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Discussione: Eterno femminino

  1. #1
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    Eterno femminino

    Gentile Lady Folle, “bon matutino”. Allacciati la cintura di sicurezza per seguire le mie ardite evoluzioni intorno all’eterno femminino.

    Comincio con l’arte pittorica.


    Paul Cézanne, L’eterno femminino, 1877 circa, olio su tela, J. Paul Getty Museum, Los Angeles.

    Questo pictor “impressionista” ha ambientato la scena in un interno (accennato sul lato sinistro dalla presenza di un vaso con fiori su un tavolo), nel contempo è anche un ambiente esterno: la donna troneggia su un letto sormontato da un baldacchino. Intorno ci sono persone.

    Di fronte a lei, di spalle, c’è un vescovo: sul capo ha la mitria con le stole laterali, indossa il piviale di colore rosso, regge il pastorale.

    Sulla destra due uomini suonano la tromba chiarina. Più in alto, vicino al margine del baldacchino, Cezanne si è rappresentato mentre dipinge una tela poggiata su un cavalletto.

    Cezanne questo suo dipinto l’ha titolato “Eterno femminino”. A Roma diciamo: “ma che vor di ? Cosa significa la frase ?

    La locuzione “eterno femminino” fu coniata da Johann Wolfgang Goethe nel suo dramma letterario titolato “Faust”, pubblicato nel 1808. Per questo suo racconto lo scrittore tedesco trasse ispirazione da testi precedenti di altri autori.

    Secondo Goethe "L'eterno femminino è un principio che, secondo una logica essenzialista (l’essenzialismo è un ramo della filosofia) concepisce la femminilità come guida immutabile del desiderio maschile verso la trascendenza".

    Questa era la sua opinione, poco o per nulla condivisibile nel nostro tempo, neanche dalle “femministe”.



    Immaginaria dimora del dottor Faust nel Palazzo Mladotovský, Praga

    Il “Doktor Faustus” (in forma abbreviata Faust), alchimista, scoraggiato dalle sue sperimentazioni deludenti, invoca il diavolo, rappresentato da Mefistofele. Questo gli si presenta offrendogli i suoi servigi per 24 anni per consentirgli la conoscenza. In cambio vuole la sua anima. Faust accetta il “patto scellerato”, però chiede al demonio di aiutarlo a far innamorare di lui la giovane Margherita, con finale tragico per la ragazza.

    Nel V atto, nel momento conclusivo della redenzione di Faust, il cui spirito viene assunto in cielo, Goethe dice: “Das Ewig-Weibliche zieht uns hinan”: “L’eterno femminino ci trae in alto”.

    Dal chorus mysticus finale:

    “Tutto l’effimero è solo un Simbolo.
    L’Inattuabile si compie qua.
    Qui l’Ineffabile è Realtà.
    Ci trae, superno verso l’Empireo
    il Femineo eterno”.


    L’eterno femminino ci attrae verso il cielo empireo (sede dei beati), secondo Goethe.

    segue

  2. #2
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Già Dante ce ne ha dato un esempio con Beatrice, come ispirazione, guida e salvezza.
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  3. #3
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    ....e la visione beatifica della Vergine Maria in conclusione del poema.
    amate i vostri nemici

  4. #4
    Opinionista L'avatar di follemente
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    Bellissimo thread, Doxa!

    Spero non c'entri anche qui la Vergine Maria, almeno a giudicare dal quadro di Cézanne.

  5. #5
    Opinionista L'avatar di Vega
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    "Credete voi che ci sia più nobiltà d'animo e di arte ad immaginare in una sola unica donna tutto l'Eterno feminino, oppure che un uomo di spiriti sottili ed intensi debba percorrere tutte le labbra che passano, come le note d'un clavicembalo, finché trovi l'Ut gaudioso?"
    "Il piacere" di Gabriele D'Annunzio
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  6. #6
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    Buon pomeriggio Vega,

    sono d’accordo con te, quell’eterno femminino ci trasporta lontano, al nostro amico Dante Alighieri e alla corrente poetica del “Dolce stil novo”, sviluppata tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, cominciata con Guido Guinizelli e quasi conclusa dal poetare aulico di Francesco Petrarca.

