    I sentimenti sono una cosa, si può provare odio, rabbia per svariati motivi, diciamo che è normale. Però c'è anche chi mena o ammazza per un parcheggio. Ma è un'"evidente ragione"? Possiamo affibbiare una qualche giustezza?
    Qui viene dipinto il maschio come un poveretto insicuro, che per stare bene, deve cassare l'altro, fare come i bambini quando giocano e non vincono, che si arrabbiano magari col genitore perché non doveva giocare così.
    È questo che dipingi, un essere che impone e limita per esistere, altrimenti crolla.
    E se insegni quello di cui hai parlato fino ad adesso, è ovvio che l'idea di invasione e privazione può provocare moti di rabbia e forse la sua manifestazione.
    È quel binomio, "evidente ragione", che stona, che fa pensar male, che dice che è giusto provare quella rabbia, quella,voglia di violenza verso la donna, la compagna per quel motivo..
    Dici che è sbagliata la violenza, ma già crei un alibi e accendi la miccia verso chi dovrebbe stare al suo posto secondo la tua morale. In vari casi arriva però all'esplosivo.
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  4. #4
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    Di sicuro non rendendosene conto, invadono ciò che invece sarebbe compito dei Padri.
    Ma chi l'ha detto? Ma dove sta scritto? Magari in qualche bolle medievale. E' inutile che riporti a raffica De Gregori se poi te ne vieni fuori con questi spropositi...
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  5. #5
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Citazione Originariamente Scritto da Pazza_di_Acerra Visualizza Messaggio
    Ma chi l'ha detto? Ma dove sta scritto? Magari in qualche bolle medievale. E' inutile che riporti a raffica De Gregori se poi te ne vieni fuori con questi spropositi...
    Straquoto
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  6. #6
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Citazione Originariamente Scritto da Pazza_di_Acerra Visualizza Messaggio
    Ma chi l'ha detto? Ma dove sta scritto? Magari in qualche bolle medievale. E' inutile che riporti a raffica De Gregori se poi te ne vieni fuori con questi spropositi...
    Panorama. Una delle riviste laiche più lette e più conosciute d'Italia, Pazza.

    Rapporto padri-figli. Che razza di padre sei?
    Sono spesso infantili, distratti. Resi incapaci di autorità da una società che per decenni ha osteggiato il modello del pater familias e da quelle donne che prendono il loro posto. Così oggi agli uomini spetta un compito più gravoso che mai: educare con equilibrio i figli all’autonomia, senza perdersi.

    Diceva James Joice: "Un padre, un male necessario". A 72 anni dalla morte dell’autore dell’Ulisse, sembra che il padre non sia più un male, ma neanche necessario. Nell’era del fallimento di un intero metodo educativo e della rinuncia alla forza dei simboli, i figli del Terzo millennio e i loro padri confusi sono creature smarrite, in bilico su un vuoto.

    "Qualche anno fa" dice lo psicanalista Luigi Zoja, autore del Gesto di Ettore, pietra miliare della saggistica sul rapporto padre-figlio "una mia paziente disse una frase che mi colpì molto. Sosteneva che 'nella famiglia tradizionale di una volta il padre era un tiranno, ma era un padre. Nella famiglia di oggi è un idiota seduto davanti alla televisione'". Una frase terribile che purtroppo rispecchia sempre più la nostra realtà. Spesso, in casa, c’è cromosomicamente, ma non realmente. I padri hanno assorbito un complesso di nullità che, di fatto, li porta a rinunciare a qualsiasi tipo di ruolo educativo".

    Un mito che non funziona più anche secondo una recente ricerca del Censis: oltre il 39 per cento degli italiani pensa che il padre non rappresenti più l’autorità, il senso del limite, le regole. Solo un residuale 17 per cento ritiene il contrario. "È diventato una figura più protettiva che rappresentativa" spiega Giuseppe Roma, direttore del Censis. "Non ha più nulla di freudiano in questa realtà così cruda dove si trova a fronteggiare spesso figli quarantenni che dipendono ancora da lui. La generazione dei padri che avevano fatto la guerra era distante: miti a volte odiati. Quelli di oggi sono frivoli, ludici, costretti ad adattarsi a mogli sempre più impegnate, oppresse dalla quotidianità, che ormai rivestono il ruolo del pater familias".

