Non poche delle decisioni che in passato abbiamo preso ci appaiono oggi sbagliate. E' una constatazione che ciascuno di noi fa regolarmente, ma che resta sterile perché quasi sempre trascuriamo di approfondirla individuando le motivazioni che ne stanno alla base e cioè quelle che mi sento di riconoscere come "zone erronee". Pur essendo molte, esse hanno una connotazione comune: ci inducono a rinunciare alle nostre aspirazioni più profonde e genuine per conformarci a un modello esterno; a vivere, cioè, in funzione dell'immagine stereotipata che gli altri, per semplificazione o per comodo, si aspettano da noi.
Gli atti, le emozioni della nostra esistenza ci vengono preordinati fin dall'infanzia dalla comunità civile, famigliare, e di lavoro a cui apparteniamo o siamo destinati. L'importanza di ottenere l'approvazione di tali comunità, il timore di venire emarginati, ci induce quindi a sottostare a imposizioni che svalorizzano la nostra personalità e ci costringono a condividere le nevrosi, i sensi di colpa, i conformismi, le preoccupazioni e le ansie del futuro che formano le zone malate della nostra civiltà industriale.
E Allora?
Allora, viviamo una volta sola, rifiutiamo di conformarci acriticamente alle regole che gli "altri" tendono ad imporci. Cerchiamo piuttosto di scoprire da soli, dentro di noi, le nostre autentiche aspirazioni, e dopo averle identificate, facciamo di tutto-diamoci da fare per realizzarle. Perché dovremmo sentirci condizionati dalle esperienze che noi stessi, o altri, abbiamo fatto nel passato, o vivere in ansia per quello che verrà, per il nostro futuro dal momento che noi viviamo sempre ed esclusivamente nel presente? Perché dovremmo accettare l'infelicità, oggi, dal momento che le possibilità di realizzarci sembrerebbero praticamente infinite? Perché mai trascorrere l'intera nostra vita all'ombra di pregiudizi e di abitudini anchilosanti quando la possibilità di scegliere un'esistenza più varia, eccitante, ci può dare quella serenità di spirito che nasce dall'acquisizione della libertà psicologica?
E' un invito audace ma meditato, per cercare sé stessi, al di là del conformismo, per cercare quei valori autentici ai quali ispirare la propria esistenza.

(Rif. Wayne W. Dyer - psicologo e psicoterapeuta)

P.S.
L'ho postato qui sperando che come zona argomentativa potesse andar bene.
In caso contrario mi scuso con l'amministrazione.