    Messer Dante con ammirazione e commozione non esitò a dichiarare Guinizelli padre suo e maestro nel XXVI canto del Purgatorio:

    “quand'io odo nomar sé stesso il padre
    mio e de li altri miei miglior che mai
    rime d'amor usar dolci e leggiadre”
    ; (97-99).

    Citando lo stilnovismo non si può dimenticare che questa corrente poetica “attinse” dalle liriche provenzali del XII e XIII secolo.

    Gli autori provenzali (anche alcune donne) scrissero migliaia di componimenti riguardanti le lodi al feudatario, alla dama, l’amor cortese, la fede religiosa, la guerra. Ma i due poli principali della lirica trobadorica sono: l'amante-poeta e la domna come domina.

    Il desiderio insoddisfatto e l'amore come mancanza sono il tema centrale.

    Nella poesia trobadorica la donna è orientamento e guida, fonte di ogni bene, conoscenza e amore. Queste virtù le ha Beatrice, secondo Dante.

    I poeti-trovatori appartenevano a diversi strati sociali. C’erano anche nobili che amavano comporre versi, come Guglielmo IX d’Aquitania (1071-1126), duca di Poitiers. Gli altri erano di origine socio-economica modesta. Alcuni erano giullari. Risiedevano nelle corti feudali e allietavano le serate della nobiltà recitando, accompagnati da musiche e da mimi.



    Le tematiche della poesia provenzale sono correlate con l’ambiente di corte: l’importanza delle virtù cortesi, la lealtà verso il proprio signore (il feudatario), la generosità nei confronti dei più deboli, la liberalità nei rapporti umani, fondamentali perché ogni cavaliere possa davvero definirsi tale, e quindi essere degno dell’amore della donna amata, che può essere una creatura perfetta ed irraggiungibile o crudele e senza pietà.

    L’amante doveva sottoporsi a delle prove per dimostrare l’autenticità della propria passione amorosa. Spesso le strategie del corteggiamento dovevano essere segrete oppure allusive: Si usavano pseudonimi per celare ad altri il proprio amore. Per loro il rapporto sessuale non era in antitesi con la relazione spirituale, a differenza degli stilnovisti come Guinizelli e Dante.




    Nella trattazione stinlovista del tema amoroso derivata dall’eredità trobadorica si riconoscono due elementi complementari: l'amore estatico suscitato dalla donna angelicata e la virtù beatificante della donna {spirto d'amor che mi ditta dentro), donna che è fonte di salvezza.

    Petrarca raccoglie quel retaggio della lirica amorosa aggiungendovi una più completa e articolata analisi psicologica, a tratti è confessione.

    p. s. Vega ti ringrazio per avermi "rinovellato la memoria" con il paragrafo tratto dal romanzo "Il piacere" di Gabriele D'Annunzio. E' uno dei suoi libri letti durante la mia adolescenza. Di questo scrittore-esteta ho visitato due volte la sua casa a Pescara e due volte sono andato in "pellegrinaggio" nella sua dimora monumento a Gardone. Bella nel suo genere, però a me non piace.
    Ultima modifica di doxa; 16-01-2024 alle 20:44

  7. #7
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    Per uscire dai canoni della donna angelicata (che forse ci ha pure un pò rotto), l'altro lato della medaglia del femminile. E chi meglio di Klimt?

    Klimt1.jpg

    Klimt2.jpg

    Klimt3.jpg
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  8. #8
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    L’eterno femminino è considerato un principio filosofico, per la psicologia è un archetipo.

    Nell’ambito della filosofia il principio allude all’origine (sostanza primordiale) di tutte le cose. E il ramo filosofico definito “essenzialismo” cerca l’essenza, i princìpi essenziali della conoscenza.

    Il filosofo Platone postulò che l’essenza delle cose sensibili è nella loro origine, ogni persona o cosa ha un’essenza che è fissa e la rende ciò che è.