    Siamo all’evaporazione della figura paterna? Sostiene Massimo Recalcati, psicanalista lacaniano e autore di Cosa resta del padre? (Cortina editore): "Il posto del padre che è in grado di dire l’ultima parola sul senso della vita e della morte, del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto, è come il balcone di San Pietro nell’ultimo film di Nanni Moretti: irrimediabilmente vuoto. Quel padre, il pater familias, il padre-Papa, il padre-padrone, non esiste più, il suo tempo si è irreversibilmente esaurito. Allora il problema è quello di fare a meno di quella rappresentazione carismatica e onnipotente senza però liquidarne l’importanza". E che cosa resta, allora, nell’epoca in cui il balcone di San Pietro è vuoto? "La mia risposta" dice Recalcati "è che resta un padre antieroe, un padre povero cristo, un padre testimone; un padre che, sebbene non sappia più dire quale è il senso ultimo della vita, sa mostrare con la sua vita che si può vivere in questo mondo dando un senso alla vita. È quello che io intendo nel mio libro come padre testimone: un uomo che con la sua vita mostra ai figli che si può resistere, che si può stare al mondo con soddisfazione".

    Nel frattempo divorzi e separazioni sono cresciuti impetuosamente, come dimostrano i dati Istat: rispetto a 10 anni fa l’incremento è del 101,4 per cento per i primi e del 63,3 per le seconde. Con il risulato di 150 mila figli coinvolti nella dissoluzione delle famiglie e la nascita di un nuovo tipo di padre: il single post matrimonio che si trova a tentare di svolgere il suo ruolo con difficoltà ancora maggiore. Terribile? "Non proprio" sorride l’editorialista del Corriere della sera Antonio Polito, che con il suo Contro i papà (Rizzoli) ha da poco fatto esplodere il dibattito "anche se la situazione non può certo dirsi rosea. L’abdicazione dei padri a fare il loro mestiere, cioè a rappresentare per il figlio il passato da superare, il vecchio da cui allontanarsi, ha creato una generazione di ragazzi che non si alzano dal divano, non hanno alcun motivo per porsi in contrasto con il padre e sono inevitabilmente destinati a soccombere davanti alla vita vera".

    I cambiamenti dentro le famiglie negli ultimi anni hanno stravolto i ruoli. Oggi c’è chi di padri si trova ad averne addirittura due: sono 100 mila in Italia i figli cresciuti da coppie omosessuali e 14 milioni in America. Tanto che appena pochi giorni fa, l’11 gennaio, la Cassazione con una sentenza storica ha stabilito che crescere in una famiglia gay non è dannoso per i figli. I padri postmoderni non vogliono ripetere gli errori dei genitori, spiega Elisabetta Ruspini, sociologa all’Università Bicocca di Milano, che ha curato lo studio Nuovi padri? (Dalai): "Sono più accudenti, più sensibili, più disponibili alle cure. Si avvicinano i generi, ma non chiamatelo 'mammo', è solo una riappropriazione della paternità".

    Oggi Padre padrone, il capolavoro di Gavino Ledda che raccontava un’educazione terribile nella Sardegna pastorale, sembra appartenere al Paleolitico, ma fu pubblicato nel 1975. "Le trasformazioni ci sono, ma dipende dal contesto; più nelle zone urbane che in quelle rurali, omogenee tra Nord e Sud, più nelle classi elevate. E soprattutto bisogna guardare a come si è modificato il ruolo del maschio nella società" conclude la sociologa.

    Il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni (L’infanzia non è un gioco, Laterza) da anni collabora con il Tribunale dei minorenni di Milano. Vede famiglie sempre meno forti e maschi sempre più in crisi. "Si è passati dal complesso di Edipo a quello di Narciso" dice. "I padri sono fragili perché desiderano essere amati in modo totale, come si amano le madri, e rincorrono il ruolo delle loro compagne subendo un continuo scacco". Sono piacioni, arrivano a tatuarsi il nome delle figlie sui bicipiti ma, sempre secondo l’Istat, il 50 per cento delle mamme ha dichiarato che, nei 2 anni successivi alla separazione, i figli non avevano mai dormito dal papà. Sono i padri ludici, come li definiscono i sociologi: quasi l’84 per cento (era meno del 78 nel 1989) svolge compiti in famiglia. Il 55 per cento (42 nel 1989) dedica più o meno un’ora e mezza al giorno a leggere, giocare o parlare con i bambini. Di questo tempo il 44 per cento è per il gioco (per la madre il 28). Come dire: lui gioca, lei fatica. Il risultato non è incoraggiante: "I figli sono disorientati» secondo il direttore della Luiss, Pier Luigi Celli. «Hanno avuto quasi tutto garantito, ma non sanno come regolarsi davanti alle difficoltà. Questo perché i genitori, e i padri soprattutto, non li hanno abituati alle responsabilità, a prendersi i rischi delle scelte coraggiose, e nemmeno a fare gruppo».

