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Discussione: Piccoli paragrafi di libri amati...

  1. #436
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.

    (Haruki Murakami, "Kafka sulla spiaggia")
    Questa la conosco anch'io. E la sento molto mia.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  2. #437
    Opinionista L'avatar di Monia
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    Questa la conosco anch'io. E la sento molto mia.
    Eh, mi sa che è una caratteristica comune a molti di noi...

  3. #438
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Ha detto che in una certa fase della vita ti ritrovi tagliato fuori dalla, come dire, felicità non-autocosciente e dalla magia dell’infanzia, che solo chi ha gravi problemi psichici o i bambini autistici sono privi di quella gioia infantile, ma nella fase successiva della vita e durante la pubertà è possibile lasciarsi la libertà e la completezza infantili alle spalle e restare comunque totalmente immaturi. Immaturi nel senso di aspettare o desiderare una specie di papà o di salvatore magico che ti veda per quello che sei, ti conosca, ti capisca e tenga davvero a te come i genitori tengono a un bambino, e ti salvi. Ti salvi da te stessa. […] Ha detto che l’immaturità nelle donne giovani e nelle ragazze si manifesta così; negli uomini assume una forma un po’ diversa ma la sostanza è la stessa, vale a dire voler essere distratti da ciò che si è perso e aggiustati e salvati da qualcuno. Che poi è abbastanza banale, sembra uscito dal manuale del bravo dottore, al che io faccio e sarebbe questo il mio problema di fondo? […] e lui fa no, questo è il problema di fondo di chiunque


    Il re pallido, David Foster Wallace
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  4. #439
    Astensionista L'avatar di nahui
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    Il sesso scritto da una donna:

    "Durante l'amore avevo fatto quasi tutto io; seno, mani, bocca, tutto smaniava di soddisfarlo. Mi sentivo sicura, non mi ero mai sentita così sicura della validità di quello che facevo. Poi ha cominciato a baciarmi là sotto e sono venuta sulla lingua che mi leccava e avevo la sua testa sotto le natiche e mi sembrava di partorirlo, solo che provavo piacere anziché dolore. Si fidava di me. Eravamo due persone, nel senso che non mi stava sopra, non mi soffocava, non faceva cose che non vedevo. Vedevo. Volendo avrei potuto cacargli su quei capelli rossi. Si fidava di me."
    Edna O'Brien - Oggetto d'amore

    Una bellissima raccolta di racconti, di vario tenore.
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  5. #440
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    La O'Brien ha scritto molte belle cose.
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  6. #441
    Astensionista L'avatar di nahui
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    È la prima volta che la leggo: mi è andata bene, presa a casaccio dallo scaffale in biblioteca.
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  7. #442
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Citazione Originariamente Scritto da nahui Visualizza Messaggio
    È la prima volta che la leggo: mi è andata bene, presa a casaccio dallo scaffale in biblioteca.
    Qualche anno fa, Fazio la ebbe come ospite.
    In Italia non è tanto nota, ma è stata un'innovatrice, sia per i temi che per il linguaggio, che per i personaggi.
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  8. #443
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    And he piled upon the whale's white hump the sum of all the rage and hate felt by his whole race. If his chest had been a cannon, he would have shot his heart upon it.

    Hermann Melville - Moby Dick

  9. #444
    Chiamatemi Margherita L'avatar di Magiostrina
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    L'uomo che si era fermato a guardare i libri guardò l'aria, il cielo, vide il sole sui tranvai, vide un tranvai 27 che ripartiva dalla fermata della Porta, e nella folla di cui era pieno vide, contro i vetri, il gomito e la spalla di una donna.

    Un grande suono allora irruppe in lui; e spinse correndo la bicicletta, attraversò i binari, raggiunse la piazza. Il tranvai era già lontano, percoteva di squilli il suo binario già oltre la fermata successiva, ma egli montò sulla bicicletta e lo rincorse. Un pezzo corse, e mai rivide, nel nero della folla chiusa dentro il tranvai, il gomito e la spalla di una donna per i quali correva. Pure sapeva di non essersi sbagliato, perdurava in lui il grande suono, e da ogni giornata ch'era stata, settembre e ottobre, novembre e dicembre, uno splendore veniva a lui, e si univa a quello ch'era ora.

    In piazza della Scala, la donna scese.
    "Lo sapevo," le disse, "ch'eri tu."
    Lei si appoggiò alla sua bicicletta.
    "Era," egli le disse, "come tu sei stata."
    Lei gli prese e baciò la mano, lasciò che parlasse.
    "Correvo, ed era come sei stata. Correva il tram, ed era come sei stata."
    Questo in piazza della Scala.

    Ma lui non sapeva che cosa intendesse dire. Le indicò le case, il sole, il teatro in macerie, e le disse:
    "Hai mai veduto un inverno simile? È come tu sei stata."
    La tolse dalla folla, e la condusse fino al marciapiede di via Manzoni: non dalla parte del caffè Cova, dall'altra. "È l'inverno più splendido che abbiamo avuto da un mucchio d'anni," le disse.
    "E sai da quando?" soggiunse. "Sai da quando?"
    La fermò e di nuovo la guardò. "Dal 1908. Da quando tu sei nata."
    Lei era pallida, ma non diceva niente.
    "Scusami," le disse. "Ma io ero con te quando sei nata. Non ero con te?"
    "Sì," lei rispose.
    "Sono stato sempre con te," egli le disse. "Non sono stato sempre con te?"
    "Sì," lei rispose.

    Uomini e no di Elio Vittorini.

