Risultati da 1 a 8 di 8

Discussione: Domus avita

  1. #1
    Opinionista
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    Domus avita

    Lo scrittore Piero Chiara nel giorno del suo compleanno amava far ritorno a Luino, il luogo dove era nato, sulla riva sinistra del Lago Maggiore, per rinnovare le emozioni, i ricordi, per incontrare gli amici, sempre meno col passare degli anni.
    Ai pochi compagni viventi lo scrittore confidava la sua sensazione di solitudine che provava e il sentimento di tristezza. Diceva che anche la sua vita cominciava a diventare troppo lunga, come quelle gallerie che sembrano non finire. A volte paragonava la sua esistenza a un viale alberato in fondo al quale, fra le brume, vedeva la casa dov'era nato.

    Anch’io, come Piero Chiara, nel giorno del mio compleanno ritorno nel luogo natio, nella secolare dimora su una collina davanti al Mare Adriatico. L'edificio ha il prospetto dalla parte del golfo, invece la parte retrostante scruta le cime del massiccio della Maiella.
    E’ la casa avita. Ogni volta sembra accogliermi con un abbraccio affettuoso, consolatore.

    Il bel portale d’ingresso immette nell'androne, che ha sul fondo un ornato cancello in ferro, dietro il quale c'è il giardino con una fontana ed alcune statue.
    Dall'atrio, l'elecoidale scalone in marmo rosso conduce al piano superiore, dove ci sono le stanze che mostrano i segni del tempo che passa. Ogni camera ha un pavimento diverso per tonalità e con i disegni tipici delle ceramiche prodotte a Vietri sul Mare, gradite da mio nonno.

    Nello studio-biblioteca lo scorrere del tempo sembra lieve, come il velo di polvere che si posa sugli specchi, sui mobili, sui libri che hanno conosciuto varie generazioni della mia famiglia.

    Dietro la porta d’ingresso nella camera da letto dei miei genitori ci sono ancòra delle piccole incisioni quasi impercettibili. Vennero tracciate da mia madre per indicare periodicamente la mia crescita in altezza.

    Invece nel salotto i segni del tempo sono sui bordi lisi delle vecchie poltrone in pelle, collocate davanti al decorato caminetto marmoreo.
    Gli sbiaditi cuscini sul divano furono ricamati da una mia zia. Nei giorni d’estate si sedeva vicino la finestra che permette di vedere la baia, godere della brezza marina pomeridiana e carpire la luce solare che le serviva per vedere meglio mentre con ago e filo seguiva il disegno sul tessuto incastrato nel telaio.



    Quando ero adolescente alcune sere d’estate anziché andare a dormire mi sedevo sul davanzale della finestra nella mia stanza, pensavo a lei… e trascorrevo molto tempo ad osservare le lampare che solcavano le onde, contemplavo le notti stellate e la rada inargentata dalla luce lunare.

    Nel silenzio della notte mi piaceva ascoltare i rintocchi delle piccole campane che dal campanile dell’antica chiesa indicano il passare delle ore tramite un orologio-programmatore elettronico, che permette di azionare il battaglio all’interno dei “bronzi”.

    Spesso rimanevo sveglio fino all'aurora per ammirare il sorgere del sole, che sembra alzarsi dall'Adriatico, e le isole Tremiti.

    E poi il giorno. Osservavo la gente sulla spiaggia, guardavo le barche da pesca con le vele colorate ed il volo dei gabbiani.

    Reminescenze..., pensieri che volano nel luogo dei ricordi, nel paesaggio dell’anima.

  2. #2
    Che bello questo thread... io avrei da raccontare almeno cinque o sei domus... avendo vissuto la mia gioventù girovagando tra diversi luoghi, prima di fermarmi nella mia residenza attuale...
    ma, trovando il tempo, proverò a descriverne qualcuna...
    Bambol utente of the decade

  3. #3
    Opinionista
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    Ricordare per scrivere l’autobiografia.