    Il poeta Vittorio Magrelli ci ha messo 10 anni a raccontare il rapporto con il padre Giacinto. Il suo ultimo libro Geologia di un padre (Einaudi) è un canto dolente alla morte e alla mancanza, alla troppa assenza e alla presenza a volte ingombrante di un genitore all’antica, supereroe distante, ritrovato da adulto nella malattia, il Parkinson: "Ricordo le estati infinite sbattuto 3 mesi da solo dai nonni o nei campeggi, dove lui non veniva mai. Io ho accompagnato mio figlio ovunque, persino dentro gli spogliatoi del calcio. Se avesse solo un’unghia rotta correrei da lui, anche in America. Mio padre mi lasciò solo in ospedale a Orbetello con il bacino rotto. Mi voleva bene, ma non era neanche sfiorato da quella che è l’idea di essere padri oggi. Quelli della mia generazione, i cinquantenni, sono l’anno zero dei padri".

    Sono i "pater puer" , i padri fanciulli, come sintetizza un bambino di 11 anni: "Con mio padre ho un rapporto speciale: parlo di calcio e di pisello". Le cose importanti della vita.

    https://www.panorama.it/societa/rapp...-di-padre-sei/
    Ultima modifica di conogelato; 06-03-2019 alle 01:50
    amate i vostri nemici

  7. #7
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    Panorama. Una delle riviste laiche più lette e più conosciute d'Italia, Pazza.

    Rapporto padri-figli. Che razza di padre sei?
    Sono spesso infantili, distratti. Resi incapaci di autorità da una società che per decenni ha osteggiato il modello del pater familias e da quelle donne che prendono il loro posto. Così oggi agli uomini spetta un compito più gravoso che mai: educare con equilibrio i figli all’autonomia, senza perdersi.

    Diceva James Joice: "Un padre, un male necessario". A 72 anni dalla morte dell’autore dell’Ulisse, sembra che il padre non sia più un male, ma neanche necessario. Nell’era del fallimento di un intero metodo educativo e della rinuncia alla forza dei simboli, i figli del Terzo millennio e i loro padri confusi sono creature smarrite, in bilico su un vuoto.

    "Qualche anno fa" dice lo psicanalista Luigi Zoja, autore del Gesto di Ettore, pietra miliare della saggistica sul rapporto padre-figlio "una mia paziente disse una frase che mi colpì molto. Sosteneva che 'nella famiglia tradizionale di una volta il padre era un tiranno, ma era un padre. Nella famiglia di oggi è un idiota seduto davanti alla televisione'". Una frase terribile che purtroppo rispecchia sempre più la nostra realtà. Spesso, in casa, c’è cromosomicamente, ma non realmente. I padri hanno assorbito un complesso di nullità che, di fatto, li porta a rinunciare a qualsiasi tipo di ruolo educativo".

    Un mito che non funziona più anche secondo una recente ricerca del Censis: oltre il 39 per cento degli italiani pensa che il padre non rappresenti più l’autorità, il senso del limite, le regole. Solo un residuale 17 per cento ritiene il contrario. "È diventato una figura più protettiva che rappresentativa" spiega Giuseppe Roma, direttore del Censis. "Non ha più nulla di freudiano in questa realtà così cruda dove si trova a fronteggiare spesso figli quarantenni che dipendono ancora da lui. La generazione dei padri che avevano fatto la guerra era distante: miti a volte odiati. Quelli di oggi sono frivoli, ludici, costretti ad adattarsi a mogli sempre più impegnate, oppresse dalla quotidianità, che ormai rivestono il ruolo del pater familias".

    Siamo all’evaporazione della figura paterna? Sostiene Massimo Recalcati, psicanalista lacaniano e autore di Cosa resta del padre? (Cortina editore): "Il posto del padre che è in grado di dire l’ultima parola sul senso della vita e della morte, del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto, è come il balcone di San Pietro nell’ultimo film di Nanni Moretti: irrimediabilmente vuoto. Quel padre, il pater familias, il padre-Papa, il padre-padrone, non esiste più, il suo tempo si è irreversibilmente esaurito. Allora il problema è quello di fare a meno di quella rappresentazione carismatica e onnipotente senza però liquidarne l’importanza". E che cosa resta, allora, nell’epoca in cui il balcone di San Pietro è vuoto? "La mia risposta" dice Recalcati "è che resta un padre antieroe, un padre povero cristo, un padre testimone; un padre che, sebbene non sappia più dire quale è il senso ultimo della vita, sa mostrare con la sua vita che si può vivere in questo mondo dando un senso alla vita. È quello che io intendo nel mio libro come padre testimone: un uomo che con la sua vita mostra ai figli che si può resistere, che si può stare al mondo con soddisfazione".

