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Discussione: Io non so parlar d'amore

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  1. #1
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da LadyHawke Visualizza Messaggio
    Il vissero per sempre felici e contenti è solo nelle favole, appunto una favola.
    Appunto bisognerebbe pensare al rapporto duraturo come un percorso insieme e poi quello che sarà sarà, nel senso che ple strade possono anche dividersi,,ma come per un orto le pianticelle vanno curate, ci si deve occupare non aspettarsi che l'orto o il giardino produca da sè.
    è una favola, ma continua ad essere il modello psicologico di riferimento predominante, perché non ce ne sono di diversi davvero integrati e metabolizzati consapevolmente come aspettative; altrimenti, non ti spiegheresti tanti drammi; infatti:

    Riguardo ai modelli identificativi di oggi, di famiglie allargate, articolate, non sono troppo convinta che siano migliori dei modelli di un tempo o comunque di una famiglia tradizionale.
    Non lo so staremo a vedere nelle generazioni future, che fra l'altro faranno sempre meno figli, quello che penso oggi è che i bambini, i figli hanno bisogno di punti di riferimento fissi, la famiglia ha sempre rappresentato un valore e un punto di riferimento, oggi mi sembra di vedere sempre più bambini e giovani adolescenti confusi, spesso incapaci di sopportare piccole frustrazioni, capaci di amare?
    Non credo che il passato, con i suoi vecchi e superati modelli sia tutto da buttare. Evoluzione non significa sempre miglioramento.
    non è questione di buttare, perché le persone fanno quel che possono nelle circostanze ambientali, materiali e culturali, in cui si trovano;

    se il modello passato è, appunto, passato è per un motivo, di inadeguatezza a gestire le circostanze; diventare genitori avendo la percezione di un sistema del desiderio - in senso lato - in cui a 30, 40 o 50 anni non è più detto - anzi, è palese il contrario - che ci si debba rassegnare alla morte affettiva, sempre in senso lato, in nome di una famiglia, spesso disfunzionale, perché non è affatto detto che i quei figli vengano su sani in quei contesti, è sempre più difficile;

    e lo è, a maggior ragione, se l'immaginario dei sentimenti non ha elaborato la dignità e la funzionalità, la vivibilità sociale e materiale, delle condizioni che si possono prospettare; se la separazione è un dramma, perché arriva solo per rigetto fisiologico, previo rifiuto della realtà, il risultato è che tutte le necessarie responsabilità di genitori, anche separati, ne risentono;

    ma questo avviene anche in famiglie conflittuali e formalmente unite, con figli traumatizzati da queste storture, che magari da adulti rimproverano ai genitori di non essersi separati; e/o che hanno assimilato quel modello sacrificale come un peso, il vincolo di dover emulare quel sacrificio, e a loro volta si ficcano in situazioni analoghe, perché quella è la modalità di relazione che hanno appreso a gestire per emulazione;

    io vengo da diverse generazioni di famiglie "articolate", in cui l'esempio di gestione dei desideri e responsabilità è stato piuttosto consolidato, in termini sempre civili; ma ho osservato direttamente la differenza di approccio in coetanei amici figli delle prime generazioni di separati, cioè di genitori pionieri, privi di codici, che hanno trasmesso una grande difficoltà emotiva nel gestire la circostanza, perché il contesto sociale e dell'immaginario infarciva i ruoli di connotati di spregio, colpa, inadeguatezza;
    coi coniugi abbandonati incapaci di rielaborare un proprio ruolo e di fare esperienza, inibiti da un contesto tradizionalista apparentemente solidale - l'egoista infingardo ti ha lasciata per una più giovane e bella - ma sottilmente dispregiativo - con la sorella zitella o la madre sacrificata che comunicano in mille modi: non sei stata capace di tenertelo ! sai quante madri di amici, nate negli anni 30, ho visto spegnersi nella depressione, o vergognarsi e nascondere ai figli fugaci amicizie, vissute con enormi sensi di colpa ?
    il coniuge forte, di solito i padri, poi, pensato dai figli come reprobo o mostro, e a loro volta rifiutato, non metabolizzabile come esempio, nel momento in cui quei figli si trovavano nello stesso conflitto, rimosso, con conseguenze devastanti;