  10. #445
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    Straamato

    Ancora una volta amo tutte queste cose familiari con una accresciuta intensità poichè sto per staccarmene. domani amerò altri tetti,altre capanne: Non lascio qui il mio cuore, come si legge nelle lettere d' amore. Oh, no il mio cuore lo porterò con me, ho bisogno di lui anche lassù sulle montagne, in ogni ora. Poichè io sono un nomade, non un contadino. Sono un adoratore dell' infedeltà, del mutamento, della fantasia. Non tengo in nessun conto l' idea d' inchiodare il mio amore ad una qualsiasi chiazza della terra. Considero tutto ciò che amiamo sempre e soltanto un' allegoria. Dove il nostro amore resta incatenato per trasformarsi in fedeltà e virtù, là esso mi diventa sospetto.
    Salute al contadino! Salute al possidente e al sedentario, al fedele, al virtuoso! Io posso amarlo, venerarlo, invidiarlo. Ma ho sprecato metà della mia vita nel tentativo di imitare la sua virtù. Volevo essere ciò che non ero. Volevo essere un poeta e allo stesso tempo un borghese. Volevo essere un artista ed un sognatore ma volevo anche possedere la virtù e godere della patria.E' durato a lungo, fino a che ho compreso che non si può essere ed avere l'uno e la'altro insieme, ho compreso che io sono un nomade e non un contadino,un cercatore e non un depositario.
    A lungo mi sono mortificato al cospetto di dèi e di leggi che per me non erano altro che idoli. Questo fu il mio errore, il mio tormento, la mia complicità alla miseria del mondo. Lo accrescevo la colpa e la pena del mondo facendo violenza a me stesso e non osando percorrere il cammino della salvezza.
    Hermann Hesse

  11. #446
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    'La brezza dell'alba ha segreti da dirti.
    Non tornare a dormire.
    Devi chiedere quello che davvero vuoi.
    Non tornare a dormire.
    C'e' gente che va avanti e indietro
    attraverso le porte dove i due mondi si toccano.
    La porta e' tonda e aperta.
    Non tornare a dormire'

    (Rumi, 1207-1273)

  12. #447
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    Cos'è il genio?
    Una gemma di letteratura in un minuto di lettura:


    La Sentinella
    Un racconto sulla tolleranza


    Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame freddo ed era lontano 50mila anni‐luce da casa. Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e la gravità doppia di quella cui era abituato, faceva d'ogni movimento un'agonia di fatica. Ma dopo decine di migliaia d'anni, quest'angolo di guerra non era cambiato. Era comodo per quelli dell'aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le loro superarmi; ma quando si arriva al dunque, tocca ancora al soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla, col sangue, palmo a palmo. Come questo fottuto pianeta di una stella mai sentita nominare finché non ce lo avevano mandato. E adesso era suolo sacro perché c'era arrivato anche il nemico. Il nemico, l'unica altra razza intelligente della galassia... crudeli schifosi, ripugnanti mostri.
    Il primo contatto era avvenuto vicino al centro della galassia, dopo la lenta e difficile colonizzazione di qualche migliaio di pianeti; ed era stata subito guerra; quelli avevano cominciato a sparare senza nemmeno tentare un accordo, una soluzione pacifica. E adesso, pianeta per pianeta, bisognava combattere, coi denti e con le unghie.
    Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame, freddo e il giorno era livido e spazzato da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano di infiltrarsi e ogni avamposto era vitale. Stava all'erta, il fucile pronto.
    Lontano 50mila anni‐luce dalla patria, a combattere su un mondo straniero e a chiedersi se ce l'avrebbe mai fatta a riportare a casa la pelle.
    E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più.
    Il verso, la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo, s'erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d'un bianco nauseante e senza squame...

    Fredrick Brown

  13. #448
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    "Fra quei due denti c'era una fessura che avevo sempre trovato sexy. La sua piccola fessura seducente. La continua promessa della lingua."

    Purity - Jonathan Franzen
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  14. #449
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    "Spesso, per cercare di spiegare ciò che si è provato nell'unirsi alla persona che nel sogno era il compagno sacro, si usano metafore che hanno a che fare con l'elettricità o il campo di energia. Questo genere di sogno è un'esperienza di completezza perché simboleggia l'unione intrapsichica fra maschile e femminile.
    Quando la sognatrice viene abbracciata dal compagno sacro, nasce un sentimento che è erotismo, beatitudine e senso di unione, allo stesso tempo. Il sogno è "numinoso" (nel senso che ha sulla sognatrice un effetto emotivo in esprimibile, misterioso e divino). La donna si sveglia turbata e commossa: "E' stato un sogno in cui mi sentivo più vera di quando mi sono svegliata. Non lo dimenticherò mai. Quando lui mi teneva tra le braccia mi sentivo beata. Era come un ricongiungimento mistico. Non riesco a spiegarlo: c'era un profondo senso di pace e al tempo stesso una scossa elettrica".
    Le dee dentro la donna - Jean S. Bolen
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  15. #450
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    "Il Cattolicesimo predica l’Anticristo, ve lo assicuro, ve lo giuro! Questa è la mia opinione personale e io so quanto ho sofferto nel rendermene conto! Il Cattolicesimo romano crede e proclama che, senza un potere temporale capace di abbracciare tutta la terra, la Chiesa non possa sussistere. Nonpossumus! No, il Cattolicesimo romano non è una religione, è la continuazione dell’Impero Romano d’Occidente. Nel Cattolicesimo, infatti, tutto è subordinato a questa idea. Il Papa si è impadronito della terra, ha occupato un trono terrestre, ha impugnato la spada e si è circondato di un seguito composto da menzogne, intrighi, imposture, fanatismi, superstizioni e scelleratezze"

    Fëdor Dostoevskij, L'Idiota

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