    Nel frattempo divorzi e separazioni sono cresciuti impetuosamente, come dimostrano i dati Istat: rispetto a 10 anni fa l’incremento è del 101,4 per cento per i primi e del 63,3 per le seconde. Con il risulato di 150 mila figli coinvolti nella dissoluzione delle famiglie e la nascita di un nuovo tipo di padre: il single post matrimonio che si trova a tentare di svolgere il suo ruolo con difficoltà ancora maggiore. Terribile? "Non proprio" sorride l’editorialista del Corriere della sera Antonio Polito, che con il suo Contro i papà (Rizzoli) ha da poco fatto esplodere il dibattito "anche se la situazione non può certo dirsi rosea. L’abdicazione dei padri a fare il loro mestiere, cioè a rappresentare per il figlio il passato da superare, il vecchio da cui allontanarsi, ha creato una generazione di ragazzi che non si alzano dal divano, non hanno alcun motivo per porsi in contrasto con il padre e sono inevitabilmente destinati a soccombere davanti alla vita vera".

    I cambiamenti dentro le famiglie negli ultimi anni hanno stravolto i ruoli. Oggi c’è chi di padri si trova ad averne addirittura due: sono 100 mila in Italia i figli cresciuti da coppie omosessuali e 14 milioni in America. Tanto che appena pochi giorni fa, l’11 gennaio, la Cassazione con una sentenza storica ha stabilito che crescere in una famiglia gay non è dannoso per i figli. I padri postmoderni non vogliono ripetere gli errori dei genitori, spiega Elisabetta Ruspini, sociologa all’Università Bicocca di Milano, che ha curato lo studio Nuovi padri? (Dalai): "Sono più accudenti, più sensibili, più disponibili alle cure. Si avvicinano i generi, ma non chiamatelo 'mammo', è solo una riappropriazione della paternità".

    Oggi Padre padrone, il capolavoro di Gavino Ledda che raccontava un’educazione terribile nella Sardegna pastorale, sembra appartenere al Paleolitico, ma fu pubblicato nel 1975. "Le trasformazioni ci sono, ma dipende dal contesto; più nelle zone urbane che in quelle rurali, omogenee tra Nord e Sud, più nelle classi elevate. E soprattutto bisogna guardare a come si è modificato il ruolo del maschio nella società" conclude la sociologa.

    Il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni (L’infanzia non è un gioco, Laterza) da anni collabora con il Tribunale dei minorenni di Milano. Vede famiglie sempre meno forti e maschi sempre più in crisi. "Si è passati dal complesso di Edipo a quello di Narciso" dice. "I padri sono fragili perché desiderano essere amati in modo totale, come si amano le madri, e rincorrono il ruolo delle loro compagne subendo un continuo scacco". Sono piacioni, arrivano a tatuarsi il nome delle figlie sui bicipiti ma, sempre secondo l’Istat, il 50 per cento delle mamme ha dichiarato che, nei 2 anni successivi alla separazione, i figli non avevano mai dormito dal papà. Sono i padri ludici, come li definiscono i sociologi: quasi l’84 per cento (era meno del 78 nel 1989) svolge compiti in famiglia. Il 55 per cento (42 nel 1989) dedica più o meno un’ora e mezza al giorno a leggere, giocare o parlare con i bambini. Di questo tempo il 44 per cento è per il gioco (per la madre il 28). Come dire: lui gioca, lei fatica. Il risultato non è incoraggiante: "I figli sono disorientati» secondo il direttore della Luiss, Pier Luigi Celli. «Hanno avuto quasi tutto garantito, ma non sanno come regolarsi davanti alle difficoltà. Questo perché i genitori, e i padri soprattutto, non li hanno abituati alle responsabilità, a prendersi i rischi delle scelte coraggiose, e nemmeno a fare gruppo».

    Il poeta Vittorio Magrelli ci ha messo 10 anni a raccontare il rapporto con il padre Giacinto. Il suo ultimo libro Geologia di un padre (Einaudi) è un canto dolente alla morte e alla mancanza, alla troppa assenza e alla presenza a volte ingombrante di un genitore all’antica, supereroe distante, ritrovato da adulto nella malattia, il Parkinson: "Ricordo le estati infinite sbattuto 3 mesi da solo dai nonni o nei campeggi, dove lui non veniva mai. Io ho accompagnato mio figlio ovunque, persino dentro gli spogliatoi del calcio. Se avesse solo un’unghia rotta correrei da lui, anche in America. Mio padre mi lasciò solo in ospedale a Orbetello con il bacino rotto. Mi voleva bene, ma non era neanche sfiorato da quella che è l’idea di essere padri oggi. Quelli della mia generazione, i cinquantenni, sono l’anno zero dei padri".

