Cavallette fritte e larve di ape, grilli saltati e cicale lesse... Gli insetti, con le loro qualità alimentari, stanno per arrivarci in tavola.
O quasi.
Alla degustazione organizzata dalla società Umanitaria al Coop. Forum Center dell'Expo di Milano c'era una gran folla, per niente scoraggiata dalle particolarissime tartine sulle quali campeggiavano insetti d'ogni tipo. Un vero successo di critica e di pubblico, ma in Italia non troveremo per un bel pò queste delicatezze in alcun ristorante. Perfino all'Expo inizialmente gli insetti erano stati messi all'indice, la così detta " carne a sei zampe " è considerata novel food, cioè " cibo nuovo ", quindi priva di autorizzazione, dato che sino al 1997 non veniva consumata in modo significativo nell'Unione Europea. Gli organizzatori dell'Umanitaria avevano ottenuto dal ministero della Salute il permesso per quell'unica degustazione, e soltanto dopo che l'Asl aveva garantito l'assenza di rischi sanitari.
Eppure l'arrivo del grillo fritto, del coleottero lesso nei nostri menù non è così lontano nel futuro. E se la prospettiva non ci entusiasma l'ostacolo è soltanto culturale. L'aragosta apprezzata come cibo e vera prelibatezza, secondo le ultime ricerche presentate alla Society for Integrative and Comparative Biology è una cugina degli insetti, e lei stessa non sembra poi un insetto gigante con tutte quelle gambe e le antenne? Dai romani (antichi) non a caso veniva chiamata "locusta". In passato la dieta degli europei contemplava gli insetti propriamente detti: il filosofo greco Aristotele scriveva che le cicale hanno un ottimo sapore e sono uno spuntino di lusso.
Di fatto il sospetto nei confronti degli insetti si sviluppò di pari passo con l'agricoltura, quando essi vennero considerati parassiti per i raccolti.
Non Ovunque però, in più di 100 nazioni al mondo, soprattutto in Africa, America Latina, Australia, Asia e zone sul Pacifico, per circa 2 miliardi di esseri umani, gli insetti di circa 2.000 specie rappresentano una grassa fetta della dieta quotidiana. E ora anche in Europa, ristoranti di Londra, Haarlem, Berlino e Francoforte comprendono nel menù pietanze a base di questa classe di animali.
E anche il palato vuole la sua parte:
Bruchi, apprezzati in Sudafrica ed Asia ma anche in Francia e Belgio. Fatti saltare in padella ricordano il sapore delle patatine fritte;
Cicala, consumata in Africa e Asia, dopo la muta, il corpo è soffice e sugoso, si mangia anche fritta;
Cavalletta, si mangia in Africa, America, Thailandia, Sud America, ha il sapore del gambero o del gamberetto;
Larve di vario genere, falena, ape, vespa vanno dal sapore di pollo a quello di pancetta e funghi;
Locuste, mangiate in Africa, Cina e America dove sciamano, dal sapore di gamberoni alla brace, sono comprese anche nella dieta ebraica.
E poi tanti insetti ancora, dalle termiti alle uova di formica e altre larve di vario tipo, tutte ricercate e dall'ottimo sapore.
Nutrirsi di insetti non è semplice curiosità culinaria. E' da sempre la soluzione a basso costo per la sopravvivenza nei Paesi privi di altre proteine animali.
Pensate che uno sciame di locuste, formato da 16 a 20 milioni di esemplari, contiene circa 30/40 tonnellate di proteine nobili.
Perchè aspettare che arrivi lo sciame dell'infausta distruzione? Da qualche parte l'ingegnoso uomo alleva gli insetti. In Thailandia sono altre 20.000 le aziende, spesso a gestione familiare, che allevano e forniscono in questo modo proteine nobili a milioni di consumatori.
L'Europa è buona ultima, ma nei Paesi Bassi, Francia e Germania si sono già dati a questa nuova zootecnia.
E l'Italia? Come più sopra detto, per ora sono vietate sia la produzione sia l'importazione di insetti, anche se questo divieto non serve a tenerli fuori dal piatto.
Presenze occulte di insetti vengono consumate all'insaputa dei più, noi italiani ne mangiamo di media circa un chilo all'anno mescolati in farine e derivati, spaghetti di riso, cacao, caffè, ma anche marmellate, cioccolato, zuppe pronte.salsa di pomodoro, ecc. ecc.
Li troviamo nei coloranti, negli additivi. Un esempio il Kermes vermilio o cocciniglia è usato per la produzione dell'alchèrmes, si mette nei dolci in special modo per la preparazione della zuppa inglese, oppure mascherati da codici numerici E904 ed E120, estratti da un insetto che secerne una specie di resina, un emittero, viene usata per glassare dolci, lucidante per pillole, caramelle e gomme da masticare.
Poi le vitamine volanti, le proteine, i contenuti corporei a base di ferro, ricchi di grassi "sani", paragonabili a quelli del pesce.A fronte di tutti questi vantaggi gli insetti inquinano meno di qualsiasi altro animale.
Pensate che il meteorismo animale della zootecnia è responsabile del 20% dei gas serra.
E lo spazio? quanto spazio occupa una larva della farina rispetto ad un suino? E i bisogni alimentari dei medesimi, le coltivazioni per alimentazione animale?
Poi sono macchine di trasformazione molto efficienti, hanno sangue freddo, quindi non disperdono parte della loro energia alla produzione di calore e altro ancora.
Insomma, c'è da farci un pensierino. Certo che prima di allevarli si dovranno preparare nuovi veterinari e aggiornare quelli in servizio: dovremo imparare cosa mangiano, come macellarli, emanare linee guida etiche...
Se gli insetti in tavola dopotutto ci fanno ancora schifo, avremo di sicuro qualche anno ancora prima di abituarci all'idea, anche perchè nel 2030, mentre una trentina di persone partiranno per Marte, 9 miliardi di altre persone resteranno sulla terra.
Carne a... sei zampe.

(fonti da cui ho attinto per il thead di cui sopra: "Airone", "National Geographic Italia", "Focus").

Se a qualcuno interessa un'opinione mi è sempre gradita. Io ovviamente sono favorevole ad alimentarmi con insetti, magari con un buon bicchiere di rosso a fianco.