Possiamo considerare il “comune senso del pudore” come una sovrastruttura sociale, chiamata anche “costume” di una determinata società umana, con norme etiche o regole morali mutevoli nel tempo.

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E “buon costume” viene definito il “comune senso etico-morale” condiviso dalla collettività in un determinato periodo.

Il “buon costume” come limite individuale nei confronti degli altri è previsto in molteplici disposizioni dei codici civile e penale.

Un parziale ma interessante esempio di causa – effetto del mutare nel tempo del comune senso del pudore è rappresentato dall’evoluzione nell’ultimo secolo del costume da bagno, maschile e femminile, collegato all’inizio dalla novità dei “bagni di mare” e dei soggiorni estivi in località marine. Con i “bagni di mare e di sole” nacque la necessità delle cabine-spogliatoio e dei primi stabilimenti balneari in località come Viareggio, Forte dei Marmi, Rimini, Riccione, il Lido di Venezia, che conquistarono la notorietà perché durante l’estate quelle spiagge erano frequentate da personaggi del cinema, dello spettacolo, della media ed alta borghesia.