    tutto questo perché la circostanza del desiderio - sempre in senso lato, non della trombatina di straforo, ma di un'esistenza condotta su valori diversi, centrata in modo più armonioso su chi si è, o si è diventati effettivamente - è presente nell'immaginario, ma non ha modelli adeguati, dignitosi, se non proprio epici, per fornire dei codici di comportamento, delle guide;

    volendo, potresti osservare e quasi misurare il grado di solidificazione di certi modelli; per esempio, col veicolo narrativo più popolare, e cioè il cinema, la fiction; se prendi un qualsiasi action movie americano - cioè, la serie B o C, prodotti di consumo, senza pretese - degli ultimi 30 anni, osservi una lenta evoluzione:
    prima l'eroe poliziotto è separato, ma la moglie ancora innamorata di lui, il suo nuovo compagno antipatico e arrogante, a volte un delinquente; nel finale, l'eroe torna con la famiglia;
    più di recente, il cliché cambia: il rivale resta poco simpatico all'eroe, ma è irreprensibile, e l'eroe finisce per accettarlo, mentre si ritaglia una nuova vita, nel rispetto dell'ex-moglie e della sua responsabilità di genitore;

    nella fiction italiana, più ipocrita, classista e provinciale, accanto a pretini e marescialli dei carabinieri, si vedono serene famiglie allargate in cui ttti fraternizzano con tutti, ma sono sempre happy few, aristocratici o altoborghesi; il messaggio: loro possono; voi impiegatucci andate da don Matteo, confessatevi e restate con la famigliola

    il pubblico, i bambini e li adolescenti, assimila in modo subliminale questi modelli, oltre a quelli della realtà, e a tante altre cose che concorrono, su cià che è desiderabile, segno di forza, distinzione, potenza, atteggiamenti, tic, ecc...
    c'� del lardo in Garfagnana

  2. #2
    Opinionista L'avatar di LadyHawke
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    è una favola, ma continua ad essere il modello psicologico di riferimento predominante, perché non ce ne sono di diversi davvero integrati e metabolizzati consapevolmente come aspettative; altrimenti, non ti spiegheresti tanti drammi; infatti:


    non è questione di buttare, perché le persone fanno quel che possono nelle circostanze ambientali, materiali e culturali, in cui si trovano;

    se il modello passato è, appunto, passato è per un motivo, di inadeguatezza a gestire le circostanze; diventare genitori avendo la percezione di un sistema del desiderio - in senso lato - in cui a 30, 40 o 50 anni non è più detto - anzi, è palese il contrario - che ci si debba rassegnare alla morte affettiva, sempre in senso lato, in nome di una famiglia, spesso disfunzionale, perché non è affatto detto che i quei figli vengano su sani in quei contesti, è sempre più difficile;

    e lo è, a maggior ragione, se l'immaginario dei sentimenti non ha elaborato la dignità e la funzionalità, la vivibilità sociale e materiale, delle condizioni che si possono prospettare; se la separazione è un dramma, perché arriva solo per rigetto fisiologico, previo rifiuto della realtà, il risultato è che tutte le necessarie responsabilità di genitori, anche separati, ne risentono;

    ma questo avviene anche in famiglie conflittuali e formalmente unite, con figli traumatizzati da queste storture, che magari da adulti rimproverano ai genitori di non essersi separati; e/o che hanno assimilato quel modello sacrificale come un peso, il vincolo di dover emulare quel sacrificio, e a loro volta si ficcano in situazioni analoghe, perché quella è la modalità di relazione che hanno appreso a gestire per emulazione;

