Durante la metà degli anni '90, ritrovai Vittoria, una carissima amica del periodo adolescenziale. Dotata di grande simpatia e sensibilità, entrava in empatia molto facilmente, capace di capirti nel profondo.
Il suo sorriso era come un raggio di sole che ti colpiva diretto al viso, facendoti sentire il calore del suo amore... e lo faceva con una semplicità ed un candore unico.

Era un periodo particolare per lei. Aveva avuto delle delusioni ed era visibilmente sfiduciata, ma questo non le impediva di sorridere e guadarti negli occhi, con la certezza che tutto sarebbe stato presto
messo alle spalle. Io le volevo bene. Da ragazzini, in spiaggia, facevamo delle belle chiacchierate che ci permisero di entrare in confidenza, tanto che, ritrovatoci dopo qualche anno, il rapporto era rimasto
o stesso, molto confidenziale e di reciproco rispetto.

Mi dispiaceva vederla giù, cercavo di confortarla ma, riservata com'era, non voleva che la nostra frequentazione si trasformasse in incontri basati su un reciproco conforto, come appoggiarsi l'uno, nelle spalle
dell'altro. Anch'io infatti uscivo da una delusione d'amore e, come spesso accade, spesso si tende in questi casi a cristallizzarsi su ciò che è stato, domandandosi inutilmente se le cose avessero potuto prendere
una piega diversa, rispetto a quello che era accaduto. Insomma, piangersi addosso... che non aiuta di certo ad uscirne fuori e guardare avanti.

Per qualche tempo uscimmo insieme, passeggiando per il centro di Ortigia, parlando dei tempi in cui eravamo adolescenti e ricordando episodi allegri e passati. In entrambi i nostri volti il sorriso ci illuminava e
fu una la terapia azzeccata per entrambi per ritornare allegri e propositivi.

Il culmine della nostra frequentazione avvenne il ferragosto del 1994, quando la invitai nella mia villetta, in campagna, insieme alla mia comitiva. La mattina andammo tutti al mare e ad ora di pranzo, ritornammo
in villetta per organizzare una spaghettata. Insieme raccogliemmo dei pomodori e del basilico dal campo coltivato di mio padre, che tagliammo a fette per arricchire il soffritto per gli spaghetti. Fu una meravigliosa
giornata, trascorsa scherzando e giocando, tutti insieme. Ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano, il sorriso scattava in automatico. Eravamo felici, stavamo bene insieme.

Poi ci perdemmo nuovamente di vista. Così, senza alcuna ragione. Ognuno riprese il proprio cammino e devo dire che all'inizio mi mancava. Insieme a lei stavo bene e quindi mi domandai se, oltre all'amicizia,
provavo qualcos'altro per lei, visto che mi veniva a mancare. Ma quando si è giovani, spesso non capisci subito cosa ti sta accadendo, o perlomeno, non ti ci soffermi a pensarci più di tanto, distratto dall'euforia,
dal divertimento in comitiva, riempiendo i cosiddetti "vuoti" con surrogati che, sul momento ti danno soddisfazione e gioia, ma che alla lunga contribuiscono a rendere i vuoti, sempre più grandi e malinconici.

Ben presto i suoi sorrisi sbiadivano nei ricordi e, le giornate, passavano frenetiche tra baldoria, casini e falsi sentimenti d'amore, provati, oggi per quella tizia, domani, le quell'altra... senza fermarti e guardare
indietro e chiederti seriamente, cosa e chi stai cercando veramente.

Dopo qualche mese accadde che una sera ci ritrovammo in piazza ad Augusta. Lei era raggiante. Mi abbracciò forte, molto forte, ricordo. Poi parlando euforicamente, mi disse che stava bene, tutto andava per il meglio...
parlammo tra noi e mi confessò che le piaceva un ragazzo di cui però non conosceva ancora il nome. Sperava di incontrarlo nuovamente presto, anche se più i giorni passavano, più era agitata ed aveva paura di non rivederlo.

Non seppe darmi indicazioni per aiutarmi a capire di chi potesse trattarsi.... confesso che qualcosa mi strinse lo stomaco. Ero allo stesso tempo contento e dispiaciuto. Segno che qualcosa aveva lasciato in me...
un rimpianto forse, per averla "lasciata andare", senza capire che probabilmente i miei sentimenti erano altri. Mi giudicai superficiale e quindi le augurai di ritrovarlo presto e che tutto potesse andare per il meglio.

Nel salutarla mi sentii triste... ma era tardi per porvi rimedio. I suoi erano occhi di un innamorata e... insomma non era giusto "rompere" quell'incanto. Non se lo meritava, le volevo bene e quindi mi sforzai i essere contento
per lei. Avevo lasciato che l'attimo fuggente, mi fuggisse appunto.... e, impietoso verso di me, rispettai i suoi sentimenti, e guardai avanti.

Ci perdemmo nuovamente di vista e, il tempo, contribuì a metabolizzare il tutto, allontanando da me quei sentimenti negativi, gelosia e i rimorsi provati l'ultima volta che ci vedemmo, fin quando una sera, a Siracusa, la vidi
passeggiare con Carmelo, un ragazzo che conoscevo bene, avendoci giocato a calcetto diverse volte ed essendo anche stato fidanzato con una sorella di un amico.

Quando Vittoria mi vide gli occhi le brillarono.... si vedeva che era felice e da lontano mi chiamò....

- "Bumble, Bumble, ti presento il mio fidanzato, Carmelo!!"
- "Ma io lo conosco già, Vittoria...." le dissi "Era lui il ragazzo di cui non hai saputo dirmi il nome, quella sera, in piazza?"
- "si, è lui, ma come fai a conoscerlo... io non immaginavo che voi due..."

Abbracciai entrambi e quasi mi scappò una lacrima, felice per loro.

Vittoria e Carmelo alla fine si sposarono. Oggi sono una famiglia felice e con prole... all'inizio, ci frequentammo regolarmente... poi come spesso accade, ci siamo persi di vista, ricorrendo ognuno, le problematiche della famiglia,
dei figli che crescono ecc. Oggi non capita di vederci spesso, abitando in città diverse, però... quelle rare volte che ci incontriamo, è come se non ci vedessimo solamente dal giorno prima.

Ah, dimenticavo, il suo sorriso è sempre lo stesso... come un raggio di sole che ti riscalda e ti illumina il viso.

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Niente, volevo solo raccontarlo.

Se anche voi avete delle piccole storie da raccontare... beh, accodatevi.

buona serata