    Da quell’opinione platonica deriva in modo indiretto l’essenzialismo di genere, una vetusta teoria basata sulle differenze anatomiche tra i sessi, maschi e femmine, solo due generi distinti da caratteristiche immutabili, non possono essere alterate perché innate. La dicotomia allinea sesso biologico e identità di genere. Gli individui sono tenuti ad acquisire ruoli di genere statici e prestabiliti. Qualsiasi differenziazione non è contemplata.

    L' eterno femminino considerato come principio filosofico dell’essenzialismo di genere idealizza un concetto immutabile di donna.

    Ma il genere, che cos’è? Secondo la “Società italiana di psicoterapia per lo studio delle identità sessuali” il genere è: “l’insieme delle differenze tra uomini e donne, che ogni società costruisce basandosi sulla propria concezione delle differenze tra corpo maschile e femminile. Tali differenze consistono in tutti quei processi – psichici, interpersonali, comportamentali e di presentazione di sé – con i quali le società trasformano i corpi sessuati (maschio/femmina/intersessuale) in identità personali socialmente riconosciute (uomo/donna) e organizzano la divisione dei ruoli e dei compiti tra donne e uomini, differenziandoli dal punto di vista sociale l’uno dall’altra”.

    Quindi il “genere” è un elemento non definitivo, di tipo socio-culturale, dipendente dalle interpretazioni e dai significati elaborati dal contesto sociale di riferimento. I ruoli di maschio o femmina si apprendono, adeguandoci ai condizionamenti e alle richieste del nostro ambiente culturale e imparando a riconoscere le informazioni e le indicazioni sociali relative a ciò che si intende generalmente per “maschio” e “femmina”. L’interzona tra il maschile e il femminile, che comprende altre identità, come l’omosessualità, non viene considerata, con conseguenze nefaste, come l’omofobia, la discriminazione, la violenza verbale e fisica nei confronti delle persone che appaiono “diverse” rispetto alla cosiddetta “norma”.

    Per concludere questo post vi offro la visione di un gruppo scultoreo realizzato dallo spagnolo
    Miguel Blay (1866 – 1936).


    Miguel Blay, The blossoming of love (La fioritura dell’amore), marmo, 1905, Museo del Prado, Madrid.
    Ultima modifica di doxa; 18-01-2024 alle 07:54

  9. #9
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Molti studiosi e letterati affermano che la manifestazione massima della Donna nell' arte, si abbia nella Gioconda di Leonardo: il genio di Vinci non avrebbe dipinto un semplice volto di donna, ma LA DONNA in tutte le sue sfaccettature.....ancora di più: la Vita!
    Ultima modifica di conogelato; 17-01-2024 alle 10:33
    amate i vostri nemici

  10. #10
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    Archè e archetipo

    Nel precedente post ho scritto che nell’ambito della psicologia l’eterno femminino è considerato un archetipo.

    Cos’è l’archetipo ? Questo sostantivo deriva dal latino archetypum, che a sua volta discende dal greco antico archétypon: parola composta da “àrche” (= inizio, principio) + “-typon” (= modello). Significa quindi “primo esemplare, modello originario.

    I primi filosofi greci si dedicarono a cercare l’origine e la natura dell’universo: l’arché (= principio, origine): è la forza primigenia che domina il mondo, da cui tutto proviene e a cui tutto tornerà.

    L’antico filosofo presocratico Anassimandro (610 a. C. circa – 546 a. C. circa) considerò l’arché un principio astratto, indefinito, l’apeiron: ciò che non ha definizione, che non ha forma o precisa determinazione. In altre parole, l’apeiron è la condizione primordiale, tutti gli elementi non sono ancora distinti e condividono uno stesso stato indefinito e imprecisato.

    Nell’ambito della psicoanalisi, per Carl Gustav Jung (1875 – 1961) e altri autori (James Hillman ed Erich Neumann) gli archetipi sono schemi universali, presenti in culture e tempi diversi. Compaiono nei miti, nelle religioni, ma anche nei sogni; formano categorie simboliche che strutturano culture e mentalità, sono innati e orientano gli individui.

