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Discussione: Piccoli paragrafi di libri amati...

  1. #511
    "Qualcosa di male, mi permetta, si nasconde in coloro che evitano il vino, il gioco, la compagnia di leggiadre fanciulle, le conversazioni conviviali. Questa gente о è gravemente malata oppure segretamente odia il prossimo..."
    (Woland (Satana) al barista che non gioca)

    Tratta da "Il maestro e Margherita" di Mikhail Bulgakov

  2. #512
    Opinionista L'avatar di follemente
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  3. #513
    Opinionista L'avatar di Breakthru
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    Citazione Originariamente Scritto da Kanyu Visualizza Messaggio
    "Qualcosa di male, mi permetta, si nasconde in coloro che evitano il vino, il gioco, la compagnia di leggiadre fanciulle, le conversazioni conviviali. Questa gente о è gravemente malata oppure segretamente odia il prossimo..."
    (Woland (Satana) al barista che non gioca)

    Tratta da "Il maestro e Margherita" di Mikhail Bulgakov
    Il maestro e margherita
    - Scacco al re, - disse Woland.

    - Prego, prego, - rispose il gatto, e si mise a guardare col binocolo la scacchiera. (…)



    Sulla scacchiera, intanto, regnava lo scompiglio. Del tutto sconcertato, il re dal bianco manto scalpicciava nella sua casa, alzando le braccia per la disperazione. Tre bianchi pedoni-lanzichenecchi, con le alabarde, guardavano sgomenti un ufficiale che brandiva la sciabola e indicava un punto davanti a loro dove in due case contigue, una bianca e una nera, si vedevano i cavalieri neri di Woland, su due cavalli focosi che scavavano le case con gli zoccoli.

    Margherita fu estremamente interessata e colpita dal fatto che i pezzi del gioco fossero vivi.

    Il gatto allontanò il binocolo dagli occhi e diede al suo re una spintarella nella schiena. Costui, disperato, si nascose il viso fra le mani.

    - Andiamo maluccio, caro Behemoth, - disse piano Korov'ev, con voce maligna.

    - La situazione è grave, ma tutt'altro che disperata, replicò Behemoth, - anzi, dirò di piú: sono pienamente sicuro della vittoria finale. Basta analizzare ben bene la situazione.

    E cominciò a eseguire quest'analisi in modo piuttosto strano, Sl mise cioè a fare certe smorfie e ad ammiccare al suo re.

    - Non serve a niente, - osservò Korov'ev.

    - Ahi! - gridò Behemoth, - i pappagalli sono volati via, come avevo predetto!

    Infatti, da un punto lontano giunse un frusciare di numerose ali. Korov'ev e Azazello uscirono a precipizio dalla stanza.

    - Il diavolo vi porti, voi e le vostre strambe invenzioni per il ballo, - bofonchiò Woland senza staccare gli occhi dal suo globo.

    Non appena Korov'ev e Azazello furono scomparsi, Behemoth intensificò il suo ammiccare. Il re bianco, alla fine, indovinò quel che si voleva da lui. Improvvisamente si tolse il manto, lo gettò sulla casa e scappò via dalla scacchiera. L'ufficiale si buttò sulle spalle il regale indumento e prese il posto del re.

    Ritornarono Korov'ev e Azazello.

    - Bugie, come al solito, - brontolò Azazello, guardando di sbieco Behemoth.

    - M'era parso di sentire, - rispose il gatto.

    - Be', dico, durerà ancora molto questa storia? - chiese Woland. - Scacco al re.

    - Probabilmente ho sentito male, maestro, - rispose il gatto, - lo scacco al re non c'è né ci può essere.

    - Scacco al re, ripeto.

    - Messere, - replicò il gatto con voce falsamente preoccupata, - lei si è sovraffaticato, non c'è scacco al re!

    - Il re è nella casa G 2, - disse Woland, senza guardare la scacchiera.

    - Messere, sono atterrito! - gemette il gatto, atteggiando il viso allo spavento, - su quella casa non c'è il re!

