Un giorno, ho capito che spesso noi confondiamo due cose che si somigliano ma non sono uguali, le illusioni e le speranze.
Le illusioni sono il nostro viatico, il bagaglio che ci troviamo sulle spalle quando muoviamo i primi passi nel mondo.
Certo, perchè da piccoli ci sembra che il mondo sia stato costruito per noi, che aspetti noi, come un meccanismo dagli ingranaggi perfetti: orari, doveri, la scuola, le stagioni, la voce e le mani dei nostri genitori.
E' tutto previsto, tutto stabilito, devi solo accettarlo e gli anni scorreranno senza intoppi, ben lubrificati.
Nell'adolescenza scopriamo che non è così: cominciano le disillusioni. Basta un amore non ricambiato o la morte di un famigliare, a volte molto meno. Ma come?- Ti domandi, io sono stato bravo, ho fatto quello che mi chiedevano, ho corso sui miei binari. Perchè mi deve succedere questo? Perchè mia madre si è ammalata e mio padre ha perso il lavoro? Perchè lei volta la testa dall'altra parte quando le parlo?-
Così ti accorgi che il mondo non ha bisogno di te, non aspetta te.
Il mondo fa a meno di chiunque.
C'è gente che conserva le illusioni molto oltre la giovinezza e niente è più penoso di un uomo di cinquanta, sessanta, settant'anni che non ha smesso di sentirsi in credito con il mondo, di pensare che la felicità gli sia dovuta. Paralizzato, continua a voltarsi indietro e rimpiangere il tempo in cui la vita aveva una direzione, un senso; ad aspettare che qualcosa o qualcuno, magari un dio celeste, rimetta tutto a posto.
Quando l'illusione sparisce, sotto i colpi d'ascia del dolore, del tempo e dell'ingiustizia, è il momento della speranza. La speranza guarda al futuro. D'accordo, mi dico: tengo duro, non posso aspettarmi niente, il mondo non si prenderà cura di me. Sulle macerie delle illusioni, proverò a costruire qualcosa di nuovo. Prendo in mano la mia vita, cerco di plasmarla, nel lavoro, negli affetti, in tutto e spero, spero di riuscire in questo.
Spero di riuscire ad amare chi mi ama ed esserne riamato. Fare un lavoro che mi permetta di lasciare un segno, un qualcosa di me, anche piccolo, anche nascosto. Forse solo essere una persona decente.
Senza paura, senza alcuna vergogna.