    Gli archetipi sono come i letti dei fiumi abbandonati dall'acqua, che però possono nuovamente accoglierla dopo un certo tempo. Un archetipo è simile a una gola di montagna in cui la corrente della vita si sia lungamente riversata: quanto più ha scavato questo letto, quanto più ha conservato questa direzione, tanto più è probabile che, presto o tardi, essa vi ritorni” (Carl Gustav Jung, “Aspetti del dramma contemporaneo”).

    Jung credeva che gli individui avessero sia l’inconscio personale (che Freud enfatizzò nella sua teoria psicoanalitica) sia l’inconscio collettivo, che ha un ruolo formativo nello sviluppo psicologico dell’individuo.

    Mentre l'inconscio personale è composto da esperienze represse e dimenticate, uniche per ogni individuo, l'inconscio collettivo è universale e condiviso. Non si sviluppa individualmente ma viene ereditato, contenendo la saggezza e la memoria di tutte le esperienze umane nel corso del tempo.

    (La teoria dell’inconscio collettivo non mi convince. Prima ci dicono che quando nasciamo psicologicamente siamo “tabula rasa” poi ci vogliono convincere che siamo portatori di ancestrali categorie simboliche).

    E’ meglio che allieto il mio spirito con l’arte. Propongo alla vostra visione un'opera dello scultore francese Auguste Rodin



    Auguste Rodin, Eterna primavera, marmo, 1884, Musee Rodin, Paris

  11. #11
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    Ultima modifica di doxa; 17-01-2024 alle 15:37

  12. #12
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    “(eterno) femminino”: dal latino femininus = femminile, ciò che è caratteristico della donna, allude alla femminilità nella sua essenza "immutabile" (?).

    “Sappiatelo chiaramente: l’Eterno femminino in questo giorno / verrà sulla Terra nel suo corpo immortale / nella luce inesauribile della nuova dea. / Il cielo si è versato nell’abisso dei mari. / Tutto ciò che fa bella l’Afrodite terrestre / gioia delle case, dei boschi e dei mari / tutto sarà riunito alla bellezza celeste / più pura, più forte, più viva e più intera”. (Vladimir Sergeevič Solov'ëv (1853 – 1900), filosofo e poeta russo.

    Lady Folle, gentile amica virtuale, con questo post concludo il topic, forse deludente per le tue aspettative, ma è ciò che posso offrire.

    Per farmi perdonare offro in visione un bel gruppo scultoreo del famoso Auguste Rodin.


    Auguste Rodin, “Eternal idol” (L’eterno idolo), scultura in marmo, 1889, Museo Rodin, Parigi

    Eternal Idol ha alcune iterazioni, tra le quali una scultura in bronzo realizzata da Rodin nel 1891 e una in marmo commissionata nel 1893 da Eugéne Carriére, un amico e collega pittore. Il Museé Rodin e il Maryhill Museum hanno versioni in gesso della scultura.

    L’artista si distacca dall'idealismo greco e dalla bellezza decorativa barocca per interpretare, in questa come nelle altre sue opere, le emozioni dei soggetti attraverso i dettagli, le superfici lavorate, i giochi d’ombra.

    La grezza roccia sulla quale sono poggiati i corpi levigati dei due amanti è scalfita dallo scalpello; tale lavorazione evoca Michelangelo Buonarroti e la sua scelta del “non finito”.

    Eternal Idol presenta una coppia nuda. Lei è un po' sollevata dalla roccia sulla quale è inginocchiata. Ha le gambe divaricate per fare spazio al corpo dell’amante, che ha le braccia congiunte dietro la schiena ed è in ginocchio davanti a lei intento a baciarla sotto il seno.



    La donna ha gli occhi chiusi, sembra concentrata sul piacere corporeo; con le dita della mano destra si tocca le dita del piede destro, invece con le dita della mano sinistra tocca l’avanbraccio del partner.

    L’ineffabile e mordace giornalista Roberto Gervaso scrisse questo aforisma: “Niente, con il passare degli anni, è più caduco dell’eterno femminino”.