    - Cosa? - chiese Woland, perplesso, e guardò la scacchiera, dove l'ufficiale che stava sulla casa del re s'era voltato dall'altra parte, coprendosi col braccio.

    - Ah, furfante, - disse Woland, pensoso.

    - Messere! Faccio di nuovo appello alla logica! - prese a dire il gatto, stringendosi le zampe al petto. - Quando un giocatore dichiara scacco al re mentre sulla scacchiera non c'è piú traccia di re, lo scacco è inesistente.

    - Ti arrendi o no? - gridò Woland con voce terribile.

    - Mi permetta di pensarci un poco, - rispose umilmente il gatto; appoggiò i gomiti sulla tavola, nascose i baffi tra le zampe e cominciò a pensare. Pensò a lungo, e alla fine disse: - Mi arrendo.



    La lingua può nascondere la verità, ma gli occhi mai.

    Michail Bulgakov, Il maestro e Margherita

  4. #514
    Qui non si trova male, né infezione.
    Meglio è di risa che di pianti scrivere,
    che rider soprattutto è cosa umana

    Rabelais : "Gargantua e Pantagruele"

  5. #515
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    ""Da questo momento si può dire che la peste ci riguardò tutti. Finora, nonostante la sorpresa e la preoccupazione suscitate da questi eventi straordinari, ognuno dei nostri concittadini aveva continuato come poteva a dedicarsi alle proprie occupazioni, al proprio posto. E così doveva senz’altro essere in seguito. Ma dopo che furono chiuse le porte, tutti si accorsero, compreso il narratore, di essere sulla stessa barca e di doversene fare una ragione. Così, per esempio, un sentimento privato quale la separazione da una persona amata divenne improvvisamente, sin dalle prime settimane, quello di un’intera popolazione e, insieme con la paura, il principale motivo di sofferenza di quel lungo periodo di esilio."

    (Da "La peste" di Camus)
    " L' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."

    Dostoevskij.

