Le stragi di El Paso e Dayton sono le ultime di una serie che sembra diventare infinita negli USA. Si parla di pena di morte in tutti gli states, di riduzione della possibilità di procurarsi armi (cosa impossibile con i presidenti democratici, figuriamoci con Trump), si conia la definizione di "terrorismo interno". Razzisti, suprematisti, fanatici religiosi, frustrati vari, un campionario di umanità che se vai a vedere gli identikit farebbe impazzire di gioia Lombroso. Perché ciclicamente, in numero tanto consistente, questi atti di follia si verificano proprio negli USA? E' evidente che un certo clima sociale, in qualche modo, favorisce scoppi di violenza così atroci. Il cosiddetto "gun control" come accennavo, sembra nei fatti impossibile, la lobby dei fabbricanti di armi è troppo potente, al di là delle ipocrite promesse di ogni presidente degli ultimi decenni. Passato il clamore delle stragi recenti, affievolito l'impatto emotivo causato dal senso di orrore, tutto sembra dimenticato, fino allo sconvolgimento di una nuova carneficina. Il cittadino continua a reclamare come un diritto il possesso di un'arma e non accetta difficoltà per ottenerla. La cultura della violenza non si spezzerà, così come quel clima di paura e insicurezza sociale nel quale il popolo americano continuerà a vivere.