Il titolo di questo topic evoca quello del libro uscito recentemente e scritto dal giornalista Mario Calabresi: “La mattina dopo”, in cui narra il suo improvviso licenziamento dal quotidiano “La Repubblica”, che ha diretto dal gennaio 2016 al febbraio 2019.

A quel momento cruciale Calabresi dedica il libro, aperto anche alle esperienze altrui.

Per tutti noi c’è “il giorno dopo”, afferma il giornalista: “Sono anni che mi interrogo sul giorno dopo. Sappiamo tutti di cosa si tratta, di quel risveglio che per un istante è normale, ma subito dopo viene aggredito dal dolore”.

La prima volta, di solito, è per la fine di una storia d’amore, ai tempi della scuola, poi la vita ne ha in serbo tanti altri, per alcuni troppi. La morte di un familiare, di un amico, la perdita del lavoro, quando si commette un grave errore, una bocciatura a scuola, una clamorosa sconfitta, ecc..

C’è sempre una mattina dopo. Constatiamo che qualcosa o qualcuno che avevamo vicino da anni, e pensavamo avremmo avuto per sempre, improvvisamente non c’è più. Capita anche per la morte del proprio gatto o cane dopo anni di convivenza.

E si dà voce al silenzio, che aleggia quando finisce un’abitudine, quando si perde un’ancòra vitale, quando svanisce un progetto in cui si era tanto creduto.

Dopo la perdita o il cambiamento, e attraversato il cosiddetto “periodo di lutto” sentimentale, subentra la rassegnazione, l’accettazione dell’evento avverso e si va avanti, anche se in modo diverso da prima. C’è la cesura dal passato e comincia un “da oggi in poi”.
Prospettive e vite diverse, che hanno tutte in comune la lotta per ricominciare, a partire dalla mattina dopo.

Storie di resilienza, di capacità di affrontare e superare traumatici eventi o periodi di difficoltà con coraggio. Perché, conclude Calabresi, “il giorno dopo finisce quando i conti sono regolati, quando ti fai una ragione delle cose e puoi provare a guardare avanti, anche se quel davanti magari è molto diverso da quello che avevi immaginato”.