  6. #516
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    L’essere finì di parlare e fissò lo sguardo su di me, in attesa di una risposta. Ma io ero sconcertato, perplesso e incapace di riordinare le idee a sufficienza per capire l’intero significato della sua proposta. Egli continuò «Devi creare una femmina per me, con la quale io possa vivere scambiando quei sentimenti necessari alla mia esistenza. Questo solo tu lo puoi fare, e io te lo chiedo come un diritto che non devi rifiutare di concedermi». L’ultima parte del suo racconto aveva nuovamente riacceso in me la collera, che era scomparsa mentre narrava della sua vita pacifica fra gli abitanti del casolare, e come disse questo non potei più trattenere la rabbia che mi bruciava dentro.
    «Rifiuto - risposi - e nessuna tortura mi estorcerà mai un consenso. Tu puoi rendermi il più infelice degli uomini, ma non mi renderai spregevole ai miei stessi occhi. Dovrei creare un altro essere come te, così che la vostra congiunta malvagità possa desolare il mondo? Non sia mai! Ti ho risposto; puoi torturarmi, ma non acconsentirò mai». «Stai sbagliando - replicò il demone - e invece di minacciarti mi accontento di ragionare con te. Sono malvagio perché sono uno sventurato. Non sono evitato e odiato da tutta l’umanità? Tu, il mio
    creatore, mi faresti a pezzi e ne gioiresti; ricordatelo, e dimmi perché dovrei avere pietà dell’uomo più di quanta egli non ne abbia per me? Se potessi gettarmi in uno di questi crepacci e distruggere il mio corpo, il lavoro delle tue stesse mani, tu questo non lo chiameresti omicidio. Dovrei rispettare l’uomo quando egli mi condanna? Lascia che viva con me e che ci scambiamo gentilezze, e invece di dolore io gli darei ogni beneficio, con lacrime di gratitudine per la sua accettazione. Ma questo non può essere; i sensi umani sono barriere insormontabili per la nostra unione. Tuttavia la mia non può essere la sottomissione a un’indegna schiavitù. Vendicherò le mie ingiurie; se non posso ispirare amore, causerò paura, soprattutto a te mio massimo nemico, perché mio creatore, io giuro odio inestinguibile. Stai attento; lavorerò alla tua distruzione, e non finirò fino a quando non avrò distrutto il tuo cuore, tanto che maledirai il giorno della tua nascita». Una rabbia diabolica lo animava mentre diceva queste parole, il suo volto si contorse in un’espressione troppo orribile da sopportare per l’occhio umano; ma si calmò subito e continuò «Io voglio ragionare. Questa passione è deleteria per me, perché tu non pensi che sei proprio tu la causa dei suoi eccessi. Se un essere sentisse delle emozioni di benevolenza nei miei confronti, io le ricambierei centuplicate; perché per amore di quest’unica creatura io farei la pace con l’intero genere umano! Ma ora mi abbandono a sogni di felicità che non possono realizzarsi. Ciò che ti chiedo è ragionevole e moderato; richiedo una creatura dell’altro sesso, ma orrenda come me; la soddisfazione è piccola, ma è tutto ciò che posso ricevere e mi accontenterò. È vero, saremo dei mostri, tagliati fuori dal mondo, ma per questo saremo più uniti fra noi. Le nostre vite non saranno felici. ma saranno inoffensive e libere dalla miseria che sento adesso. Oh! Mio creatore, fammi felice; fammi sentire grato verso di te per un solo beneficio! Fammi vedere che suscito la simpatia di un essere vivente; non negarmi la mia richiesta!». Ero commosso. Rabbrividii quando pensai alle possibili conseguenze del mio consenso, ma sentivo che c’era qualcosa di giusto nel suo discorso. Il suo discorso e i sentimenti che aveva espresso provavano che era una creatura di sensazioni elevate, e io, come suo creatore, non gli dovevo quella felicità che era in mio potere dargli? Egli vide un cambiamento nei miei sentimenti e continuò «Se acconsenti, né tu né nessun altro essere umano ci vedrà mai più; andrò nelle vaste regioni selvagge del Sud America. Il mio cibo non è quello dell’uomo, io non uccido l’agnello e il capretto per saziare il mio appetito; ghiande e bacche mi daranno un nutrimento sufficiente. La mia compagna avrà la mia stessa natura e si accontenterà degli stessi viveri. Ci faremo un letto con le foglie secche; il sole splenderà su di noi come sull’uomo e farà maturare il nostro cibo. Il quadro che ti presento è pacifico e umano, e devi sentire che potresti negarmelo solo per un capriccio di potenza e crudeltà. Prima non avevi pietà verso di me, ora vedo della compassione nei tuoi occhi; lascia che colga il momento favorevole per persuaderti a promettermi ciò che desidero così ardentemente».

    (Mary Shelley, Frankenstein o il Prometeo moderno)





    Ultima modifica di Tiberio; 13-04-2020 alle 18:33
    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

  7. #517
    Opinionista L'avatar di Tiberio
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    “L’Anello del Nemico aveva lasciato un segno profondo su Gollum, il quale non poté resistere al richiamo. […] Per suo tramite il Nemico ha scoperto che l’Unico Anello è stato ritrovato. Egli sa dove cadde Isildur. Sa anche esattamente dove Gollum trovò il suo ‘tesoro’. […] Sa che questo è l’Unico, e credo che finalmente abbia anche sentito parlare degli Hobbit e della Contea.

    La Contea: forse la sta cercando ora, se non ha già scoperto dove si trova. Mio caro Frodo, temo proprio che egli possa pensare che il nome Baggins, a lungo inosservato, sia diventato di colpo importantissimo”.

    “Ma è una cosa atroce!”, gridò Frodo. “Molto, ma molto peggio delle peggiori conclusioni che avevo tratto dalle tue allusioni e dai tuoi ammonimenti. O Gandalf, il più caro e sincero tra i miei amici, che devo fare? Che peccato che Bilbo non abbia trafitto con la sua spada quella vile e ignobile creatura quando ne ebbe l’occasione!”.

