C’è chi si libera degli oggetti che gli ricordano le fasi della vita e chi li tesaurizza, come faceva mio padre con i libri nella sua grande biblioteca. Negli ultimi anni della sua vita non li leggeva più. Mi diceva che da giovane aveva letto molto ma che i suoi occhi ormai erano stanchi, perciò li sfogliava, guardava le figure, li spolverava, li sistemava secondo un suo ordine. Sapeva che stava per morire e mi ripeteva: “ancora per poco, presto saranno tuoi”.

I miei libri li ha comprati sempre lui, ma al tramonto della sua vita mandava me ad acquistarli e pagavo io i suoi ultimi libri. Egli non aveva la nozione dell’eccesso cartaceo, e la sua vita tra casa ed ufficio l’aveva come tuffato nel pelago indifferenziato della carta.

I libri sono una delle cose più difficili di cui liberarsi, perché il sapere è prezioso, perciò vengono accumulati negli scaffali. Ma “attirano” la polvere e le proteste, come quelle di mia moglie. A casa mia chi detta legge, la sua legge, è mia moglie. E' lei che sceglie, che decide, è lei che amministra il matrimonio e il patrimonio. E di solito quando raramente litighiamo non alzo mai il tono di voce, lo modulo, nel contempo indosso l’elmetto.

Per evitare discussioni con lei ho cominciato a donare i miei libri alla biblioteca civica e alla biblioteca della scuola liceale dove hanno studiato i miei figli.
Dagli stigli ho tolto i trattati e i saggi. Li ho messi nelle scatole, impilati in modo casuale. Ogni testo che prendevo per essere trasferito mi suscitava un ricordo, un’emozione.

A volte guardo i libri rimasti come persone sfollate in attesa del transito in un’altra residenza. Lo so che in futuro qualcuno di essi potrebbe essermi utile e li rimpiangerò. Mi sento in colpa per lo sperpero della raccolta libraria. mi sembra la dissoluzione di un feudo.

Anche gli inutilizzati libri dei figli quando erano bambini cosa farne ? Cestinarli per creare spazio ? Ma quei libri di favole mi ricordano le serate passate con loro !

Pure la scelta del vestiario da donare è traumatica: ecco la cravatta acquistata per una cerimonia e mai più indossata, ancora così bella.

Debbo gettarle le scarpe da trekking che mi hanno portato lontano, nelle vallate e sui monti ?

Forse debbo seguire l'esempio di mia nonna prima di accomiatarsi da questo mondo: distrusse tutte le carte e le foto in suo possesso. Ogni lettera, ogni fotografia rappresentava un caro ricordo, ma solo per lei, perciò disse: “Faccio da sola, vi risparmio l’incombenza"!