la triade dialettica dell’amore.

La complementarità degli opposti di pari dignità ontologica convergono verso un’unità ontologica superiore, chiamata amore che è diversa dalle due dualità.
Nella triade: "Uomo-Donna-Amore” l'uomo e la donna sono due ontologie opposte, ma al termine di un ideale processo di integrazione profonda, essi tendono a quell'unità superiore chiamata Amore, che non cancella la dualità, ma la esalta, cioè completa sia la virilità di lui sia la femminilità di lei. La massima dualità nella massima unità!
Il processo amoroso per giungere all’amore di coppia ha schemi di comportamento ripetitivi pur con le variabili. Sono antichi "meccanismi" psicologici escogitati dalla natura per la continuità della specie.

Conoscere le "regole del gioco" è importante. L’iter amoroso si basa sui segnali sensoriali, i meccanismi ormonali, l’attività psichica che si combina con la neurofisiologia e la biochimica.
Certamente la dissezione scientifica toglie all'amore il velo di romanticismo passionale, poetico, però è un modo per comprenderlo, per capire che l’iter amoroso si svolge come un percorso ciclistico a tappe, per ognuna delle quali oggi la scienza dà la spiegazione.

Le diverse fasi del metaforico viaggio sono caratterizzate da scansioni temporali. Il traguardo finale è simbolicamente rappresentato dall’amore di coppia, ma spesso uno od entrambi i partner scelgono di fermarsi, di non proseguire il processo amoroso.

L’itinerario comincia con l’attrazione, che può avvenire in ambiente reale oppure virtuale: forum, chat, social network, e-mail, telefonate possono creare idealizzazioni, che poi debbono essere confermate o disconfermate durante l’incontro vis a vis.
Se l’attrazione è reciproca, se la percezione di alcune caratteristiche esteriori (fisiche e comportamentali) riesce ad emozionare, se in entrambi c’è la volontà di conoscersi ed il contesto permette l’approccio, comincia il dialogo, che permette, se possibile, il feeling, la reciproca simpatia, ed anche di capire se la persona può interessare come amico/a o come partner.

Se entrambi decidono di cominciare la relazione amorosa si entra nella fase della reciproca seduzione, alla quale di solito segue l’infatuazione, che è il primo livello dell’innamoramento, connesso con l’attaccamento.

“Mi sto innamorando di te” , è la frase che di solito viene usata per dire al/alla possibile partner: “dentro di me sta nascendo l’affetto per te, forse è innamoramento, ma sei in tempo per bloccarlo oppure per darmi modo di andare avanti.” La risposta serve per capire cosa l'altro/a pensa in merito, se il sentimento è reciproco, se la relazione deve proseguire o deve essere interrotta.

Molti giovani per timidezza od orgoglio temono di rivelare la loro infatuazione perché non sopportano la possibile sconfitta.
La “dichiarazione” è "rischiosa", un rifiuto fa svanire i “sogni ad occhi aperti”, ma comunque vada è importante tentare… se si tace per timore si perde la possibilità di sapere.

Innamorarsi è facile ed è un’esperienza piacevole, ma non è l’amore. L’innamoramento serve per creare le basi di un amore duraturo, ma chi resta ancorato all’utopia dello stato d’innamoramento finché vive può incontrare seri problemi nel costruire un durevole rapporto di coppia.

Infine c’è l’amore, ma anche la possibile crisi di coppia e, purtroppo, la fine dell’amore, la separazione. che spesso lascia conseguenze psicologiche traumatiche.

Comunque, al di là di queste fasi, valide generalmente per tutte le coppie, la complessità della vita amorosa è legata a numerose variabili: la vita adulta è frutto delle esperienze, delle relazioni con i genitori e quelle che si incontrano crescendo, del rapporto che si ha con se stessi e con il proprio corpo, del grado di autostima e di accettazione del proprio essere e della propensione ad affidarsi all’interno di una relazione.