    “Peccato? Ma fu la Pietà a fermagli la mano. Pietà e Misericordia: egli non volle colpire senza necessità. E fu ben ricompensato di questo suo gesto, Frodo. Stai pur certo che se è stato grandemente risparmiato dal male, riuscendo infine a scappare e a trarsi in salvo, è proprio perché all’inizio del suo possesso dell’Anello vi era stato un atto di Pietà”.

    “Mi dispiace”, disse Frodo; “ma sono terrorizzato e non ho alcuna pietà per Gollum”.

    “Non l’hai visto”, interloquì Gandalf.

    “Non, e non ne ho alcuna intenzione”, disse Frodo. “Non riesco a capirti; vuoi dire che tu e gli Elfi l’avete lasciato continuare a vivere impunito, dopo tutti i suoi atroci crimini? Al punto in cui è arrivato è certo malvagio e maligno come un Orco, e bisogna considerarlo un nemico. Merita la morte”.

    “Se la merita! E come! Molti tra i vivi meritano la morte. E parecchi che sono morti avrebbero meritato la vita. Sei forse tu in grado di dargliela? E allora non essere troppo generoso nel distribuire la morte nei tuoi giudizi: sappi che nemmeno i più saggi possono vedere tutte le conseguenze.

    (La Compagnia dell'Anello)

    “Ebbene, che ne facciamo?”, domandò Sam. “Direi di legarlo, per impedirgli di strisciarci dietro”.

    “Ma così ci uccideresti, ci uccideresti”, piagnucolò Gollum. “Crudeli piccoli Hobbit. Legarci nelle terre fredde gelide e lasciarci soli, gollum, gollum”. Singhiozzi e singulti si susseguirono nella sua gola.

    “No”, disse Frodo. “Se decidiamo di ucciderlo, dobbiamo farlo immediatamente. Ma una tale azione non ci è permessa così come stanno le cose. Povero disgraziato! Non ci ha fatto alcun male”.

    “Ah no?”, esclamò Sam strofinandosi la spalla. “Comunque ne aveva l’intenzione e scommetto che ce l’ha ancora. Strangolarci nel sonno, ecco il suo programma”.

    “Senz’alcun dubbio”, disse Frodo. “Ma quel che intende fare è un fatto a parte”. Rimase un attimo silenzioso a riflettere. Gollum giaceva immobile e aveva smesso di piagnucolare. Sam lo guardava con cipiglio.

    A Frodo parve improvvisamente di udire, distinte ma lontane, voci del passato:

    Che peccato che Bilbo non abbia trafitto con la sua spada quella vile e ignobile creatura quando ne ebbe l’occasione!

    Peccato? Ma fu la Pietà a fermargli la mano. Pietà e Misericordia: egli non volle colpire senza necessità.

    Non ho nessuna pietà per Gollum. Merita la morte.

    Se la merita! E come! Molti tra i vivi meritano la morte. E alcuni che sono morti avrebbero meritato la vita. Sei forse tu in grado di dargliela? E allora non essere troppo generoso nel distribuire la morte nei tuoi giudizi: sappi che nemmeno i più saggi possono vedere tutte le conseguenze.

    “Molto bene”, rispose ad alta voce abbassando la spada. “Ma ho ancora paura. Eppure, come vedi, non toccherò questo essere. Infatti, ora che lo vedo, mi fa pietà”.

    Sam fissò stupito il padrone che sembrava parlare a qualcuno assente. Gollum levò il capo.

    “Sì, siamo disgraziati, tesoro”, gemette. “Miseri, miseri! Gli Hobbit non ci uccideranno, cari piccoli Hobbit”.

    “No, non ti uccideremo”, disse Frodo. “Ma nemmeno ti lasceremo libero. Sei un covo di malvagità e malizia, Gollum. Sarai costretto a venire con noi affinché ti possiamo sorvegliare, tutto qui. Ma dovrai fare tutto quanto è in tuo potere per aiutarci: i favori vanno ricambiati”.