    Ultima modifica di doxa; 18-01-2024 alle 08:47

  13. #13
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Citazione Originariamente Scritto da doxa Visualizza Messaggio
    “(eterno) femminino”: dal latino femininus = femminile, ciò che è caratteristico della donna, allude alla femminilità nella sua essenza "immutabile" (?).

    “Sappiatelo chiaramente: l’Eterno femminino in questo giorno / verrà sulla Terra nel suo corpo immortale / nella luce inesauribile della nuova dea. / Il cielo si è versato nell’abisso dei mari. / Tutto ciò che fa bella l’Afrodite terrestre / gioia delle case, dei boschi e dei mari / tutto sarà riunito alla bellezza celeste / più pura, più forte, più viva e più intera”. (Vladimir Sergeevič Solov'ëv (1853 – 1900), filosofo e poeta russo.

    Lady Folle, gentile amica virtuale, con questo post concludo il topic, forse deludente per le tue aspettative, ma è ciò che posso offrire.

    Per farmi perdonare offro in visione un bel gruppo scultoreo del famoso Auguste Rodin.


    Auguste Rodin, “Eternal idol” (L’eterno idolo), scultura in marmo, 1889, Museo Rodin, Parigi

    Eternal Idol ha alcune iterazioni, tra le quali una scultura in bronzo realizzata da Rodin nel 1891 e una in marmo commissionata nel 1893 da Eugéne Carriére, un amico e collega pittore. Il Museé Rodin e il Maryhill Museum hanno versioni in gesso della scultura.

    L’artista si distacca dall'idealismo greco e dalla bellezza decorativa barocca per interpretare, in questa come nelle altre sue opere, le emozioni dei soggetti attraverso i dettagli, le superfici lavorate, i giochi d’ombra.

    La grezza roccia sulla quale sono poggiati i corpi levigati dei due amanti è scalfita dallo scalpello; tale lavorazione evoca Michelangelo Buonarroti e la sua scelta del “non finito”.
    È vero: il non finito di Michelangelo stimola la fantasia dell' osservatore. Anche nell' opera qua a sinistra in alto, l'unica che egli si prese la licenza di firmare....
    amate i vostri nemici

  14. #14
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    Grazie, Doxa, è stato interessante lo stesso, anche se il concetto o il mito di eterno femminino non mi è ancora chiaro, forse perché non ho letto il Faust se non per passi antologici?

    Mi/ ti chiedo, ma la femme fatale rientra in questo discorso?


    Un quadro della mostra triestina


  15. #15
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    Lady Folle ha scritto

    il concetto o il mito di eterno femminino non mi è ancora chiaro, forse perché non ho letto il Faust se non per passi antologici?
    Hai ragione ! Il concetto di “eterno femminino” apparentemente sembra poco comprensibile, ma è spiegabile con poche parole, infatti nel primo post ho scritto:

    Secondo Goethe "L'eterno femminino è un principio che, secondo una logica essenzialista (l’essenzialismo è un ramo della filosofia) concepisce la femminilità come guida immutabile del desiderio maschile verso la trascendenza"
    .

    Vega ha subito collegato quel concetto con una dimostrazione nel post n. 2. Nel suo intervento ha scritto

    Già Dante ce ne ha dato un esempio con Beatrice, come ispirazione, guida e salvezza.
    Niente di più e nulla di meno !


    Inoltre mi chiedi

    ma la femme fatale rientra in questo discorso?
    No lady, la “donna fatale” è distinta e distante dall’eterno femminino.


    La “femme fatale” è maliziosa, rende il maschio succube del suo fascino e lo domina.


    In Italia un sinonimo di “donna fatale” è “dark lady”: caratterizzata dalla bellezza unita al cinismo.

    La nostra gentile moderatrice con lo stesso nick la immagino bella ma non cinica.

    L'espressione dark lady compare in un paio di sonetti di William Shakespeare.

    La versione maschile della "donna fatale" fu Gabriele D'Annunzio. Mi viene in mente questo scrittore perché citato da Vega

    Ultima modifica di doxa; 18-01-2024 alle 21:10

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