Nello “Srimad Bhagavatam” (3:16):
Commento al v. 25:
Le Scritture insegnano che chiunque abbia una
fede ferma nel servizio al Signore, oppure si dedichi praticamente al servizio
d’amore assoluto, acquisisce tutte le qualità degli esseri celesti. Per questo
motivo un devoto non può mai trovarsi nell’errore. Può capitargli di sbagliare
per cause accidentali o circostanze particolari, ma non è mai nulla di grave.
In generale, nei nostri
rapporti con i devoti, non dovremmo cercare di trovare i loro errori. A questo
proposito la Bhagavad-gita conferma che il devoto che serve il Signore
Supremo con fede dev’essere sempre considerato un sadhu, una persona
santa, anche se gli capita di commettere un errore grossolano. A causa delle
Sue precedenti abitudini può capitare che commetta qualche errore, ma poiché
il devoto è impegnato al servizio del Signore, il suo errore non dev’essere
preso molto seriamente.
Qui si parla di qualche errore saltuario non grave o di stragi, torture, rinnegamenti e omicidi di inviati divini, disubbidienze continue agli ordini divini, ecc.?
Qui ci si occupa del primo caso, non del secondo.