    (Le due Torri)


    da John Ronald Reuel Tolkien, Il Signore degli Anelli

    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

  8. #518
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Non vi è né felicità né infelicità a questo mondo, è soltanto il paragone di uno stato ad un altro, ecco tutto. Quegli solo che ha provato l’estremo dolore è atto a gustare la suprema felicità. Bisognava aver bramato la morte, Maximillien, per sapere quale bene è vivere. Vivete dunque e siate felici, figli prediletti del mio cuore, e non dimenticate mai che, fino al giorno in cui Iddio si degnerà di svelare all’uomo l’avvenire, tutta l’umana saggezza sarà riposta in queste due parole: aspettare e sperare.
    [Il Conte di Montecristo]
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  9. #519
    Addio, e grazie per tutto il pesce.
    Lontano, nei dimenticati spazi non segnati sulle carte del limite estremo e poco à la page della Spirale Ovest della Galassia, c’è un piccolo e insignificante sole giallo.
    A orbitare intorno a esso alla distanza di circa centoquarantanove milioni di chilometri c’è un piccolo, trascurabilissimo pianeta verdazzurro le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive da credere ancora che gli orologi digitali siano una brillante invenzione. Questo pianeta ha – o aveva – un problema, e il problema era che la maggior parte dei suoi abitanti era quasi costantemente infelice.
    Per rimediare al guaio furono suggerite varie proposte, ma queste concernevano per lo più lo scambio continuo di pezzetti di carta verde, un fatto indubbiamente strano, visto che tutto sommato non erano i pezzetti di carta verde a essere infelici.
    E così il problema restava inalterato; un sacco di persone erano meschine, e la maggior parte erano anche infelici, perfino quelle fornite di orologi digitali.

    [Da Guida Galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams]

  10. #520
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    Credo di aver già postato questo passo, ma adesso è più che mai attuale.


  11. #521
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    E l'amore? Beh, l'amore era come le torce che bruciano di sera sulle terrazze dei caffè, una fonte di calore sfuggente, un tocco, una faccia intravista alla luce del fuoco.
    (Il giardino delle pesche e delle rose - Johanne Harris
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  12. #522
    Citazione Originariamente Scritto da dark lady Visualizza Messaggio
    E l'amore? Beh, l'amore era come le torce che bruciano di sera sulle terrazze dei caffè, una fonte di calore sfuggente, un tocco, una faccia intravista alla luce del fuoco.
    (Il giardino delle pesche e delle rose - Johanne Harris
    Io ricordo il film, ma adesso che lo indichi mi è venuta la voglia di leggere questa trilogia (solo al pensiero mi viene voglia di cioccolato).

    La maggior parte degli uomini sono come una foglia secca, che si libra nell’aria e scende ondeggiando al suolo. Ma altri, pochi, sono come le stelle fisse, che vanno per un loro corso preciso, e non c’è vento che li tocchi, hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino.

    (da Siddharta di H. Hesse)

  13. #523
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Citazione Originariamente Scritto da Kanyu Visualizza Messaggio
    Io ricordo il film, ma adesso che lo indichi mi è venuta la voglia di leggere questa trilogia (solo al pensiero mi viene voglia di cioccolato).

    La maggior parte degli uomini sono come una foglia secca, che si libra nell’aria e scende ondeggiando al suolo. Ma altri, pochi, sono come le stelle fisse, che vanno per un loro corso preciso, e non c’è vento che li tocchi, hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino.

    (da Siddharta di H. Hesse)

    Merita. Io preferisco i libri al film. Senza contare che lei scrive divinamente, è capace di disegnarti degli scorci di vita quotidiana, ma anche di sentimenti ed emozioni, che fanno rabbrividire.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  14. #524
    Posh&Rebel L'avatar di efua
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    Pensavo di non averlo qui questo libro
    Invece me lo sono piacevolmente ritrovato nella libreria

    -Healthy body, clear mind, peaceful spirit-

    -Where there’s will there’s a way-

    -Work hard have fun & be nice-



  15. #525
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Sono legato a questo posto, con le via ciottolate e le file di case sbilenche. Questa campagna, con l'intarsio di piccoli campi e le coltivazioni a terrazze. Questo vento torrido, questo fiume, questo cielo. Questo posto totalmente irrilevante, tranne per chi lo chiama casa.
    [Il giardino delle pesche e delle rose - J. Harris]
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

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