    io vengo da diverse generazioni di famiglie "articolate", in cui l'esempio di gestione dei desideri e responsabilità è stato piuttosto consolidato, in termini sempre civili; ma ho osservato direttamente la differenza di approccio in coetanei amici figli delle prime generazioni di separati, cioè di genitori pionieri, privi di codici, che hanno trasmesso una grande difficoltà emotiva nel gestire la circostanza, perché il contesto sociale e dell'immaginario infarciva i ruoli di connotati di spregio, colpa, inadeguatezza;
    coi coniugi abbandonati incapaci di rielaborare un proprio ruolo e di fare esperienza, inibiti da un contesto tradizionalista apparentemente solidale - l'egoista infingardo ti ha lasciata per una più giovane e bella - ma sottilmente dispregiativo - con la sorella zitella o la madre sacrificata che comunicano in mille modi: non sei stata capace di tenertelo ! sai quante madri di amici, nate negli anni 30, ho visto spegnersi nella depressione, o vergognarsi e nascondere ai figli fugaci amicizie, vissute con enormi sensi di colpa ?
    il coniuge forte, di solito i padri, poi, pensato dai figli come reprobo o mostro, e a loro volta rifiutato, non metabolizzabile come esempio, nel momento in cui quei figli si trovavano nello stesso conflitto, rimosso, con conseguenze devastanti;

    tutto questo perché la circostanza del desiderio - sempre in senso lato, non della trombatina di straforo, ma di un'esistenza condotta su valori diversi, centrata in modo più armonioso su chi si è, o si è diventati effettivamente - è presente nell'immaginario, ma non ha modelli adeguati, dignitosi, se non proprio epici, per fornire dei codici di comportamento, delle guide;

    volendo, potresti osservare e quasi misurare il grado di solidificazione di certi modelli; per esempio, col veicolo narrativo più popolare, e cioè il cinema, la fiction; se prendi un qualsiasi action movie americano - cioè, la serie B o C, prodotti di consumo, senza pretese - degli ultimi 30 anni, osservi una lenta evoluzione:
    prima l'eroe poliziotto è separato, ma la moglie ancora innamorata di lui, il suo nuovo compagno antipatico e arrogante, a volte un delinquente; nel finale, l'eroe torna con la famiglia;
    più di recente, il cliché cambia: il rivale resta poco simpatico all'eroe, ma è irreprensibile, e l'eroe finisce per accettarlo, mentre si ritaglia una nuova vita, nel rispetto dell'ex-moglie e della sua responsabilità di genitore;

    nella fiction italiana, più ipocrita, classista e provinciale, accanto a pretini e marescialli dei carabinieri, si vedono serene famiglie allargate in cui ttti fraternizzano con tutti, ma sono sempre happy few, aristocratici o altoborghesi; il messaggio: loro possono; voi impiegatucci andate da don Matteo, confessatevi e restate con la famigliola

    il pubblico, i bambini e li adolescenti, assimila in modo subliminale questi modelli, oltre a quelli della realtà, e a tante altre cose che concorrono, su cià che è desiderabile, segno di forza, distinzione, potenza, atteggiamenti, tic, ecc...
    Le fiction, anche se cambiano i modelli nel tempo sono sempre fiction!
    Non mi baso sulle fiction ma sulla realtà che vedo e mi circonda. Non esistono solo modelli di famiglie che rispecchiano modelli di famiglie "tradizionali" disastrate, ripeto, io ho dubbi sul futuro delle famiglie cosiddette allargate, o cosiddette articolate, poi ci saranno anche lì esempi, modelli che funzionano ma ripeto, resto scettica verso al futuro, considerando poi che nel nostro "evoluto" paese non si fanno più figli e si invoca e si cerca di portare nel nostro paese famiglie che vivono ancora secondo valori basati sulla famiglia di un tempo e i figli, famiglie non troppo allargate e non si fanno troppi problemi a mettere al mondo figli, chissà forse non si fanno troppe pippe mentali come noialtri.

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