    Il sostantivo femminile “autobiografia” è una parola composta di origine greca. Scomponendo la stringa del nome nei suoi elementi costitutivi si ha:
    “autos” (= stesso, di se stesso) + “bios” (=vita) + “graphé” (= descrizione…, tramite la scrittura): “vita di un individuo descritta da sé stesso".

    Scrivere l’autobiografia significa sedersi davanti al foglio bianco, cartaceo o virtuale, mettere ordine ai propri ricordi, schematizzare gli argomenti e scriverli.

    L’autobiografia è un procedimento di autoanalisi, coinvolge l’Io, la tecnica narrativa, la creatività. Permette di catalogare gli eventi più significativi della propria vita, diventa lo “strumento” che ci aiuta a capire quali sono i passaggi fondamentali del nostro processo di crescita personale, quale significato hanno gli eventi passati.

    Inquadrare eventi, cose e persone: sono gli elementi base dello storytelling, dell’arte di raccontare, di strategia di comunicazione persuasiva. Elementi validi anche per raccontare la propria vita. Trasformarla in oggetto narrativo, pensando al passato, alle esperienze positive e negative, alle situazioni e alle persone che ne hanno fatto parte.
    Ultima modifica di doxa; 03-06-2019 alle 23:24

  4. #4
    Concordo con quanto dici... pienamente.
    Bambol utente of the decade

  5. #5
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Bello Doxa! Scrivi in modo davvero accattivante. Chissà che questa sezione non riprenda un po' vita.
    Anch'io scrivevo parecchio.
    Ora scrivo troppo per lavoro e non riesco più a farlo per svago.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  6. #6
    Sovrana di Bellezza L'avatar di ReginaD'Autunno
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    Dalla finestra di casa di mia nonna vedevo il mondo dei miei nonni: un viaggio verso tempi lontani sul mio adorato paese...
    Quando ero piccola mi piaceva passeggiare con loro e con mia madre nel mio paese natìo: gente adorabile, verde dappertutto e alberi secolari che ci sono ancora, e il mare... Una scogliera bellissima che anche quando era sera e non si vedeva niente io ero felice di essere lì, a contemplare l'infinito! Poi c'erano le ville dei parenti di mia madre: abitazioni semplici con gente che anche se mi conosceva appena, con me era gentilissima ed erano prodighi nell'offrirmi limonata e dolcetti. E mentre mi offrivano ciò sentivo i discorsi dei grandi, che per me certe volte erano difficili ma ero lo stesso felice di trovarmi là. Poi c'era la festa patronale del mio paese: i tre Santi che uscivano dall'umida cripta di una cattedrale maestosa per passeggiare davanti alla gente che era desiderosa non solo di rivolgere loro una preghiera, ma anche solo di guardarli nei loro mezzi busti scolpiti in argento, mentre la fastosa illuminazione montata dalla gente accoglieva la processione...
    Era tutto bello quando ero piccola, ora le cose sono molto cambiate, ma una cosa è rimasta nel mio caro paese: l'amore per la bellezza e l'arte ma soprattutto il rispetto delle tradizioni popolari che non cambieranno mai!
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

  7. #7
    Opinionista
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    Parafrasando Cartesio mi vien da dire “Scribo, ergo sum, ma io non sono un ghostwriter e per scrivere ci vogliono tempo e qualcosa da raccontare, per esempio narrare un ricordo, frammento del proprio esistere.



    Ricordare può diventare “gaudium et spes”, gioia e speranza oppure “tristitia et desperatiōnis”, tristezza e disperazione.

    L'autobiografia ci consente di “osservarci da lontano”, di attraversare e sostare nei luoghi più importanti della nostra vita, ci costringe a sequenziare gli eventi, a ricomporre gli episodi, a non trasfigurare le esperienze, le affettività, le emozioni, i sentimenti, gli stati d’animo.

  8. #8
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Scrivere senza dubbio mette a nudo una parte di noi stessi.
    Tu però scrivi molto bene. Veramente molto bene.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

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