    Sono i "pater puer" , i padri fanciulli, come sintetizza un bambino di 11 anni: "Con mio padre ho un rapporto speciale: parlo di calcio e di pisello". Le cose importanti della vita.

    https://www.panorama.it/societa/rapp...-di-padre-sei/
    Come al solito volti la frittata e usi i copiaincolla. Io ti sto contestando la frase, davvero assurda, che le donne "invadono" i campi destinati ai padri, semplicemente perché questi campi non esistono, o non dovrebbero esistere. Poi fai un po' tu.
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  8. #8
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    io penso una cosa che mi coinvolge direttamente , perchè dovrei imporre a un figlio i miei ideali ..e se fossi io in errore o chi me li ha trasmessi ? perchè dovrei indottrinare un qualcuno o forzarlo perchè vive nella mia casa ? io sono proprietario di me stesso e non di più , ili mio figlio non è di mia proprietà e con qualche assurda convinzione potrebbe mai esserlo ?

    quando un figlio esce di casa lo rivedi con piacere che si arrichisce per conto proprio e ti trasmette emozioni e conoscenza che io mai avrei potuto dargli

  9. #9
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    io penso una cosa che mi coinvolge direttamente , perchè dovrei imporre a un figlio i miei ideali ..e se fossi io in errore o chi me li ha trasmessi ? perchè dovrei indottrinare un qualcuno o forzarlo perchè vive nella mia casa ? io sono proprietario di me stesso e non di più , ili mio figlio non è di mia proprietà e con qualche assurda convinzione potrebbe mai esserlo ?

    quando un figlio esce di casa lo rivedi con piacere che si arrichisce per conto proprio e ti trasmette emozioni e conoscenza che io mai avrei potuto dargli
    A parte la base di valori che apprendi dell'esempio concreto dei genitori, nel bene e nel male, alla fine ti educa più la vita, i rapporti sociali. Nella mia esperienza, per il suo carattere da "bastian contrario", Figlia ha spesso respinto come sciocchezze retrograde certi consigli, ma poi è arrivata allo stesso risultato sbattendoci la testa, o parlando con gli amici, che sono una seconda famiglia, essendo figlia unica.

  10. #10
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    A parte la base di valori che apprendi dell'esempio concreto dei genitori, nel bene e nel male, alla fine ti educa più la vita, i rapporti sociali. Nella mia esperienza, per il suo carattere da "bastian contrario", Figlia ha spesso respinto come sciocchezze retrograde certi consigli, ma poi è arrivata allo stesso risultato sbattendoci la testa, o parlando con gli amici, che sono una seconda famiglia, essendo figlia unica.

    poi succede il contrario , quando un figlio è maturato con coscienza propria è un consolidamento dei propri valori ed è in ascesa , quando leggo che questo mondo sta cadendo a pezzi e la gioventù è sbandata secondo il mio punto di vista è il vecchiume il solo responsabile perchè è superato e il carisma è deleterio , noi possiamo essere carismatici ammettendo i nostri errori in modo che non si ripetano

  11. #11
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    Cono ne ha per tutti , siete tutti da rifare

  12. #12
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    e così quando non copia e incolla scopriamo il vero Cono proveniente da una falla temporale del periodo prerinascimentale

  13. #13
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    Volevo stanare lui, hai rovinato tutto

  14. #14
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    Volevo stanare lui, hai rovinato tutto
    e che vuoi stanare ? sono secoli che gli chiedo risposte e fa finta di non aver letto, perché dovrebbe confessare l'inconfessabile, che riesce ad esprimere proprio scomponendo i precetti, in modo da renderli apparentemente innocui.
    c'� del lardo in Garfagnana

  15. #15
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    Cono tu non ti rendi conto che stai descrivendo una famiglia macchietta e la vuoi far diventare macchietta con il teatrino dei ruoli e dei carismi.
    Noi tutti vorremmo sapere chi priva davvero un padre di fare il padre e di farli insieme alla compagna, non nel modo pissero che vuoi tu si capisce.
    Accusi noi o gli altri di non essere aperti all'altro, di conflitti e competizioni quando tu da giorni e giorni ci parli di compiti maschili e femminili, di invasioni di campo, di donne che non fanno quello che tu vorresti facessero.
    Chi è che ha paura dell'altro e genera e vede conflitti, tu o noi?
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

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