Nel rapporto di coppia oltre la gentilezza è importante il reciproco rispetto: questo sostantivo deriva dal latino “respectus”, participio del verbo “respicere”, composto dal prefisso “re-“ + “spicere” (= guardare di nuovo), traducibile con l’espressione “avere ri-guardo per qualcuno”.

Gli antichi Romani usavano il verbo respicere per ammonire, dissuadere un individuo dall’esprimere giudizi non meditati, di astenersi da parole offensive o atti lesivi.

Nel verbo respicere è implicito il riconoscimento di un diritto altrui.

Lo psicoanalista e sociologo tedesco Erich Fromm nel suo libro “L’arte di amare” scrisse: “Il carattere attivo dell’amore diviene evidente nel fatto che si fonda sempre su certi elementi comuni a tutte le forme d’amore. Questi sono: la premura, il rispetto, la responsabilità e la conoscenza”.

Il rispetto è una questione di amore. Ma è vero anche il contrario: l’amore è una questione gentilezza e di rispetto, è un prendersi cura del/la partner.

Fu il cristianesimo ad aprire la strada alla concezione moderna del rispetto (sviluppata dal filosofo Immanuel Kant) unendo all’”aidòs”, la riverenza, degli antichi Greci verso un’autorità superiore, la dimensione orizzontale del rispetto, che si fonda sull’uguale dignità delle persone, al di là della funzione e del ruolo.

La dinamica (sentimento ed azione) implicita nell’etimo della parola induce al bisogno di rispettare l’altro/a non solo come persona fisica, ma anche per i suoi diritti e i suoi sentimenti, che valgono quanto i miei.

Il filosofo e rivoluzionario russo Michail Aleksandrovič Bakunin affermava che il rispetto per se stessi va di pari passo col rispetto degli altri: “Io sono un uomo libero solo in quanto riconosco l’umanità e la libertà di tutti gli uomini che mi circondano. Rispettando la loro umanità, rispetto la mia”.

Rispettarli non significa accettare tutto e comunque. Infatti il rispetto non è la tolleranza: si tollera ciò che di per sé è negativo.

Il rispetto non va confuso nemmeno con la stima: abbiamo il dovere di rispettare tutti, ma non quello di stimare tutti.

Né il rispetto può essere ridotto a una questione di bon ton.