Originariamente Scritto da
axeUgene
appunto, è questo l'inevitabile; ovvio che i figli non siano "un problema", l'espressione era retorica;
il problema per i genitori è che involontariamente trasmettono spesso modelli che consapevolmente eviterebbero, che non vorrebbero seguiti dai figli; e questo perché la comunicazione affettiva di un modo di essere procede parallelamente, ma distintamente, da quella precettizia; puoi dire razionalmente ad un figlio che bere o fumare fa male, ma se quello vede che bevi e fumi, o che ne hai desiderio, il profilo di affettività prevale e quello assume che bere e fumare sono un gesto di emulazione che gradisci, e un modo per assimilarsi alla condizione adulta, benché "proibita";
e così per le nevrosi: puoi, in perfetta buona fede, essere un genitore iper-protettivo, pensare di poter guidare indefinitamente tutte le scelte dei figli, perché sei oppresso dall'ansia e, comprensibilmente, vuoi evitare loro di compiere quelli che ti sembrano errori; magari fare questo ti comporta una grandissima fatica, e questo ti rassicura, perché dici che stai facendo il tuo dovere, non sei autoindulgente e ti sacrifichi;
ma il risultato può essere disastroso, malgrado la tua buona fede; perché in questo modo comunichi svalutazione, sfiducia, aggravata dal vincolo di quel sacrificio;
in un certo senso, ti atteggi a Cristo su una croce non richiesta, per affermare comandamenti a qualcuno cui comunichi sfiducia, come le pecorelle della Chiesa, che hanno una coscienza ma è bene che seguano il Magistero invece di quella;
non è detto che sia tutto sbagliato, beninteso; mi rendo conto delle responsabilità di chi ha figli; ma, nel momento in cui vedi che in massa i giovani non si sposano, o divorziano sempre più spesso, non fanno figli, forse questa foglia di fico del peccato o dell'edonismo non spiega la circostanza;
certo, è difficile - soprattutto se si pensa di essersi sacrificati - ammettere a se stessi di aver rappresentato un modello indesiderabile di esistenza e famiglia, che non viene emulato ma respinto, e perciò si cerca un colpevole esterno, il peccato, le tentazioni della società edonistica e compagnia cantante;
ma la toppa è peggio del buco, perché così si incrementa ancora di più il distacco tra il proprio sistema di sentimenti e il naturale - questo sì, è naturale - il desiderio di vivere e conoscere, sperimentare, dei figli, che vengono privarti tout-court di una postura guida a quel desiderio, negato;
tu ti concedi il bicchierino di vov o la partita dell'Empoli senza essere un alcolizzato o un'ultrà che si scontra coi rivali perché con tutta probabilità hai ricevuto da tuo padre un imprinting equilibrato e non nevrotico su come si gestisce il desiderio di quelle esperienze, e hai potuto elaborare un tuo modo, a sua volta equilibrato, che trasmetti ai tuoi figli;
ma se ti fosse stato detto da bambino che qualsiasi alcolico è il "demonio", la bottiglia e il momento del bicchierino avrebbero assunto un carico squilibrato di significati ed investimenti, comunicazione affettiva col precettore, che sia padre in famiglia, chiesa, ecc...
e questo vale per tutto l'universo del desiderato, gli affetti, il sesso, la famiglia, il denaro e i consumi, ecc...